BRINDISI – Ben 500milioni di euro di risarcimento danni e la bonifica e il ripristino ambientale per tutti i luoghi contaminati: sono queste le richieste avanzate dall’avvocato Rosario Almiento, difensore della Provincia di Brindisi che si è costituita parte civile nel processo Enel per la dispersione delle polveri di carbone.
Già nella scorsa udienza, era stata avanzata la richiesta di condanna dei dirigenti Enel a 3 anni: oggi (22 giugno) invece è toccato al difensore della Provincia di Brindisi avanzare le proprie richieste e discuterne in Tribunale, in composizione monocratica col giudice Francesco Cacucci.
“Abbiamo ribadito la richiesta di un risarcimento da 500 milioni di euro per tutte le voci di danno che abbiamo previsto: danno di immagine, innanzitutto, per passare al danno all’agricoltura, per perdita di chance e ambientale – spiega Rosario Almiento – Abbiamo chiesto anche la condanna degli imputati e dei responsabili civili, in particolar modo di Enel Produzione: a questo, va aggiunta la richiesta di bonifica per tutti i terreni che insistono nell’area del carbonile e lungo il nastro trasportatore, che dal 200 al 2013 hanno causato la dispersione di polvere di carbone”.
Senza contare i danni per la salute dei cittadini. Non solo condanne per i vertici Enel e bonifica: Almiento ha proposto anche il ripristino ambientale dei luoghi. “Per l’area in questione è impossibile anche solo pensare un ritorno all’agricoltura, come anche vietato dal Comune di Brindisi, ma abbiamo richiesto che tutti i terreni vengano ripristinati e che avvenga la creazione di un bosco, di un’area verde con macchia mediterranea e alberi ad alto fusto”.
Una forma di compensazione e risarcimento all’ambiente, così come previsto dalla legge, per il principio del “Chi inquina, paga”.
La Provincia di Brindisi fu il primo ente ad avanzare la costituzione di parte civile nel processo contro Enel, la richiesta fu approvata dal consiglio provinciale su richiesta della giunta guidata dall’allora presidente Massimo Ferrarese.
“Nel corso dell’udienza – entra nello specifico Almiento – ho ripercorso l’iter del piano di caratterizzazione, da cui è stato riscontrato l’inquinamento dei terreni con elevate quantità di metalli pesanti: nichel, mercurio ma soprattutto arsenico, tutti presenti come accertato dalle analisi nel carbone movimentato nella centrale. Per noi, non ci sono ipotesi alternative. La bonifica e il ripristino ambientale devono essere a carico degli alti dirigenti di Enel, che devono pagare per le conseguenze delle loro azioni”.
Il processo continuerà ancora con numerose udienze, anche nel mese di luglio, in cui si alterneranno i difensori degli imputati. La sentenza è prevista per settembre.
BrindisiOggi
lo temo anch’io, ma spero che paghi per le somme richieste dagli avvocati! anche se in cuor mio spero tanto nella chiusura di quella centrale
Vogliano scommettere che l’Enel non pagherà un euro?
Puoi giurarci. Forse a molti non è chiaro che cosa sia l’Enel.E’ una specie di “stato nello stato”, un centro di potere allucinante, capace di cambiare qualsiasi situazione a suo favore, dove si intrecciano e sono in gioco interessi da far paura, e che mai subirà condanna definitiva alcuna.Che un procedimento del genere si concluda con una condanna per il “mostro” potrebbe pure accadere ( in maniera molto blanda, beninteso) qui a Brindisi, ma poi tra gli altri gradi giudizio e le divisioni corazzate di mega-avvocatoni principi del Foro , la vicenda , come dire, si “volatizzerebbe” nel nulla, nella nube cosmica che orbita ai confini del sistema solare, tra asteroidi e comete……500 milioni? Si, forse, ma di pernacchie a noi e a Brindisi tutta, da parte degli “elettrici” mammasantissimi.