“Problemi ambientali? Non sono utili i giudizi ma solo azioni adeguate”

INTERVENTO/Spesso mi chiedo, vivendo con passione le vicende ambientali, politiche ed amministrative della città, se sia utile dare un giudizio globale sui fatti che avvengono, oppure sia necessario parzializzare le attenzioni sui singoli episodi; in questo ultimo caso evidenzio quanto segue.

Turbolenza nel PD che di certo non fa gli interessi della città; questi ultimi sono relativi al diritto sancito dalle elezioni di amministrare, programmare e realizzare quanto riportato nel programma;  poi che sia stato fatto bene o meno rimane nella sfera del diritto dei Cittadini che hanno sempre l’arma del voto. Oggettivamente, però, l’azione politica a volte deve essere discostata da quella più meramente amministrativa che è dominio dell’apparato comunale dirigenziale e funzionario che a volte sfugge agli indirizzi programmatici della politica.

Una positiva presa di posizione di questa amministrazione in merito al controllo ed alla riduzione delle “emissioni inquinanti”, indotte dalle grandi aziende insediate. Un’altrettanto positiva volontà di una attiva partecipazione ai processi decisionali che ricadono sul territorio (AIA, VIA, VAS, ecc.). Mi chiedo, comunque, se anche nel rispetto della normativa in essere e nei carichi di lavoro esistenti presso il comune, si potrà realmente far sentire la propria voce e non limitarsi alla “presenza” nelle Conferenze di servizi.

Mi  soddisfa la presa di posizione sulla Versalis, che continua a “fumare” e l’evidenza che l’AIA della centrale ENEL prevedesse n. 3 coperture (dome) e non solo 2 e che l’esercizio è condizionato dal rilascio dell’agibilità da parte del comune.

 Mi infastidisce l’enfasi con la quale l’ENEL dichiara l’addio alle “polveri”, come se fosse una concessione al territorio ed alla popolazione e non fosse, invece, un obbligo sancito dall’autorizzazione AIA, la stessa che permette l’esercizio della centrale. Così come mi disturba l’incongruenza con la quale ENEL esprime la disponibilità a finanziare i “filtri” per i camini di Torchiarolo, nel momento in cui, in sede di riapertura di AIA, la stessa azienda dichiara di concorrere al superamento delle concentrazioni del PM10 di Torchiarolo per solo lo 0,67 % (se non ricordo male).

A tal proposito ho l’impressione che questa generosità civica, nei confronti di Torchiarolo, congiuntamente alle posizioni dell’attuale amministrazione e della Regione, sia artata in modo tale da presentare all’udienza definitiva del Consiglio di Stato del prossimo febbraio, un quadro di attività fatte, tali da evitare la VAS (Valutazione Ambientale Strategica) e  richiesta dalla precedente amministrazione comunale di Torchiarolo per approfondire l’origine della contaminazione da PM10.

Mi preoccupa molto e mi mortifica, da cittadino e tecnico, la situazione relativa del ciclo dei rifiuti ed in particolare alla recente evoluzione in merito alla richiesta di commissariamento dell’OGA. Perché ciò? Per volontà tecniche difformi da quelle politiche? Per condizionamenti connessi alle vicende giudiziarie?

Mi preoccupa lo scenario che oggi si presenta per l’immediato futuro sul ciclo dei rifiuti e le ricadute sulla “tassi dei rifiuti” (TA.RI.) che, ob torto collo, pendono sulla popolazione che, nel qual caso, subisce passivamente.

E’ inutile andare a ruminare responsabilità sulla gestione degli impianti, resta il fatto che si è perso molto tempo e che alla situazione attuale non si doveva giungere se:

  • per la discarica: invece di perdere tempo e denaro pubblico con incarichi affidati sempre alla valutazione dell’andamento della falda, noto già dal 1998 con la relazione idrogeologica allegata al progetto, si fossero attivate le procedure di “messa in sicurezza”, si fosse realizzato l’impianto di trattamento del percolato (previsto in progetto), si fosse utilizzato un impianto mobile (in fitto e/o acquistato) per il trattamento delle acque meteoriche e/o dello stesso percolato, si fosse …… ecc.
  • per l’impianto di CSS, si fosse ridotta a “monte”e con una forte azione di sensibiliz-zazione della popolazione, la raccolta selezionata dello “umido” e l’invito a non conferire nel RSU (tal quale) componenti vegetali; si fossero utilizzate soluzioni integrative alla “biostabilizzazione” dell’impianto, in considerazione del fatto che l’impianto di compostaggio di Via Pandi possiede le volumetrie ed i mezzi (34 celle + risvoltatrice + insufflaggio + depressione, ecc.), così come risulta dalla relazione di collaudo dell’ultimo revamping, si fosse…. ecc.

Ritengo che sia ancora possibile salvare l’emergenza rifiuti ed adeguarsi a canoni di gestione conformi alle più recenti normative comunitarie e nazionali, sempre chè si abbia il coraggio di cambiare rotta, di considerare il “rifiuto” una “risorsa” ed, ancor più, una “risorsa pubblica” e quindi con un reale beneficio da far ricadere sulla popolazione.

Non è più accettabile giocherellare con ipotesi vecchie (impianti di compostaggio aerobico) e prive di positive ricadute sociali;  si ha bisogno di coraggio nella programmazione, di acquisizione delle risorse disponibili (non tante!).

E’ necessario invertire la rotta e seguire, pedissequamente, gli indirizzi comunitari ed anche regionali in merito alla: riduzione, recupero e riciclo, tenendo sempre ben presente la riduzione dell’impronta ecologica ed i relativi benefici ambientali e sociali.

La domanda da porsi è: tutto ciò è possibile nell’attuale “status quo” dell’OGA di Brindisi o sarà “capace” un commissario?

La risposta è affermativa per l’OGA solo se si modifica e si esce dalle logiche consolidate della gestione dei rifiuti e si allarga lo sguardo verso orizzonti che appaiono “sereni” ma che non vengono recepiti a causa della mancanza di coraggio e/o di conoscenze.

                                                                                                     prof. dott. Francesco Magno

 

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