Forte a mare, le associazioni: “Lo stato inserisca il bene nei Pon Cultura”

BRINDISI – Il gruppo di associazioni che fanno capo ad “Amare Forte a mare” interviene per puntualizzare alcuni aspetti dopo il mancato inserimento del complesso nei “Pon cultura”, parlando di un vero e proprio “muro di gomma” su cui rimbalzano le loro iniziative.

“Il Castello Alfonsino e il Forte – scrivono le associazioni – sono di proprietà dello Stato al quale compete la realizzazione dei lavori di restauro non ultimati, un presidio e una vigilanza permanenti, la manutenzione ordinaria e straordinaria (quest’ultima resa necessaria dai ripetuti atti vandalici favoriti dall’abbandono del bene) e l’inserimento tra i Beni dello Stato ammissibili a finanziamento nel Pon Cultura”.

Amare Forte a mare, inoltre, ricorda il fatto che il Comune di Brindisi abbia attivato le procedure per poter entrare in possesso del complesso monumentale attraverso il federalismo demaniale ed allo stesso tempo e quindi “ha fatto redigere da “Mecenate90” un piano di valorizzazione”.

Secondo le associazioni, quindi, “il muro di gomma è stato alzato da chi ha provato a confondere le acque, asserendo che il Comune di Brindisi non ha presentato un piano di gestione (che è altra cosa rispetto a quello di valorizzazione) che implica la sostenibilità cioè la capacità di gestione del Bene nel tempo a condizione che quest’ultimo venga consegnato in perfetto stato” ed allo stesso tempo “Si è detto che non esiste un progetto preliminare o esecutivo sostenendo che essi sono condizione irrinunciabile per accedere ai Pon Cultura. Si è perfino creato un incredibile equivoco sulla convocazione di un incontro chiarificatore presso la Direzione Regionale del Mibact (Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo)”.

Amare Forte a mare, perciò, afferma che la redazione sia di un piano di Valorizzazione che di Gestione no ha “alcuna attinenza con l’inserimento del Castello Alfonsino tra i Beni dello Stato ammissibili a finanziamento”. Secondo le associazioni, infatti, è lo stesso proprietario (lo Stato attraverso il Ministero) che deve “presentare i progetti quando verranno emessi i bandi”.
Da ciò si ribadisce che l’inserimento nei Pon cultura “è quindi una scelta dello Stato che va compiuta senza frapporre ostacoli inesistenti”. Amare forte a mare si rivolge poi al Comune, che “ha il dovere di risollecitare l’incontro chiarificatore citato, proponendo un accordo di programma che preveda l’approvazione del piano di valorizzazione contestualmente all’inserimento del Castello nei Pon Cultura e assicurando, pur non rientrando nelle proprie competenze attuali, la disponibilità a redigere un progetto preliminare”. Questa interlocuzione, secondo le associazioni, dovrebbe avvenire “con il Ministro e con la Direttrice Nazionale, evitando intermediazioni e fuochi fatui che abbiamo registrato in questi mesi, con il sostegno dei parlamentari locali anche attraverso interrogazioni e commissioni parlamentari competenti”.

Infine, uno sguardo ai costi: “risulta anche evidente – concludono le associazioni – che utilizzare 2 milioni di Euro di fondi residui non ha alcun senso in considerazione del fatto che solo per il restauro del Castello ne occorrono 5 e per il Forte 10. Il rischio è di restaurare e rendere fruibile il Castello e il Forte, ancora una volta, solo in parte, così come è ora”.

Brindisi Oggi

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