LATIANO – Avrebbe forzato l’alt intimatogli dai carabinieri, dando vita ad un inseguimento per diversi chilometri. E’ stato arrestato in flagranza di reato Giovanni Calò, 47enne di Latiano. Ad arrestarlo, i carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di San Vito dei Normanni, al comando del maresciallo Francesco Bavia.
L’accusa per l’uomo è di resistenza a pubblico ufficiale.
I militari erano in servizio a Latiano, per una serie di controlli alla circolazione. Intorno alle 19.30, hanno notato un uomo che viaggiava su una moto di grossa cilindrata, un’Aprilia Pegaso 650, senza casco. All’intimargli l’alt per un controllo, l’uomo avrebbe reagito aumentando la velocità della moto, cominciando a correre anche sui marciapiedi e contromano.
Ai militari non è rimasto che iniziare un inseguimento della Pegaso, che si è protratto per circa 7 chilometri: una guida spavalda e incurante delle norme del codice della strada, quella che sarebbe stata messa in atto da Calò, mettendo a rischio la gente che a quell’ora era ancora in giro per la città.
La moto è stata inseguita sino a contrada Fieo, in una zona di campagna tra Oria e Latiano. Il motociclista, forse convinto di non poter essere seguito dalla pattuglia, ha proseguito in un uliveto. L’auto dei carabinieri ha però continuato l’inseguimento anche nell’appezzamento agricolo, finché l’uomo non ha abbandonato la moto accanto ad un casolare per tentare di scavalcare la recinzione del terreno. Un tentativo vano, poiché l’uomo sarebbe rimasto impigliato in un paletto che sosteneva al rete. I carabinieri lo hanno quindi raggiunto e arrestato. Mentre provavano a liberarlo dalla rete in cui era rimasto impigliato, Calò avrebbe anche scalciato, colpendo alal testa e al volto uno dei due carabinieri. Soccorso sul posto da un’autoambulanza del 118, il militare avrebbe riportato solo lievi contusioni.
L’uomo, senza documenti, è stato poi identificato come Giovanni Calò, già noto alle forze dell’ordine. Da ulteriori controlli, è emerso che l’uomo non solo non aveva il casco, ma nemmeno la patente di guida perché mai conseguita, né aveva assicurato la moto da enduro.
Su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, per Giovanni Calò si sono aperte le porte del carcere di Brindisi.
BrindisiOggi
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