Questione ambientale, gli studenti del “Simone-Durano” si confrontano sul docufilm “Il giorno che verrà”

BRINDISI – Gli studenti del Liceo “Durano – Simone”di Brindisi, durante l’ultima assemblea d’istituto, hanno visto presso il cinema Andromeda il docufilm del 2013 del regista brindisino Simone Salvemini “Il giorno che verrà”, con il quale hanno anche discusso sulle tematiche ambientali in terra di Brindisi e sull’impegno civile, insieme a due dei protagonisti del documentario, Gianni delle Gemme e Pierpaolo Petrosillo.

I giovanissimi studenti si sono confrontati con una realtà vissuta quotidianamente ma della qualassemblea istituto durano brindisi salveminie, in alcuni casi, non si conosceva la crescita. La visione del docufilm ha potuto dare, quindi, agli studenti, l’opportunità di scoprirsi come generazione attiva, anche per quanto attiene l’impegno e la conoscenza della questione ambientale brindisina.

Brindisi è una città che può fregiarsi di un glorioso passato, ma che non può dirsi altrettanto fortunata nel presente, secondo i giovani studenti. “La sua economia si fondava su un’agricoltura in gran parte arretrata, su un porto che aveva perduto, con la fine della Guerra, molta della sua importanza e dei suoi traffici. Neppur l’ombra di un’industria degna di questo nome, e un carico di disoccupati che nel 1959 raggiungeva i 15.000 abitanti, pari ad un decimo della popolazione, erano le stigmate di questa depressione brindisina. Allo sbocco storico della favolosa Via Appia, sonnecchiava una città senza respiro”, descrive così la città una voce fuoricampo in un vecchio documentario, una terra in apparenza senza alcun futuro.

Gli studenti hanno analizzato il docufilm, i cui primi minuti, cupi, lasciano lo spazio a musica e sinfonia leggeri, che preannunciano quella che sembrava essere la “redenzione” di Brindisi, l’arrivo del più grande stabilimento petrolchimico d’Italia, la Montecatini. Un investimento da 120mila miliardi di lire, con cui a pochi chilometri di Brindisi si sarebbero prodotti di lì a poco innumerevoli prodotti in plastica. Sul momento, una speranza per un territorio, delle quali non si conoscevano i risvolti negativi, guidati dalla voglia di un avvenire per riscattarsi da un passato di povertà.

Per i ragazzi, mentre il mondo degli anni ’60 si affrancava dal colonialismo europeo, la città di Brindisi sembrava legarsi a doppio nodo ad un nuovo tipo di colonialismo.

“Il documentario si apre con un contrasto tra il filmato Rai degli anni ’60 e i dati statistici, che mettono in risalto come nel brindisino tumori e malformazioni siano molto al di sopra non solo della media italiana, ma europea. Ben altre cose prodotte con le polveri “miracolose”, oltre alla plastica -hanno dichiarato alcuni studenti -Non solo danni incalcolabili alla popolazione, ma anche al territorio: Brindisi era una città che viveva delle ricchezze offerte dal mare, e che ha visto convertire la propria economia incentrata sul porto in una, di fatto, industriale”.

BrindisiOggi

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