BRINDISI– La gente affolla la sala del cinema Andromeda, qualcuno si siede anche sulle scale non ci sono posti neanche in piedi per ascoltare il leader di Sel. Nichi Vendola a Brindisi, dove il suo partito, nonostante la folla ai comizi, non riesce ad esprimere un assessore o un consigliere di maggioranza, in una maggioranza di centrosinistra. Ma lui si, Vendola ancora una volta nel capoluogo messapico fa il pienone, è accompagnato dal capolista al Senato Dario Stefano, ci sono i candidati della provincia di Brindisi, come Tony Matarrelli in postazione eleggibile alla Camera, e Claudia Zezza in posizione interessante al Senato.
Vendola parla di povertà politica, in una campagna elettorale dove il dibattito è fermo sulle offese, e dove alcuni candidato hanno dimenticato il paese reale. “Confesso frustrazione in questa campagna elettorale per le cose che accadono nel mondo e la povertà della politica. Il gesto delle dimissioni del Papa ha avuto un valore di rifondazione. Questo deve farci riflettere. La politica deve alzare il livello culturale delle sue idee, non afferra i nodi veri”, apre così il suo intervento
Il leader di Sel chiede ai colleghi di tornare ad ascoltare la gente, ad avere un nuovo punto di vista, quello dei lavoratori e delle lavoratrici, interpretare le cose da un’altra prospettiva. “Dobbiamo ascoltare le voci della società– continua il governatore della Puglia- I problemi reali: quello del lavoro, della crisi ambientale. Le piramidi non le hanno costruite i faraoni , ma gli schiavi”.
E poi si sofferma sulle banche, un passaggio sul Monte dei Paschi di Siena, e si rivolge a Monti. “Caro Mario Monti quello che ti chiediamo è trasparenza tra i risparmiatori e le banche, affinchè quando un cittadino mette una firma su un contratto con un istituto di credito sappia a cosa va incontro, affinchè non esistano più quelle clausole, scritte in piccolo, criptiche”.
Il tema del lavoro campeggia in tutto il suo discorso, tanto da parafrasare la canzona Bella ciao, ricordando che prima dei partigiani, questa era la canzone delle mondine. E cita alcune strofe: “Il capo in piedi con il suo baston e noi curve a lavorar. Ma verrà un giorno in cui lavoreremo in libertà”. “Ma ve le immaginate voi- dice Vendola- queste donne senza televisione, e mentre lavoravano sui campi a cantare queste parole. E qui che c’è il senso e la dignità del lavoro, loro che si ammazzavano sui campi ma lavoravano e immaginavano un futuro, la libertà. E noi questo dobbiamo fare ora, lottare per il futuro”.
Lucia Portolano
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