BRINDISI- Mangiare carni lavorate, salumi, insaccati e carne rossa può causare il cancro, lo ha detto qualche giorno fa l’Organizzazione mondiale della Sanità, in particolar modo l’Iarc, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, che fa parte dell’Oms. Secondo gli studi ci sarebbe un legame tra una dieta che comprende le proteine animali e il cancro.
Messa così in discussione l’alimentazione degli italiani che hanno fatto ormai della carne e degli insaccati il loro piatto quotidiano, con un altissimo consumo. Ma una parte degli oncologi chiede di non demonizzare il consumo degli alimenti oggi messi alla gogna. Piuttosto è una questione di quantità e qualità. Da queste parti, ormai da anni va avanti la scuola di pensiero che chiede l’adozione della dieta mediterranea, come prevenzione delle malattie e in particolar modo del cancro. Tra gli oncologi che diffondono nel mondo i benefici del ritorno alla dieta mediterranea dei nostri nonni vi è il professor Saverio Cinieri, direttore del reparto di Oncologia medica dell’ospedale Perrino di Brindisi, e tesoriere dell’associazione nazionale italiana di oncologia medica (Aiom).
Dottor Cinieri ritiene che le salsicce, la carne rossa possono causare il cancro?
“Che ci fosse un alto consumo di questi alimenti noi lo sapevamo già. Sono dati che conoscevamo. E sono d’accordo con il presidente di Slow food quando dice che potrebbe essere arrivato il punto per un ripensamento globale di quello che mangiamo. Dobbiamo tornare tutti alla dieta mediterranea dei nostri nonni. Mangiare meno e mangiare meglio.”
La carne rossa si può mangiare secondo lei?
“Non bisogna demonizzare nessun alimento. La carne rossa, come i prosciutti può essere mangiata due volte alla settimana. Bisogna però saperla anche cucinare, non bruciarla completamente ai carboni. La carne rossa contiene ferro, di cui il corpo ha bisogno e non può essere sostituita solo con gli spinaci. Dobbiamo imparare a magiare, a mangiare bene. Non fidarci delle cose che costano poco. Della carne, così come dell’olio d’oliva o del vino.”
Quindi i poveri sono quelli più esposti?
“Assolutamente no. Anche chi non ha disponibilità economiche può mangiare genuino . Così come accadeva in passato.”
Si può paragonare l’influenza della carne rossa o lavorata sui tumori come il fumo e l’alcool?
“Non c’è alcun paragone, vi è un enorme differenza nei dati sui morti per cancro per esposizione a sostanze. Il rischio per il tabacco è di 100mila morti su un milione, per alcool di 600mila, per inquinanti di 200 mila e carni lavorate e rossa di 10mila (qualora ci fosse un alto consumo). Basti pensare che in Argentina dove la carne è il piatto principale non c’è un’alta incidenza di tumori.”
Lucia Portolano
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