MESAGNE – Il Comune di Mesagne taglia i fondi all’assistenza domiciliare per i disabili gravi e ridotto drasticamente il servizio, comunicandolo ai diretti interessati da un giorno all’altro. Si aggrava così una già pesante situazione per le famiglie, che si sentono sempre più sole nella cura e nelle pratiche quotidiane di assistenza ai propri figli. Una lotta che giorno dopo giorno le sfianca, alla ricerca di far rispettare un diritto che sembra essere diventato un optional. E le famiglie sono pronte a presentare un esposto alla Procura della Repubblica perché si effettuino le dovute verifiche su Comune e Asl.
“Tutto questo ci sta distruggendo moralmente – ci racconta una delle mamme sul piede di guerra – come se non bastasse quello che ogni giorno viviamo, ora ci fanno fare anche la guerra, per avere un diritto che spetta ai nostri figli”. Ad alcune famiglie il servizio è stato ridotto, in altri casi tagliato completamente. “Sono talmente delusa e arrabbiata per come vengono trattati i nostri figli – si sfoga un’altra mamma – Le persone con disabilità grave hanno bisogno di assistenza ogni giorno e le famiglie devono essere aiutate dal proprio comune e dal sindaco che ci rappresenta: un primo cittadino che abbandona i più deboli non è degno di rappresentare i propri cittadini”.
Attraverso la pagina istituzionale su Facebook, è arrivata la risposta del sindaco Pompeo Molfetta. “Alcuni cittadini assistiti dai servizi sociali hanno ricevuto l’amara sorpresa di veder ridotte le ore di assistenza domiciliare. Una decisione, dolorosa ed impopolare, che muove dalla necessità di mettere ordine ad un sistema ormai fuori controllo che ha prodotto per Mesagne un debito fuori bilancio di circa 300mila euro, originato dal consumo di un monte ore dedicato ai servizi Adi e Sad che risulta 3 volte superiore a quello preventivato”. A questo si aggiungerebbero le assunzioni e le risorse “a pioggia”, che avrebbero contribuito ai tagli odierni, oltre alle difficoltà degli enti. “La Regione tarda a mandare i soldi, i Comuni non sanno dove sbattere la testa, le cooperative battono cassa, i dipendenti lamentano di non ricevere lo stipendio da mesi e gli utenti vedono ridursi i servizi. Bisogna correre ai ripari prima di avviare la programmazione 2016 in modo da ripartire con un bilancio in equilibrio e questo purtroppo è possibile ottimizzando i servizi fino a febbraio. Finora nessuno aveva mai voluto prendere questa decisione rimandando ed aggravando il problema. Mi assumo io, insieme alla mia Giunta, questa amara responsabilità sperando che almeno mi sia fatta salva l’onestà intellettuale e mi siano risparmiate le critiche di chi in questo sistema ci ha marciato per anni. Abbiamo cercato di evitare tagli lineari tentando di salvaguardare le situazioni più difficili. E’ possibile tuttavia che vi siano stati degli errori che provvederemo a correggere”.
Alle famiglie, un messaggio su un social network non basta più. “Nessuno mai è venuto a controllare come vivono i nostri figli, per rendersi conto con mano di quanto sia indispensabile l’assistenza. I soldi per i mercatini di Natale ci sono, ma per i nostri ragazzi no, non possono andarci dato che abbiamo difficoltà a consentire loro la normalità. Siamo stanchi di sentirci cittadini di serie B, in campagna elettorale hanno aumentato il monte ore per ogni famiglia perché arrivavano i fondi Pac, oggi lo azzerano o riducono e ci dicono che erano destinati solo agli ultra 65enni. Di una superficialità assoluta. Non si scherza con la vita dei nostri figli, e nemmeno con noi. Siamo pronti a fare la guerra”.
A.P.
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