INTERVENTO – In merito alla protesta contro la chiusura dell’ospedale “Melli” di San Pietro Vernotico, riceviamo e pubblichiamo un intervento a cura di Roberto Aprile, dei Cobas Brindisi.
“La lotta del Comitato di cittadini di San Pietro Vernotico a difesa del loro Ospedale è sicuramente ammirevole. Denota un encomiabile quanto raro senso di attaccamento ad una istituzione pubblica che ha contribuito per decenni a formare l’identità cittadina. Il piano di riordino ospedaliero varato dalla regione Puglia in ossequio ai dettami del Governo e della Troka (Commissione europea, FMI e BCE) prevede, con la Delibera di Giunta Regionale 29 febbraio 2016 n. 191, che nella struttura di San Pietro si allochi un non meglio precisato “Centro integrato di servizi territoriale (piano dei servizi da redigere), Presidio Territoriale di Assistenza.” In sostanza non vi sarà più attività ospedaliera. È necessario chiedersi se realisticamente l’ospedale di San Pietro sia stato in questi ultimi 15 anni e se possa diventare un ospedale nel senso moderno del termine. Una risposta ragionevole non può che essere negativa. E ciò perché gli ospedali non sono più quelli di 60 anni fa: alta tecnologia, gestione dell’emergenza e assistenza non più divisa per specialità ma per intensità di cura sono le nuove caratteristiche che richiedono un accentramento di risorse.
Un altro interrogativo d’obbligo è se tale chiusura rappresenti una perdita per la città. Ad una prima disamina una risposta ragionevole non può che essere positiva. L’assistenza ospedaliera richiede infatti più personale ed anche più forniture anche locali. Cosa si può fare perché questa perdita possa essere recuperata? Non certo tenere aperti degenze di scarsa utilità. La pneumologia ospedaliera, per fare un esempio che è stato oggetto di numerose polemiche tra medici e politici, necessita di una terapia intensiva che può trovare allocazione solo in un ambiente in cui sia presente la rianimazione. Una tale moderna pneumologia serve non solo ai cittadini di San Pietro, ma a tutti i cittadini della provincia.
Ma il Comitato di cittadini a difesa dell’Ospedale potrebbe fare molto di più. Chiedere che la fase di redazione del piano di servizio avvenga in maniera partecipata, esponendo le esigenze sanitarie del territorio di tutta la fascia sud della provincia, disegnando servizi innotaviti che diano risposte non solo formali ai cittadini ammalati e non.
Le cronache ci dicono come i servizi specialistici siano diventati inaccessibili. In questi giorni si parla delle difficoltà di accedere alle cure da parte di persone con malattia diabetica e neurologica. Dipende solo da carenze di personale? Che se ne fanno i cittadini di servizi o reparti dove per accedere, fatta eccezione per le urgenze, bisogna pagare la visita privata? Bisogna stare molto attenti a non fare lotte che finiscono solo per fare gli interessi delle corporazioni sanitarie.
Il Piano di servizio deve essere l’occasione per una sperimentazione di assistenza sanitaria pubblica, accessibile, preventiva oltre che curativa, che superi la distinzione tra ospedale e territorio. Si potrà prevedere un ospedale di comunità, con una degenza per casi a bassa intensità di cura. Si può chiedere che i medici siano organizzati per patologie in modo che le equipe professionale (medica, infermieristica) ruoti intono al paziente e non viceversa. Si inizi sperimentando nuovi modelli di assistenza magari proprio con le patologie più frequenti (diabete e malattie respiratorie). Una equipe di patologia che opera in ospedale, in ambulatorio e a casa.
Allo stesso tempo potenziare le attività di prevenzione (screening) ma anche epidemiologia, attività del dipartimento di prevenzione per i controlli delle acque e degli alimenti. In altri termini sviluppare la prevenzione in un’area in cui sono maggiori sono le ricadute delle emissioni industriali. A questo avrebbero interesse tutti i comuni della fascia sud della provincia. In tal modo la struttura sanitaria dei San Pietro Vernotico diventerebbe un presidio a tutela della salute, quella da conservare e quella da recuperare, attraverso una presenza trasversale delle equipe professionali che seguono il paziente lì dove può essere meglio curato.
Una simile scommessa può essere vinta solo se i cittadini chiederanno ed otterranno di discutere il Piano di servizio senza deleghe a tecnici o politici. Questi ultimi devono essere a servizio delle esigenze espresse dai cittadini e non delle loro clientele.
San Pietro Vernotico potrà dire ancora la sua in sanità solo se proporrà nuovi modelli di assistenza e non se si arroccherà a difenderne di vecchi e superati”.
Bobo Aprile
Cobas Brindisi
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