BRINDISI- Il secondo operatore di energia rinnovabile in Italia, una delle aziende protagoniste del fotovoltaico in Puglia e in particolar modo nella provincia di Brindisi, che si attesta come prima nella regione per presenza di impianti in pannelli di silicio. Global solar fund finita molte volte sulle cronache giudiziarie locali, cambia i suoi vertici e tenta il rilancio, cambiando nettamente il suo approccio con il territorio. Il nuovo management lancia messaggi di trasparenza, intraprendendo un percorso fatto di dialogo e confronto con le comunità. La tanto discussa società in mano ad azionisti cinesi ha affidato questa nuova fase all’italiano Giuseppe Tammaro, dal 2013 amministratore e legale rappresentante delle società italiane e spagnole del Gruppo.
BrindisiOggi ha realizzato un’intervista a 360 gradi a Giuseppe Tammaro su errori e nuovi obiettivi che si vogliono raggiungere su questo territorio in tema di energia rinnovabili. Una provincia in cui insiste la più grande centrale termoelettrica d’Europa, e con la più alta percentuale di impianti fotovoltaici della regione.
La provincia di Brindisi prima in Puglia per insediamenti di impianti fotovoltaici. La storia scritta in questa terra dalla Global Solar Fund, azienda costruttrice di impianti, è stata ricca di ombre. Ritenete ci siano stati degli errori? E Quali?
“Probabilmente il vecchio management aziendale ha sottovalutato alcuni problemi di carattere amministrativo che il ginepraio legislativo e autorizzativo con cui ha dovuto fare i conti nel corso degli anni ha fatto esplodere. Credo ci sia stata anche qualche forzatura nella gestione delle relazioni col territorio. Oggi stiamo lavorando per superare questi problemi e, mi lasci dire, con risultati apprezzabili.”
La società ha cambiato i suoi vertici, quale sarà il nuovo approccio con il territorio?
“Consapevoli del fatto che la sfida sarà lunga e complicata, voglio sottolineare che l’approccio del nuovo management è improntato alla trasparenza e alla piena collaborazione con le istituzioni nazionali e locali, nell’ottica di convogliare grande attenzione al territorio e perseguire uno sviluppo sano delle rinnovabili, nel pieno rispetto dell’ambiente. GSF si presenta con un nuovo volto, una nuova visione e con una rinnovata capacità di guardare al futuro, superando i nodi spinosi del passato. Siamo certi che ce la potremo fare collaborando costruttivamente con i sindaci e con le comunità dei territori dove abbiamo realizzato i parchi fotovoltaici, nonché con tutte le istituzioni, con le quali abbiamo già avviato un dialogo proficuo.”
Volete mettere in campo nuovi progetti?
“Innanzitutto vogliamo rendere efficienti e gestire nel modo migliore i parchi fotovoltaici di nostra proprietà, e su questo oggi ci stiamo impegnando moltissimo. Per il futuro, anche in funzione di come evolverà la normativa nazionale, potremmo iniziare nuovamente a investire in altri impianti a fonte rinnovabile, che riteniamo rappresentare il futuro dell’approvvigionamento energetico del nostro Paese.”
Quali sono i vostri interessi sul territorio?
“Il nostro obiettivo è gestire al meglio ciò che è già di nostra proprietà. Un parco fotovoltaico ha una vita di almeno 20 anni, per cui un Gruppo aziendale come il nostro deve “stare” sul territorio per molto tempo: GSF è inserita a pieno titolo nel territorio pugliese come uno degli attori principali. Stiamo lavorando per questo. Dal 2013 ad oggi abbiamo investito molto sul territorio, generando valore per le comunità locali. Abbiamo assunto manutentori ed elettricisti locali, creando nuovi posti di lavoro. Si tratta di persone che sono orgogliose di lavorare per un’azienda che produce energia pulita. Contribuiamo allo sviluppo di business indotto sul territorio: ricambi, assistenza di operai specializzati, società di sorveglianza. Ogni anno versiamo milioni di euro in tasse a comuni e province, denaro che rimane sul territorio e che crea un circolo virtuoso. Oggi rappresentiamo il secondo operatore italiano nel fotovoltaico: vogliamo diventare un punto di riferimento importante per la Puglia.”
Non ritenete ci sia stata un invasione di silicio che poco porterà a questa terra in termini economici?
“Sicuramente il fotovoltaico ha conosciuto una grande espansione, favorita anche dagli incentivi che sono stati riconosciuti e offerti dal legislatore nazionale a questa tecnologia. È vero che il fotovoltaico occupa suolo, ma è altrettanto vero che produce energia elettrica senza emissioni e senza consumare altre risorse, e la offre ai cittadini, innanzitutto pugliesi. Per quanto ci riguarda, noi portiamo al territorio investimenti, occupazione, formazione professionale, commesse ed economia da indotto che danno ossigeno a un’economia locale che ne ha certamente bisogno.”
Cosa resterà dei pannelli dismessi tra 20 anni?
“Esiste una normativa che obbliga i proprietari di impianti fotovoltaici giunti a fine vita a smantellare i pannelli e adempiere agli obblighi di raccolta e di riciclo già previsti per i rifiuti elettrici ed elettronici, compresa la responsabilità estesa del produttore. In questo modo il territorio è di fatto già tutelato dal rischio di un semplice “abbandono” dei pannelli sul terreno. GSF sta studiando inoltre possibili utilizzi alternativi dei pannelli dismessi. Detto questo, mi preme sottolineare che un rischio davvero concreto di abbandono dei pannelli esiste per quelli sottoposti a sequestro da parte della magistratura, nell’ambito di alcune inchieste giudiziarie in corso. Ci pare che non sia abbastanza chiaro alle istituzioni competenti che questa è una vera potenziale bomba ecologica, perché i parchi sottoposti a sequestro lo rimarranno presumibilmente per molto tempo, e nulla ci porta a pensare che le aziende coinvolte o i comuni interessati saranno in grado economicamente di far fronte allo smaltimento. Bisogna, a mio avviso, lavorare per prevenire e risolvere tale questione che potrebbe un giorno manifestarsi ed esplodere con tutte le gravi criticità e conseguenze del caso.”
Ritenete siano stati compiuti degli errori nella gestione politica delle rinnovabili?
“È una risposta difficile. Come in tutti i percorsi innovativi sicuramente degli errori possono essere stati fatti. Personalmente ritengo che le politiche di incentivazione avrebbero potuto essere congegnate in modo meno costoso e più efficace premiando produttività e innovazione tecnologica. In aggiunta il quadro normativo poco chiaro e spesso instabile con il quale sono state disciplinate le fonti energetiche rinnovabili in Italia non ha agevolato uno sviluppo ordinato del settore. Vi è stato un susseguirsi di leggi spesso contraddittorie che, aggiunto ai tempi stretti richiesti per accedere ai benefici dei diversi Conti Energia, ha creato lo scompiglio sia tra gli investitori che tra gli stessi uffici tecnici locali i cui organici non erano dimensionati per gestire un numero di iter autorizzativi così elevato in poco tempo. Ma è anche vero che, pur con tutte le difficoltà, l’Italia ha rapidamente raggiunto gli obiettivi imposti dall’Europa: uno dei pochi esempi, viste le multe che fioccano sul Paese in tanti altri settori. Ora abbiamo un comparto solido, know-how, un patrimonio di impianti che produce energia pulita: dobbiamo guardare avanti e preservare questa ricchezza comune. Purtroppo talvolta si guarda indietro, minando la credibilità del nostro Paese agli occhi degli investitori nazionali e, soprattutto, internazionali. Basti pensare ad esempio all’ultimo decreto spalma-incentivi, che ha tagliato retroattivamente gli incentivi riconosciuti con leggi precedenti. Noi pensiamo che il futuro dell’energia risieda nelle rinnovabili e che, pertanto, debba essere fatto ogni sforzo per stimolare una crescita industriale del settore chiara, certa e stabile. “
Lucia Portolano
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