Tounée greca per la Scuola d’arte drammatica della Puglia Talìa, in scena “Mio Fratello”

ATENE- È partita la tournée greca della Scuola d’arte drammatica della Puglia Talìa, con sede a Brindisi e diretta da Maurizio Ciccolella. Lo spettacolo “Mio fratello” è stato selezionato dal Teatro Pubblico Pugliese per il programma di internazionalizzazione della scena teatrale e coreutica pugliese 2015.

Il progetto rientra nell’ambito del FSC 2007-2013 – APQ Rafforzato “Beni e attività culturali”. La regia è dello stesso direttore Ciccolella, mentre la sceneggiatura è stata scritta da Anna Piscopo, ex allieva della scuola ora all’accademia nazionale d’arte drammatica Silvio D’Amico. Gli artisti sono giunti ieri ad Atene dove metteranno in scena lo spettacolo per per alcuni giorni. Dopo la selezione al Festival internazionale delle scuole di recitazione a Rijeka (Croazia), l’ultima produzione Mòtumus-Talìa supera nuovamente i confini nazionali e arriva nella penisola Greca per rimanervi fino al prossimo 11 ottobre.

Mio Fratello nasce dalla voglia di esplorare l’universalità del tema famigliare e delle patologie relazionali che qualificano da sempre e per sempre la famiglia in termini di sistema sociale. Siamo partiti dalla fiaba di Hansel e Gretel non solo per reinventare la realtà come fiaba terribile, ma anche per rintracciare l’espressione più pura dei processi psichici dell’inconscio collettivo e una rappresentazione di certi archetipi in forma chiara e concisa. Hansel e Gretel è una fiaba che parla di famiglia, di non amore, di abbandono, della crescita e dell’autonomia a volte forzata dei bambini. Lo spunto narrativo è quindi offerto dai Grimm, ma la fiaba, pur rimanendo riconoscibile, viene. Il nostro immaginario si nutre di una vorticosa commistione di famiglie infelici e di atroci delitti famigliari da prima pagina di giornale, di consumi nevroticamente rassicuranti e minacce sempre più angoscianti: la crisi economica, il disastro ecologico, la catastrofe climatica, la povertà, la solitudine.

Gli anti-eroi protagonisti della nostra storia vivono il legame schizofrenico proprio del mondo contemporaneo che li vuole insieme felici e angosciati, rivelando la loro colpevole inadeguatezza alla realtà e mettendo a nudo la tragedia comune della solitudine, dell’infelicità, dell’impossibilità di mostrarsi all’altezza delle aspettative del mondo. Forse è per questo che decidono di chiudersi in una casa di marzapane ormai ridotta a discarica: per ricongiungersi ad uno stato edenico, all’eco di una felicità illusoria nel quale amore e condivisione possono essere vissuti senza contraddizioni e conflitti. Il loro è soprattutto un gioco d’amore in cui i legami famigliari e sentimentali si ingarbugliano in modo morboso e intricato. La tragedia del presente è la distanza che separa i protagonisti da questo stato di grazia: da una parte c’è il paradiso del sogno infantile, dell’amore corrisposto, delle promesse dei media e dall’altra la violenza della realtà, il suo squallore, la sua sporcizia, la sua penuria materiale.

BrindisiOggi

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