Tagli alla Provincia, da luglio i dipendenti senza stipendio, Bruno: “L’Ente è fallito”

BRINDISI- Tagli alla Provincia, da luglio i dipendenti senza stipendio.

A lanciare l’allarme è lo stesso presidente dell’Ente, Maurizio Bruno: “Con i nuovi, inconcepibili tagli ai trasferimenti sferrati dal governo per il 2016, la Provincia di Brindisi può dirsi definitivamente fallita. E da luglio, nonostante tutti gli sforzi fatti in questi anni per sopravvivere ai sempre più gravosi colpi di mannaia, per risparmiare, razionalizzare e garantire un minimo di servizi, non sarà più possibile nemmeno pagare gli stipendi al personale”.

maurizio bruno presidente provinciaLa Provincia è quindi in ginocchio: “Quando ho preso visione dei numeri ho subito pensato a un refuso, a un errore. Abbiamo chiesto chiarimenti al all’Upi, e ci è stato risposto che i dati sono quelli ricevuti: nessuno sbaglio- ha detto Bruno- Con 17 milioni di euro di trasferimenti decurtati tra il taglio del 2015 e quello aggiuntivo programmato per il 2016, la Provincia di Brindisi perde in un solo anno il 150 percento dei trasferimenti. Più di chiunque altro in tutta la Regione”.

 “E’ un’ingiustizia, ma anche una discriminazione territoriale, senza precedenti, se si pensa che i tagli alle altre province pugliesi oscillano tra il 69 percento di Taranto e il 100 percento della Bat. Per anni la Provincia di Brindisi è stata tra le più virtuose d’Italia, mantenendo i conti in ordine e rispettando al massimo i soldi dei contribuenti. E cosa fa il governo? Penalizza noi più degli altri, in una “guerra tra poveri” che vede la nostra Provincia colpita mortalmente al cuore- conclude Bruno- Con un blocco di simile e colossale entità non saremo più in grado di svolgere alcuna funzione: dalla sicurezza stradale a quella nelle scuole, dai servizi sociali per i più deboli alla tutela ambientale”.

Domani, venerdì 17, il presidente della Provincia incontrerà il prefetto Annunziato Vardè, i consiglieri provinciali e i sindaci della  provincia.

BrindisiOggi

 

5 Commenti

  1. in riferimento alle mail pubblicate sopra,secondo me vi è sfuggito un piccolissimo particolare, posso essere anche favorevole alla cancellazione delle province ( anche se io abolirei le regioni )ma vi chiedo chi farà manutenzioni alle strade provinciali e alla scuole o il problema è solo rimandato alla prossima disgrazia ?????

    • La tele dice che le province non servono e quindi a meno la tele non smentisca, è tutto fiato sprecato con il popolino. Nessuno pensa più con la propria testa!

  2. Oltre alla provincia chiuderei anche i centri impiego che fanno parte di quei numerosi enti inutili che dobbiamo sostenere con le tasse ma che non funzionano.
    Probabilmente tutta questa gente capira’cosa significa non avere piu’benefici nel momento in cui sara’messa di fronte alla realta’.

  3. Certo che di tempo ne hanno avuto le province ed i sindacati per decidere, come al solito “niente” tira a campare una sistematina ci sarà sempre. Questo succede per gli statali. Non dico che fanno poco, ma non credo che bagnano di sudore gli asciugamani. Sono d’accordo con il signor Lucio De Cristofaro : ci sono tanti posti vacanti negli enti pubblici che la metà basta. Bastava trasferirli, non avrebbero perso il loro stipendio e avrebbero arrecato danno alle amministrazioni locali. Ricollocati in altri enti è una soluzione fantastica (per chi lavora per lo stato) pensa a chi lavora nel pubblico : Quando si chiude si va a casa e senza stipendio.

  4. Si decise di non decidere. Si posteciparono le risoluzioni dei problemi per demagogia e calcolo elettorale, ed ecco i risultati. Se a suo tempo ( oltre quattro anni fa) quando si decise di chiudere le province ( cosa sacrosanta), si fosse provveduto a ridistribuire il personale in quelli uffici statali con carenze di personale ( es. : tribunali), ora non si sarebbe giunti a ciò. Forse qualcuno avrebbe tirato calci sentendosi magari retrocesso: allora via, a casa. A qualcun altro sarebbe andato di traverso il sentirsi sfilare la poltrona da sotto il culo . Anche a loro un bel calcione e via a casa. Subito.Vediamo ora cosa tireranno fuori dal cilindro: sicuramente un altro papocchio assistenzialistico-parassitario che andrà a gravare sulle spalle del Paese attivo e lavoratore.

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