Pesante il bilancio della nottata nei comuni del Brindisino: due auto sono state distrutte dalle fiamme in due diversi comuni della provincia. Gli eventi sono accaduti a Mesagne e San Donaci.
A Mesagne, un incendio ha coinvolto una vettura parcheggiata lungo via Tumo, che conduce alla vecchia strada provinciale per Latiano. Intorno alle 23 di ieri sera (11 giugno), alcuni vicini di casa e passanti hanno visto delle fiamme sprigionarsi dal cofano della Fiat Punto bordeaux: l’odore acre dell’incendio si stava già propagando per le case, che per il caldo erano con porte e finestre aperte.
La gente si è riversata in strada e, come meglio ha potuto, ha provato a spegnere le fiamme che divampavano dalla Punto, sino all’arrivo dei Vigili del Fuoco del comando provinciale di Brindisi, che ha definitivamente domato le fiamme. Sul posto anche una pattuglia di Polizia e una di Carabinieri.
È apparso subito chiaro che l’episodio sia di natura dolosa: sulla vettura è stata trovata una tanica con all’interno residui di liquido infiammabile. La vettura è intestata a K.R., 35enne del posto: le indagini degli inquirenti, che hanno sequestrato la tanica, si concentreranno sul perché qualcuno volesse appiccare un incendio a quell’auto, rischiando di provocare danni ben più gravi anche ad altre vetture vicine, dato la densa popolazione della zona e la presenza massiccia di veicoli che vengono parcheggiati in strada.
A San Donaci, invece, le fiamme hanno distrutto l’auto di D.A., un cittadino disoccupato di Cellino San Marco. La sua vettura, anche in questo caso una Fiat Punto, era parcheggiata sulla via Vecchia Campi, dove attualmente vive con una donna.
Intorno all’una di stanotte, sono state avvertite le fiamme sulla vettura: immediatamente è stato richiesto lì intervento dei Vigili del fuoco del comando provinciale, che hanno spento lì incendio. Seppur non ci siano stati evidenti segni di dolo, gli inquirenti non sembrerebbero orientati verso la pista del rogo accidentale: l’auto, infatti, è in uso al fidanzato della figlia dell’ex collaboratore di giustizia Gianfranco Presta. All’uomo, luogotenente del fondatore della Scu, Pino Rogoli, negli anni Ottanta – Novanta, era stato revocato nel 2009 il sistema di protezione perché responsabile di alcuni assalti compiuti insieme al figlio Antonio in località della Riviera romagnola (lo stesso figlio fu ucciso nel settembre 2012 in quello che apparve subito come un commando mafioso).
Sul posto anche i militari della locale stazione, che nelle loro indagini cercheranno di scoprire le effettive responsabilità anche grazie alle immagini di alcune telecamere di sorveglianza installate nelle vicinanze.
Agnese Poci
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