MESAGNE – Furti d’auto e razzie nei garage in giro per le province di Brindisi e Lecce, ma traditi dalle intercettazioni ambientali. Sono state quelle, a detta del vicequestore Rosalba Cotardo, a capo del commissariato di Mesagne, a fornire elementi utili alle indagini e a indirizzare quei colpi verso i 4 arrestati del 9 febbraio scorso mentre rubavano un’auto a Porto Cesareo: il 28enne oritano Fabio Iurlaro con il suo concittadino 26enne Valerio Mingolla, il 34enne Alessandro Carone e Gianluca Rubino, 25 anni, entrambi di Mesagne.
Spavaldi e fieri di quanto avrebbero fatto, i componenti della banda dell’auto. “Dove passiamo non cresce più erba”, “Qua abbiamo preso l’Opel corsa …”, “Qua prendemmo la 500 antica”, “L’Opel Corsa qua ué Fa’…”, Tutte frasi pronunciate passando dinanzi a luoghi in cui i 4, da oggi ai domiciliari tranne Iurlaro, condotto in carcere, avrebbero trafugato auto e altra refurtiva. “Noi dobbiamo andare da dove abbiamo preso la Punto celestina, da dove dobbiamo andare?”
Non solo. Alcune frase captate dagli agenti del commissariato di polizia di Mesagne farebbero supporre anche altro. Le intercettazioni ambientali avrebbero consentito agli agenti di venire a conoscenza di colpi presumibilmente messi a segno dal sodalizio ma ancora sconosciuti agli investigatori.
– “… Se a noi ci avessero preso con quella Delta che tenevamo penso che ci davano l’ergastolo…”
– “Che la Giulietta noni? Pure con la Ypsilon”.
Oppure, coscienti del pericolo corso dall’essere ripresi da occhi elettronici, tra di loro avrebbero commentato: “L’ergastolo ci davano con quelle macchine, a quante parti ci hanno ripresi …”.
Da quanto in possesso agli investigatori, quella formata da Iurlaro, Mingolla, Carone e Rubino sarebbe un’organizzazione criminale stabile. Con mezzi necessari per perpetrare i furti (come centraline, arnesi per lo scasso e ricetrasmittenti per eludere le intercettazioni) e con ostinazione: dopo aver atteso che la vittima si allontanasse, avrebbero agito, portando via auto o altra refurtiva, o avrebbero usato le proprie vetture per spingere quelle da rubare, allontanandole dal posto in cui si trovavano per aprirle con comodità. Un sodalizio considerato prolifico: secondo la ricostruzione degli agenti, in pochissimi giorni sarebbero stati consumati e tentati numerosi furti, senza contare che dalle intercettazioni ambientali emergerebbe il furto di altre, numerosissime vetture.
Furti che sarebbero avvenuti su commissione. “La Multipla devo prendere … la dobbiamo prendere per forza…”; “Una Evo dobbiamo fare raga’, la Evo a quello devo fare”, “… Oltre alla Evo dobbiamo prendere motoseghe, soffiatore …”.
Un sistema ben articolato, che sarebbe basato sul “Chiedi e io rubo”, per auto e oggetti da trafugare e rimettere sul mercato: è al vaglio della magistratura la posizione di alcuni ricettatori della provincia di Taranto, dove è stata rinvenuta la Ford Kuga e tanti altri pezzi di ricambi di auto di provenienza illecita.
Secondo quanto ascoltato tramite le intercettazioni, ad occuparsi della spartizione del profitto illecito sarebbe stato Iurlaro, che avrebbe curato i rapporti con i committenti: “Mi ha dato 1000 e 2 più 1000 mi ha dato 2200 Euro mancano 1900 … altre 2000 Euro”, “Vi ho portato 800 euro per dividerveli, però vi devo dare 250 euro ciascuno”, “Li tengo a casa i soldi, li sto raccogliendo poi sabato li dividiamo”.
“Le intercettazioni ambientali sono un abilissimo strumento, forse il più utile tra i tecnologici a nostra disposizione, perché – dichiara la vicequestore – ci consentono di acquisire vere e proprie ammissioni di responsabilità da parte dei sospettati. Grazie a quelle, abbiamo saputo dove poter acquisire le immagini filmate dalle telecamere. Questa banda – ricorda la Cotardo – per comunicare utilizzava delle ricetrasmittenti, per non farsi scoprire. La tecnologia è utile, se messa a frutto nel modo giusto”.
Le telecamere, in questo caso, avrebbero ripreso a Mesagne il furto dell’Audi A4 station wagon bianca, trafugata da un garage dopo aver ottenuto il telecomando della rimessa da un’altra vettura. Ancor più utili, le intercettazioni.
BrindisiOggi
Signora Lucia… perché crede che questi personaggi al suo pari siano capace di lavorare nei campi? No! si sbaglia se crede questo.
Esatto, sig.Galluzzo: concordo con lei. Bisognerebbe ritornare alla buona e vecchia pratica dei LAVORI FORZATI. 5 annetti a lavorare di vanga e zappa per 8-9 ore al giorno, che ci sia sole o pioggia, che faccia caldo o gelo.E GRATIS, per dare una mano all’agricoltura. Si eliminerebbe il problema del caporalato e dello sfruttamento dei clandestini ( che, messi su un aereo o nave, via, di corsa a casa loro, da dove sono venuti), si eliminerebbe la ruberia delle cooperative ed onlus che RUBANO a mansalva sull’assistenza ai clandestini e profughi ( o presunti tali), e si RECUPEREREBBERO un bel po’ di giovani che stavano sulla cattiva strada. 5 annetti a crepare sotto il sole fanno rinsavire,…perbacco se non fanno rinsavire. Ed ora il solito str…zo mi chiami pure reazionario e cattivista: non me ne fotte nulla.
Personalmente mi ritengo una vittima di questo sistema, ho avuto negli anni diverse vetture che sicuramente hanno fatto questa fine.
Ora mi chiedo, a quanto può ammontare una pena esemplare per questi soggetti….
Uscire di casa e non trovare la propria macchina, (magari anche unica comprata con sangue e sudore) è Una esperienza da non far provare a nessuno, mi chiedo allora la pena, potrà mai essere computata in qualche anno di arresto domiciliare, oppure questi personaggi devono essere costretti a fare lavori umili, svegliandosi la mattina alle 04,0 per andare a lavorare di campi…..