INTERVENTO/Caro Direttore, sono sempre poco propenso a rispondere alle lettere aperte inviate da chi utilizza la stampa o fantomatiche sigle per discorrere esclusivamente di vacue diatribe di partito.
È palese che tali “documenti” risultino l’unico rituale utile per richiamare l’attenzione verso se stessi e per manifestare la propria esistenza politica.
Questa volta faccio un’eccezione sia perché sono chiamato direttamente in causa, sia perché non condivido tante conclusioni di quella che vorrebbe essere un’analisi del voto ma che, a leggerla attentamente, risulta tutt’altro che un’analisi.
Probabilmente, la fretta di voler essere i primi e, magari, di voler condizionare ogni ulteriore dibattito, ha fatto si che molti passaggi risultino superficiali e che si sia ecceduto nella narrazione soggettiva dei fatti senza analizzarne le cause.
Non mi adeguerò e nella breve analisi che segue mi sforzerò di approfondire un po’ di più evitando utilizzi strumentali come è stato fatto, per esempio, quando si è parlato di responsabilità dell’astensionismo.
Il fenomeno dell’astensionismo investe l’intero paese italiano e non è certo un fenomeno che parte da oggi. Le cause della perdita di credibilità della politica sono note a tutti e partono dalla “prima Repubblica”. O si vuole dimenticare che un determinato apparato è stato violentemente cacciato dal panorama politico?
In ogni caso, il fenomeno astensionismo preoccupa e va affrontato con impegno e con una riflessione comune tra tutte le forze politiche ma, ad onor del vero, va pure detto che esso non tocca il PD più che gli altri partiti, dal momento che la percentuale ottenuta alle regionali del 2015 è rimasta sui livelli di 5 anni fa.
Per carità, nessuno vuole nascondere i 2.000 voti in meno conseguiti dal PD ma per essere mentalmente onesti occorrerebbe sempre considerare, oltre alla perdita secca di 10.000 votanti, la circostanza che nel 2010 vi erano 7 candidati (di cui due del capoluogo) e che non esistevano liste civiche.
Anche per questi motivi è evidente quanto sia erroneo e strumentale sostenere che “il PD brindisino è un “partito è ridimensionato”.
Certo, continua a non esserci una rappresentanza cittadina nell’assise regionale e mai come stavolta ritengo che la città di Brindisi, prescindendo dal nome, abbia perso un’ottima occasione. Ma credo che sia fuorviante continuare ancora a voler far passare il messaggio che la mancata candidatura brindisina sia stata condizionata dalla “spudorata ricerca” di una specifica candidatura.
Lo sanno tutti – anche chi continua a scriverlo – che la mancata candidatura brindisina sia dovuta alla decisione del Presidente Emiliano, condivisa dalla Segreteria Provinciale, di confermare i tre consiglieri uscenti, di rispettare giustamente le quote rose candidando direttamente una donna di fiducia del Presidente: Antonella Vincenti, coordinatrice regionale donne PD che è risultata la prima donna più suffragata in provincia ed una seconda che servisse da traino per le elezioni comunali di Mesagne: un ruolo che la professoressa Bianco ha saputo svolgere con impegno, entusiasmo e successo.
Per concludere vorrei porre alcune domande ai redattori del documento.
Dove eravate durante i tanti incontri che il PD cittadino ha organizzato presentando i 5 candidati durante le elezioni regionali?
Dove eravate quando i 5 candidati organizzavano in città le vari assemblee pubbliche o tematiche?
Se fosse stati presenti avreste vissuto una campagna elettorale tutt’altro che imperniata su “logiche clientelari”, una campagna elettorale in cui – al contrario di ciò che fate capziosamente balenare – si sono manifestate numerose idee e programmi importanti anche per la città di Brindisi.
E poi, continuate a parlare della candidatura femminile, ma il vostro voto è andato ad una donna o, ipocritamente, avete scelto diversamente?
E, infine, siamo convinti che il voto di tutti i singoli appartenenti al vostro gruppo sia andato ad uno dei nostri cinque candidati?
Mi rendo conto che si tratta di domande retoriche che difficilmente avranno mai una risposta, ma resto convinto che l’analisi del voto vada fatta nelle sedi di partito, in un confronto leale, aperto e franco e soprattutto con la volontà di affrontare i problemi e non con quella di osteggiare le persone,
Per questo mi auguro una vostra presenza nei prossimi incontri in cui si svilupperà un dibattito aperto, come si è soliti fare in un partito inclusivo.
Antonio Elefante
Segretario Cittadino PD BRINDISI
E dov’eravate quando c’era da amministrare e governare? Un partito raccoglie voti per quello che ha fatto e non per quello che dice in campagna elettorale.