L’INTERVISTA– Ha iniziato il suo Ministero Episcopale , nella nostra Diocesi di Brindisi Ostuni, nel gennaio 2013.
Domenico Caliandro uomo di profonda cultura ed umanità straordinaria, già Vescovo delle Diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca e successivamente di quella di Nardò-Gallipoli, fu ordinato sacerdote nel lontano 1971.
Con grande disponibilità, senza indugiare un solo istante, ha accettato il nostro invito a parlare ai nostri microfoni.
Com’è nata la sua vocazione sacerdotale?
Sin da quando ero bambino, ero innamorato del mio parroco, volevo dire la Santa Messa come lui.
Desideravo andare a studiare in seminario, ho dovuto superare le iniziali titubanze di mio padre, poi, intorno ai vent’anni, ho compiuto la scelta definitiva : dopo la maturità ho intrapreso con decisione e consapevolezza il mio cammino.
Proviamo a tracciare un bilancio dei suoi primi tre anni di Ministero nella nostra Arcidiocesi.
Ho cercato innanzitutto di conoscere bene tutti i nostri sacerdoti, tutti i preti che operano nelle varie parrocchie, cercando di infondere nuova vitalità, rinnovato slancio ed interesse, anche dal punto di vista dello studio, della conoscenza, per innalzare sempre di più il livello culturale complessivo del Presbiterio.
Al di là dei formalismi, del cerimoniale, come sono i rapporti con le Istituzioni locali?
C’è rispetto reciproco, ci rivolgiamo allo stesso popolo, viviamo nella stessa realtà.
Anche se, in tutta franchezza, non c’è un grande confronto sulle tematiche e sui problemi del nostro territorio.
Non posso negare la differenza che c’era quando esercitavo, in passato, le mie funzioni nei diversi comuni salentini, dove percepivo molti più stimoli e sollecitazioni.
Dico spesso ai nostri giovani che bisogna riscoprire il valore della partecipazione , rivolgo loro l’esortazione ad amare di più la nostra Brindisi, la nostra Provincia.
Almeno con loro, il dialogo è sempre vivo e costante.
Un dato è innegabile :nella nostra Brindisi la povertà e la miseria dilagano, molta gente soffre.
E’ verissimo! Se chiudessimo le parrocchie, spazi di accoglienza ed aiuto, sarebbe un dramma.
Tante persone non saprebbero a chi rivolgersi.
Pensiamo alla Caritas, alla mensa dei poveri . ogni giorno doniamo oltre 280 pasti caldi, molti li portano addirittura a casa, perchè si vergognano.
Già perchè, oltre agli stranieri, abbiamo tante famiglie brindisine che si rivolgono a noi, persone che hanno perso il lavoro, sono cadute in disgrazia, tutto ciò è avvilente e mortificante.
Offriamo anche, grazie ai nostri meravigliosi volontari, assistenza medica, sanitaria, legale, ma, certamente, non possiamo provvedere a tutto.
La parrocchia di S. Vito, al quartiere commenda, ha realizzato due alloggi per ospitare temporaneamente, alcuni senza tetto e fissa dimora.
Grazie ad un lascito consistente di un benefattore , la Caritas sta realizzando dei locali in grado di sistemare 12 posti letto.
Abbiamo a Brindisi anche il Seminario Arcivescovile Benedetto XVI che rappresenta un motivo di vanto ed orgoglio per tutta la Diocesi.
Indubbiamente, oltre ad ospitare l’importante Istituto Superiore di Scienze religiose, che è un’eccellenza nella nostra regione e, non solo in Puglia, rappresenta un luogo di incontro, uno spazio, con una grande e funzionale sala conferenze, a disposizione delle tante associazioni presenti nella nostra provincia.
Viviamo un periodo di grande preoccupazione, di tristezza e dolore per quanto è accaduto in Francia, per i tanti drammi sociali che si vivono quotidianamente nelle nostre contrade.
Vuole lanciare una parola di speranza, anche in previsione delle Festività Natalizie , ai cittadini , ai fedeli della nostra Diocesi?
Dobbiamo riscoprire i valori della compassione, dell’umanità, della tolleranza, del dialogo.
Con gli egoismi e le chiusure mentali non si va da nessuna parte.
Si devono realizzare ponti, non steccati e barriere, questo è l’invito ed il messaggio che ci rivolge quotidianamente il nostro Santo Padre.
Brindisi, in particolare, deve ritornare a vivere i fondamenti delle relazioni umane.
C’è molto egoismo in giro, la solidarietà deve essere un principio vissuto e praticato , deve essere un obiettivo ed una priorità perseguita a tutti i livelli.
Questo è un dovere non solo per la Chiesa.
Chi può deve fare, chi ha il dovere di fare, non si può sottrarre.
Mi auguro che l’invito al confronto, lanciato attraverso questa testata giornalistica, venga non solo accolto, ma, addirittura rilanciato e fatto proprio, da altri autorevoli esponenti Istituzionali e politici della nostra Provincia.
La mia è una testimonianza, un appello accorato, un sentimento che vorrei condividere con chi ha strumenti e possibilità per agire.
La situazione è grave, la sofferenza è palpabile.
L’augurio che rivolgo a tutti noi è di riprendere insieme il cammino della speranza.
Francesco Buongiorno
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