SALENTO- C’è un giornalismo di cui esseri fieri. Gente che ci mette la faccia e la sua quotidianità per raccontare storie che a volte è scomodo far sapere. Si chiama giornalismo d’inchiesta. Ed il Salento, che abbraccia Brindisi, Lecce e Taranto, fortunatamente è ricco di questi giornalisti. Vi raccontiamo questo perché in pochi giorni tre firme di questa terra hanno ottenuto due importanti riconoscimenti. Marilù Mastrogiovanni (direttora del Tacco d’Italia), una delle autrici del libro “Io non taccio. L’Italia dell’informazione che dà fastidio”, insieme ad altri sette colleghi di diverse località italiane, andrà a ritirare il premio nazionale Paolo Borsellino.
Mentre sabato sera Tiziana Colluto (giornalista di Telerama) e Stefano Martella (giornalista di Quotidiano) hanno vinto il premio Michele Frascaro dedicato al giornalismo d’inchiesta. Tiziana Colluto vince con un servizio sulla discarica fantasma di Alessano, e Stefano Martella con “Barocco a luci rosse. Sesso e prostituzione a Lecce” . Al premio avevano partecipato 30 giornalisti. Un numero che fa inorgoglire un settore che troppo spesso appare appiattito e a gettone.
Questi solo alcuni nomi, ma se ne possono citare tanti altri, come Danilo Lupo (ex direttore di Telerama, oggi giornalista di la7) vincitore del premio internazionale Ilaria Alpi, e del premio Maurizio Rampino e Michele Campione. Poi ci sono tutti quei giornalisti che non hanno ancora collezionato premi, ma che operano quotidianamente in questa terra per scoperchiare pentole di acqua bollente. Giornalisti molto spesso precari.
Il giornalismo d’inchiesta in Italia quindi esiste ancora ma corre su un terreno minato. Così come si racconta nel libro Io non taccio. Gli autori, otto giornalisti, descrivono in prima persona le minacce e le intimidazioni subite a causa di inchieste coraggiose, che senza censure pubblicano verità spesso inconfessabili. Atteggiamenti che mettono a rischio uno dei diritti fondamentali della democrazia – la libertà d’informazione. Le minacce molto spesso non arrivano solo dalla criminalità organizzata, ma anche da chi, istituzionalmente, dovrebbe tutelarne il corretto esercizio.
Il premio nazionale Paolo Borsellino è stato istituito nel 1992 da Antonino Caponnetto ed intende testimoniare ammirazione, gratitudine ed affetto a quelle personalità italiane che hanno offerto una testimonianza d’impegno, di coerenza e di coraggio particolarmente significativa nella propria azione sociale e politica contro la violenza e l’ingiustizia, ed in modo particolare per l’impegno profuso in difesa e per la promozione dei valori della libertà, della democrazia e della legalità
Marilù Mastrogiovanni “racconta 12 anni di vessazioni, querele temerarie, tutte vinte in giudizio, minacce di morte, furti e danneggiamenti subiti alla sua abitazione e alla sede del giornale. “Ma più di tutto, ha detto, è l’isolamento il peggiore dei pericoli che ho dovuto affrontare”.
Nel libro la giornalista ringrazia anche tre brindisini, il giornalista, suo suocero Adofo Maffei, che le ha trasmesso, come lei stessa dice, la passione per la cronaca nera e giudiziaria ed è stato suo punto di riferimento nel lavoro insegnandole a tenere la barra dritta sulla deontologia professionale. Insieme a lui Mastrogiovanni cita l’avvocato Roberto Fusco suo difensore nella causa civile intentata dall’editore Paolo Pagliaro che le ha chiesto un risarcimento da 260mila euro, e l’avvocato penalista Massimo Manfreda che l’ha difesa in sede penale vincendo in primo e secondo grado con formula piena.
Queste storie ve le abbiamo volute raccontare. Perchè il loro lavoro è la forza di questa democrazia.
BrindisiOggi
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