INTERVENTO/La tramontana oggi mi ha impedito di starmene tranquillo al sole ed in riva al mare e con cellulare spento, per quel poco tempo che di tanto in tanto riesco a ritagliarmi.
Nel ritornare alla consuetudine degli impegni di studio, abbiamo deciso, confortato dalla volontà di mia moglie, di farci una “passeggiata” lungo la litoranea; abitudine questa che si verrà a perdere vista la programmazione del Piano Urbanistico Generale di Brindisi ma che, anche in questo caso, ci porterà ad adattarci.
Passeggiata a dir poco triste e desolante per lo spettacolo “spettrale” che ci è apparso.
L’ex “lido poste”, la porzione di litorale più frequentata dai brindisini che non utilizzano le spiagge private e che hanno bisogno del mezzo pubblico per recarsi al mare, recintata per la creazione di una struttura privata e con due varchi laterali, uno dei quali impraticabile per la presenza di sfridi di demolizioni e quanto altro.
L’ex spiaggia di Giancola in totale stato di abbandono e senza alcun varco possibile all’accesso pubblico del litorale; diritto questo che viene sostanzialmente negato al Cittadino ed in contrasto con la normativa vigente.
E poi ancora “lido S. Lucia”; avremmo voluto fermarci giusto per rivivere per un attimo quel lontano 14 luglio del 1977, ben 38 anni fa, quando il Signore mi indicò, immeritatamente, Clara, la persona che mi sta al fianco d’allora, sopportandomi. Ma su S. Lucia dovrò necessariamente ritornare in questa nota.
Ripartiamo passando da “Palm Beach” che, “non è più spiaggia” perché ha la piscina e ci chiediamo: per quale ragione allora sono stati messi a protezione della “falesia” esistente, massi calcarei? Vale per questo tratto di litorale la “pericolosità geomorfologica” o perché c’è la piscina nessuno ha il diritto di farsi un bagno?
Proseguiamo ed arriviamo nei pressi di Apani notando il degrado di vecchi ruderi allocati il prossimità della falesia ed in sicura pericolosità geomorfologica di tipo “PG3” (la maggiore), accanto a villini estivi, sempre sulla destra e sulla falesia; ancor più notiamo, al di là della litoranea, ma entro i limiti dei 300 m. della Legge Galasso, ville residenziali, più o meno grandi e magari con piscine.
Il contrasto è forte e ci chiediamo se, dagli Enti competenti, siano stati usati stessi mezzi di valutazione rispetto alle varie normative vigenti.
Andiamo avanti nel nostro lento percorrere e troviamo “lido Noè” chiuso e senza alcuna attività, a differenza dell’adiacente lido della “Finanza” ove fervevano movimenti e preparazioni estive (sic!! siamo al 26 giugno!).
Lo spettacolo del “kitesurf” è incredibile, affascinante, con il mare “grosso” e le “vele” al vento in una spiaggia, quella di Apani, da decenni ormai priva delle dune alte 20 m. e di oltre cento metri di estensione, al punto che, scalzi e nei primi anni 60, era impossibile raggiungere il mare.
Decidiamo di proseguire e di imboccare la stradina che porta alla “spiaggia” libera per meglio ammirare il “kitesurfing”; impossibile parcheggiare e né è stato possibile proseguire per la totale privatizzazione da parte del ben noto “Guna Bech”.
Sconsolati siamo tornati indietro ponendoci le ragioni per le quali i lidi citati erano in uno stato di abbandono; in verità nell’ultimo mese ho seguito poco gli avvenimenti locali e non ero molto al corrente di ciò che dava accadendo.
La ricerca di una spiegazione ci ha portato a validare le ipotesi della “salvaguardia ambientale” e quindi, strutture in calcestruzzo sulla spiaggia, presenza di amianto, problemi di smaltimento delle acque reflue, pericolosità geomorfologica dovuta alla presenza della falesia, ecc.
Se così è, abbiamo pensato, va bene, finalmente il comune si muove e programma una riqualificazione, sicuramente impopolare, ma necessaria.
Abbiamo scelto di tornare facendo a ritroso la litoranea e, questa volta e contro la volontà di mia moglie, decido di sostare al lido “S. Lucia” per verificare solo quanto mi era stato riferito.
Ebbene ho constatato che tutte le cabine del lato meridionale erano state abbattute; mi informo subito e rilevo che tale condizione era imposta, solo verbalmente, dal Comune in quanto ritenute in “pericolosità morfologica”.
Avrei capito e taciuto se l’abbattimento fosse stato dovuto ad altre condizioni ma la “pericolosità geomorfologica” legata alla presenza della falesia proprio non posso accettarla.
Quale competenze e professionalità hanno i tecnici del comune per dichiarare che vi è “pericolosità geomorfologica” in una porzione di territorio non interessata dalle azioni erosive del mare e quindi, che non costituisce una falesia?
Quella porzione di territorio altro non rappresenta, in una visione paleogeografia, che il versante di destra di una “vallecola” imbrifera, creata per lo scolo delle acque meteoriche oggi impedite dalla presenza della litoranea.
Avrei capito l’abbattimento di 4-5 cabine, le più prossime al mare e realizzate sulla “falesia” (alta 2 m.) e sulla “pertinenza” della pericolosità attribuita dalla Regione, ma abbattere tutte quelle cabine che nulla hanno a che fare con la “falesia” è stato il tipico esempio di sfrontatezza con la quale spesso noi cittadini ci troviamo a contrastare con i tecnici comunali.
La telefonata mi informa che dal 24/03/2014, oltre un anno fa, era stata richiesta al Comune la sanatoria per due vani tecnici e solo giorni addietro è stata rilasciato il “parere favorevole” con l’obbligo di eliminare la copertura di calcestruzzo che ricopre il suddetto versante di valle.
Questa è l’efficienza del Comune!! Oltre un anno per il rilascio di un parere.
Sulla copertura in calcestruzzo del versante, va bene, è orripilante!!.
Ma, al contempo mi chiedo, ove il versante fosse stato realmente considerato una “falesia”, proprio perché in calcestruzzo e con pendenza dell’ordine di 30-35°, avrebbe mai potuto scivolare, sgrottare, franare? E perché quindi imporre l’abbattimento delle cabine poste a valle?
Ed allora un plauso a questa amministrazione se la “spettrale” situazione del litorale è dovuta ai richiamati problemi ambientali.
Si agisca però, con cognizione di causa, senza arroganza, senza pretese, attenendosi scru-polosamente alle norme ed ai tempi di applicazione e senza, soprattutto, differenziare fra “figli e figliastri”; procedura questa da sempre in uso nell’amministrazione comunale e con i risultati che si vedono, partoriti da “figli di” e/o “raccomandati”, mentre i lodevoli di merito, figli di questa terra, sono al nord o all’estero.
prof. dott. Francesco Magno
Molto d’accordo su tutto ! Viviamo a Londra ! Ma ci informiamo in continuazione su le vicissitudini cittadine. Lodevoli di merito sono anche le spiagge della costa ionica pugliese. Solo un bar e degli ombrelloni ! E poi a Brindisi 3/4 delle concessioni sono state date agli enti che hanno i punti di costa piu’ belli….. La marina, la finanza, la posta, i carabinieri, la polizia…. Ma perche’ ancora privilegi ? Esistono ancora le Caste ?!?!