Bonifiche, Legambiente: “Emiliano modifichi l’Accordo quadro per accelerare l’iter”

BRINDISI – Una lettera aperta al Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano perché si modifichi la delibera di Giunta (449/2016) con cui si approva la bozza di “Accordo di Programma Quadro” e si destinano, per gli interventi nell’area SIN (Sito di Interesse Nazionale per la bonifica) di Brindisi, i 25 milioni di euro rivenienti dalla delibera CIPE n. 66/2015.

“Avanziamo questa richiesta – scrivono i coordinatori di Legambiente Nicola Anelli, Doretto Marinzzo e Fabio Mitrotti – perché si ottenga, in meno di un anno, la disponibilità agli usi consentiti di ben 678 ettari di terreni della zona industriale che, caratterizzati dal Consorzio ASI con fondi pubblici, hanno evidenziato la “presunta contaminazione” di solo su 91 “punti di indagine”.

Legambiente fa sapere che il documento tecnico elaborato dal Consorzio ASI e relativo alla descrizione analitica degli interventi, cronoprogramma d’attuazione e cronopro-gramma di spesa, per i richiamati 25 milioni di euro riporta che, con fondi pubblici, sono stati caratterizzati ben 583 ettari di “terreni privati” definiti come di “interesse pubblico” e solo 95 ettari di terreni di “proprietà pubblica”.  “A molti dei proprietari “privati” di terreni nella zona industriale, non attinti dalla dizione di “interesse pubblico” e quindi costretti a pagare di tasca propria la “caratterizzazione chimica”, verrà da chiedersi quali siano le motivazioni che hanno indotto il Consorzio ASI a qualificare lo “interesse pubblico”. Inoltre, questo “interesse pubblico” su terreni dei beneficiati privati cittadini, coincide con quello del Comune?”.

Legambiente chiede al Presidente Emiliano di evitare lungaggini proposte dal Consorzio ASI e relative alla realizzazione di ulteriori indagini, relazioni, modellazioni e progettazioni per effettuare le così dette “Analisi di Rischio” sito specifiche che costituirebbero un’inutile procedura, perché “sui punti “contaminati” si dovrà successivamente intervenire effettuando la “bonifica” con “messa in sicurezza definitiva”.

“Per quale motivo – si chiedono – visto che la normativa sul caso non è rigida, aspettare ancora 2-2,5 anni per effettuare le “Analisi di Rischio” e non intervenire subito con la “bonifica” dei soli 91 punti visto che questa rappresenta la fase successiva alla “Analisi di Rischio”?” Una bonifica da effettuare, peraltro, mediante la procedura consolidata dell’asportazione del terreno, conferimento a discarica della porzione contaminata e ripristino dello scavo con terreno non contaminato.

“Questo sarebbe il modo più rapido per ottenere la restituzione agli usi legittimi di ben 678 ettari di terreni della zona industriale e permette alla Provincia di validare la “bonifica-messa in sicurezza permanente”, senza alcun ulteriore intervento e lungaggine temporale da parte del Ministero dell’Ambiente. Abbiamo difficoltà a comprendere per quale motivo questa soluzione non sia stata ancora avanzata dall’Associazione degli industriali, dai Sindacati, ecc. evitando con ciò i continui piagnistei in merito al mancato sviluppo della zona industriale”.

L’associazione avanza alcune domande. “Si chiedano per quale motivo il Consorzio ASI, pur avendo iniziato (con fondi pubblici) le caratterizzazioni chimiche nel 2003, non ha completato subito la procedura di “Analisi di rischio” e successiva “bonifica” sui suoli pubblici (ben 95 ettari), quale primo atto necessario alla restituzione dei suoli agli usi consentiti, invece di allargare a dismisura e su soli di privati (ben 583 ettari) la sola caratterizzazione chimica”.

Il fatto che un tipo di proposta del genere arrivi da Legambiente, culturalmente contro l’uso indiscriminato di nuovo suolo (greenfield) privilegiando i siti già utilizzati (brownfield), apparrebbe incongruente. “L’associazione ha prospettato nell’ultimo lustro una differente “gestione” dell’area industriale, attraverso la costituzione di un’APEA (Area Produttiva Ecologicamente Attrezzata) nella quale il Comune e le aziende insediate costituirebbero il fulcro vitale della proiezione verso la “green economy”.

Nel corso dell’ultimo ventennio, Legambiente avrebbe rilevato “l’impossibilità/incapacità di proiettare la zona industriale verso interventi a bassa impronta ecologica e di sviluppare un progetto strategico in grado di vedere il Comune e le sue strutture elettivamente costituite, quale reali artefici di uno sviluppo sostenibile e capace di garantire anche la salute dei lavoratori e dei cittadini”.

Legambiente, così, ha sollecitato e sollecita il Presidente Emiliano alla modifica, solo parziale, della bozza di Accordo di Programma Quadro che, come elaborata dal Consorzio ASI nella tabella n. 4, comporterebbe, a loro dire, “la perdita di ulteriore tempo e una titolarità del Comune totalmente demandata, per accordi politici, al medesimo Consorzio ASI che, non è un Ente selettivamente costituito”.

BrindisiOggi

1 Commento

  1. Al di là del solito bla bla bla questi non sono di nessun aiuto. Mi sà tanto di battaglia politica anche la loro. Che vogliano il posto dell’ ASI?

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