BRINDISI- Mentre gli sportelli antiviolenza elencano i numeri neri della violenza contro le donne, nelle stesse ore, nella stessa giornata mondiale contro i maltrattamenti alle donne, un’avvocatessa di San Donaci viene ammazzata dal marito con un fucilata nella loro casa di Perugia. Questa è la realtà, e non c’è distinzione di ceti sociali, di grado di istruzione e di possibilità economica. La persona violenta può avere il volto di un professionista affermato, di un dipendente pubblico, di un operaio o di un disoccupato. Sono 38 i casi affrontati dalla sportello antiviolenza dell’associazione brindisina Io Donna. Sono state 38 le donne che quest’anno si sono rivolte agli operatori del centro. Secondo un’analisi di questi dati quasi la metà vive in città e la restante parte viene dalla provincia di Brindisi. Si tratta nella quasi totalità di donne italiane (36 e 2 straniere) che hanno denunciato forme multiple di violenza: fisica (25 donne); psicologica (28); economica (10); stalking (9); violenza sessuale (2). Tutte le violenze si sono verificate nelle relazioni d’intimità ad opera di partner ed ex-partner. Le fasce d’età più rappresentative vanno dai 30 ai 40 anni (9 donne) e dai 40 ai 50 anni (19).
“Le forme di violenza psicologica sono le più frequenti- spiega Emanuela Coppola psicologa del centro antiviolenza- che si manifestano in diverso modo: le donne vengono controllate, minacciate, si cerca di farle sentire inadeguate. Le violenze sono perpetrate da soggetti trasversali non c’è un’identificazione. Abbiamo casi di professionisti che hanno anche un certo prestigio, impiegati di enti pubblici e operai.”
Il centro che conta quattro operatori in tutto cerca di fornire sostegno psicologico e legale a queste donne vittime molto spesso di uomini che loro dicono di amare, in un contesto contraddittorio dove la persona che hai amato diventa il tuo aguzzino. “All’inizio quando vengono- aggiunge la psicologa- sono chiuse ma già il fatto di essere venute dimostrano un’apertura significativa. Qui si crea il legame di fiducia. Loro hanno bisogno di essere ascoltate, credute perché molto spesso gli uomini violenti sono quelli che all’esterno assumono comportamenti impeccabili. E la donna appare come colei che provoca.”
Donne coraggiose che riescono a dire basta ai soprusi, che riescono a raccontarsi. A volte la presenza dei figli blocca la donna in questa ricerca di aiuto, in altri invece, come è accaduto lo scorso anno in una scuola, è stato proprio un ragazzo di 17 anni a dire a sua madre di rivolgersi al centro. “E’ accaduto un po’ di tempo fa- racconta Emanuela Coppola- eravamo in una scuola per parlare contro la violenza sulle donne, avevamo lasciato i nostri biglietti. Poi una mamma ci ha contattato dicendoci che era stato suo figlio a consigliarla di farlo.”
L’associazione Io Donna con sacrifici nella giornata di oggi ha inaugurato la nuova sede in via Torpisana 98, starà qui un anno, poi cercherà una struttura pubblica per essere ospitata perché i soldi dell’affitto vorrebbe indirizzarli per l’adozione di servizi per le donne. Perché non basta solo il coraggio per poter continuare a vivere, con figli piccoli, e a volte senza un lavoro e con i pregiudizi della gente.
Lucia Portolano
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