MESAGNE – Si reca dai carabinieri per informarli riguardo al quarto furto subito in pochi anni, ma per come è vestito viene invitato a più riprese a presentarsi in abiti più decorosi.
È quanto accaduto ad un infermiere di Mesagne, Rosario Perrone: l’uomo, 46 anni, ha subito in pochi anni il quarto furto. A più riprese i ladri sono riusciti ad entrare in casa sua e a portargli via dal ninnolo più piccolo al bene più prezioso.
Questa volta, però, a ferirlo non è stata l’ennesima intromissione nella sua vita privata quanto il trattamento che avrebbe ricevuto presentandosi nella locale stazione dei carabinieri. L’uomo ha subito l’ultimo furto, in ordine di tempo, domenica scorsa (29 maggio): i ladri hanno approfittato della sua assenza prolungata per un doppio turno a lavoro. Hanno rovistato dappertutto, ma hanno portato via solo poche cose: due-tre paia di occhiali da sole e pochi monili in acciaio, riposti in una scatola.
“Quando oggi (1 giugno) sono uscito per andare a pranzare da mia madre, un vicino mi ha raccontato di aver trovato alcune foto che ritraevano me e i miei nipoti in un terreno sulla strada di campagna che conduce alla chiesetta della Misericordia – ci racconta Rosario, in un incontro nella sua casa plurisvaligiata – Sono quindi corso a vedere se quanto mi aveva raccontato corrispondesse al vero. Una volta sul posto, ho visto che in effetti erano le mie cose. A quel punto, ho chiamato i carabinieri, dove ho sporto denuncia”.
Le pattuglie sono tutte impegnate. Rosario raccoglie le foto da terra, poiché cominciava a piovere e si reca in caserma. “Volevo semplicemente raccontare di aver trovato parte della refurtiva del colpo che ho subito, e comunicare ai carabinieri quelli che per me erano elementi utili alle indagini, ma forse mi sbagliavo”.
Rosario, una volta in caserma, si è sentito umiliato. “Il carabiniere presente mi ha detto che non ero vestito in modo adeguato per entrare in una caserma, senza prestare molta attenzione a quanto avessi da dire. Mi ha detto: “Crede di essere su una spiaggia?” Non mi hanno fatto nemmeno parlare, anzi: appena provavo a dire che avevo trovato ciò che mi era stato rubato, mi dicevano che le foto non c’entravano nulla perché non ne avevo denunciato la scomparsa. Semplicemente, non ricordavo fossero lì: ci sono scatti di anni e anni fa. Mi sono sentito male, maltrattato: ero lì perché volevo essere utile e invece mi sono sentito rispondere in questo modo. Ho detto al militare che mi ero subito recato in caserma com’ero vestito: pensavo fosse più importante quanto avessi da dire e non il mio abbigliamento”.
L’infermiere indossava un pantaloncino bianco e una canotta rosa, gli stessi con cui è ritratto nelle foto. “Erano tra le pochissime cose che sono asciugate, dopo che ho lavato tutto il mio abbigliamento: sapere che degli intrusi hanno frugato tra le mie cose mi provocava disgusto”.
A quel punto, a Rosario non è rimasto che chiamare gli agenti del Commissariato di Polizia di Mesagne, che lo hanno accolto negli uffici, sebbene vestito con pantaloncini e canotta. Dopo averlo ascoltato, con una pattuglia si sono trovati sul posto del ritrovamento. “Purtroppo è servito poco ai fini delle indagini, ma almeno sono stato ascoltato e per questo ringrazio gli agenti”, ripete Rosario.
“Sono esasperato: i ladri sono entrati in casa mia per 4 volte, prima di domenica scorsa, nel maggio 2015, portando via di tutto – spiega l’uomo – La priorità di un difensore dello Stato dovrebbe essere quella di ascoltare le persone che chiedono aiuto e che a loro si rivolgono. Trovo assurdo che una persona che ha subito 4 furti debba prima pensare a cambiarsi d’abito e poi a chiedere aiuto. Avrebbero potuto dirmi lo stesso, ma in modo diverso, che il mio abbigliamento non era consono al luogo, eppure – dichiara Rosario – quando in ospedale da me arriva qualcuno che ha ferite, non sto attento a come è vestito, ma mi prodigo per migliorare le sue condizioni. E se al mio posto fosse arrivato un turista in sandali e pantaloncini per una denuncia? O una donna con una scollatura troppo ampia? Sarebbero stati invitati a vestirsi in modo più consono e a ritornare solo se in condizioni migliori?”
BrindisiOggi
Sono disgustato e schifato che chi debba tutelarci e difenderci stia a guardare come siamo vestiti!
Prima si svolgeva tale professione per senso del dovere verso il prossimo… oggi probabilmente lo si fa perché si entra a far parte di una élite! Bel senso civico!
Altra conferma sul perché ci sono le barzellette sui carabinieri
Non sapevo che per entrare in una caserma della benemerita ci si dovesse mettere in giacca e cravatta. Magari se il signor Perrone indossava un abito da sera, o meglio ancora, un frac con tanto di cilindro e bastone ( alla Fred Astaire, tanto per capirci) gli sarebbe stato concesso il grande onore di varcare la soglia della caserma. Ci faccia su una risata,signor Perrone, che è molto meglio…….
Ecco perche’esistono tante barzellette sui carabinieri.