BRINDISI– L’incidenza allarmante delle malformazioni congenite neonatali a Brindisi ha assunto una valenza scientifica mondiale e il caso non può più essere sottovalutato. E una delle probabili cause sono i veleni industriali. Quanto lo siano quelli di Brindisi non si sa. Lo studio condotto nel decennio 2001-2010 dall’Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr di Lecce, in collaborazione con quello di Pisa, ha trovato riscontro nella comunità scientifica internazionale che il 27 dicembre scorso lo ha pubblicato in Bmc Pregnancy and Childbirth, inserendolo così definitivamente in una delle più attendibili banche dati del mondo della ricerca medica. Ne parla la scienza, che ne ha riscontrato la valenza, la notizia è apparsa oggi su Il Fatto Quotidiano in un articolo a firma di Tiziana Colluto, a ridosso della seconda udienza del processo a Brindisi contro il carbone dell’Enel.
Lo studio “Anomalie congenite tra i nati vivi in una zona inquinata. A dieci anni di studio retrospettivo” redatto da dieci ricercatori, tra cui Giuseppe Latini direttore del reparto di neonatologia dell’ospedale Perrino, giunge alla conclusione preoccupante che nella zona osservata, ovvero Brindisi e provincia, le cardiopatie congenite neonatali sono di 1,2 volte superiori alla media europea. “Abbiamo studiato i dati – ha spiegato Latini, del reparto di neonatologia di Brindisi- dove nel decennio in oggetto abbiamo notato che i neonati che nascevano con cardiopatie congenite o altre malformazioni erano troppi. E risultati della ricerca parlano chiaro: le percentuali nella nostra zona superano in maniera statisticamente significativa quelle medie europee”. Nell’abstract di questo studio, infatti, si legge chiaramente: “Questa ricerca ha riguardato i neonati fino a 28 giorni di età, nati tra il 2001 e il 2010 da madri residenti in Brindisi e dimessi con una diagnosi di anomalia congenita. Su 8.503 neonati sono stati registrati 194 soggetti con difetti congeniti, ovvero 1,2 volte superiore rispetto a quella riscontrata dai registri europei. Sono stati osservati 83 pazienti con malattie cardiache congenite con un eccesso di 49,1%”.
Mediamente in Europa su 10mila bambini 165,5 nascono con anomalie congenite, a Brindisi il numero sale a 228,2. E le madri che a Brindisi non portano a termine la gestazione perchè i feti muoiono prima a causa di malformazioni coronariche sono +10,8% rispetto alla media dei registri europei.
Le cause? “Che vi sia poi una correlazione tra tali patologie e fattori ambientali è noto e provato anche nel nostro lavoro- continua Latini-ma noi non abbiamo potuto incrociare i dati con quelli degli agenti atmosferici in loco perché del decennio in questione non ce ne sono”.
Nella ricerca è riportato che “I fattori di rischio ambientali possono giocare un ruolo importante nella nascita dei disturbi cardiaci congeniti” e si fa riferimento a “biossido di azoto, biossido di zolfo, monossido di carbonio, l’ozono, il articolato, metalli pesanti e composti organici, in particolare diossine e furani, policlorobifenili, idrocarburi policiclici aromatici”.
Latini conferma e aggiunge che seppur negli anni che vanno dal 2001 al 2010 non ci sono certificazioni ambientali da poter confrontare, i dati sulla nascite con i medesimi problemi nel 2011 e 2012 sono altrettanto significativi e che gli stessi ricercatori stanno procedendo a effettuare le raccolte dati per arrivare a stabilire con certezza scientifica se e come l’aria, l’acqua e la terra di una provincia ad alto rischio ambientale e a forte incidenza industriale come Brindisi sia determinate sulle malattie, anche mortali, dei suoi figli.
Carmen Vesco
Questo e’ ciò che ci stanno regalando i nostri cari politici.. Meglio problemi sui nostri bambini però avere una squadra di basket in serie A……
Vergogna