BRINDISI- Il piano di valorizzazione per il castello Alfonsino c’era, ma non lo si voleva rendere ufficiale, almeno sino a quando non sarebbe stato trovato una canale di finanziamento. A pochi giorni dall’articolo di BrindisiOggi, il Comune ufficializza il piano redatto dall’associazione Mecenate 90 così come stabilito dalla convenzione firmata a luglio scorso, secondo la quale a fronte di 20 mila euro l’associazione doveva redigere il progetto per salvare il castello di Forte a mare.
Il Comune va con i piedi di piombo, senza soldi e finanziamenti non intende assumersi la responsabilità di un castello oggi lasciato al degrado. Cosi in una nota precisa che
Il “Piano di Valorizzazione è stato trasmesso alla Direzione Regionale dei Beni Culturali per le incombenze del caso, fatto salvo che il Comune di Brindisi ha espressamente richiamato nella nota di accompagnamento dell’elaborato la inderogabile necessità che lo Stato (Ministero dei Beni Culturali) e la Regione Puglia contribuiscano al recupero e alla valorizzazione del bene monumentale, attivando gli strumenti legislativi esistenti.
Fuori da tale ipotesi più volte sollecitata, è impensabile che un Comune delle dimensioni di meno di 90mila abitanti possa accollarsi in solitudine l’onere dell’iniziativa del recupero e della funzionalizzazione di un bene monumentale di tali dimensioni, per il quale si stima un costo di recupero di circa 20 milioni di euro.”
Vediamo cosa prevede il piano che dovrebbe salvare questa meraviglia storica sorta sull’isola di Sant’Andrea. La struttura avrebbe diverse destinazioni d’uso.
Il Castello Alfonsino vero e proprio dovrebbe ospitare un Museo di narrazione della città di Brindisi “Portad’oriente”, delle sale espositive per mostre temporanee, salaconvegni/eventi, d) spazi per piccola ristorazione. Nell’Opera a Corno si prevede una struttura ricettiva a piano terra, ervizi di sostegno alla ricettività (cucine, bar e ristorante), uffici pubblici al primo piano, altri servizi di supporto alla ricettività. Nel progetto si prevede anche la colmata fra Diga di Punta Riso e Isola di Sant’Andrea dove si immaginano spazi verdi pubblici, una piccola cavea per concerti e spettacoli dal vivo, parcheggio, recupero e riassegnazione degli edifici militari dismessi a servizi di pubblica utilità e ad associazioni del terzo settore.
Per fare tutto questo sarebbero necessari almeno 20 milioni di euro. Ma al momento il castello Alfonsino non risulta neanche inserito nei fondi Pon, è stato escluso a differenza di altri monumenti.
Nel dettaglio la stima dei costi è
A. SPAZI ESTERNI A SERVIZIO E OPERE DI PROTEZIONE DAI MAROSI | € 800.000,00 |
B. CASTELLO ALFONSINO | € 6.017.500,00 |
C. OPERA A CORNO | € 12.630.300,00 |
TOTALE COMPLESSIVO | € 19.447.800,00 |
La gestione degli spazi culturali del Castello rimarrebbe in mano pubblica , i servizi commerciali dovranno essere affidati a concessionari privati. Al tempo stesso viene fatta una distinzione tra i servizi commerciali (vale a dire i servizi di ristorazione, il
bookshop) da allocare all’interno del Castello, da quelli che saranno allocati nell’Opera a Corno a corredo dell’attività ricettiva.
Nel primo caso si pensa alla formula della locazione o della concessione. Nel secondo caso (ricettività, ristorazione a corredo, bar ecc nell’Opera a Corno) l’ipotesi più probabile è che gestori privati possano essere coinvolti, attraverso strumenti di projectfinancing, alla copertura (in misura da definire) dei costi di recupero e rifunzionalizzazione degli edifici dell’Opera a Corno.
Insomma l’idea c’è tutta, e forse in passato c’era già. Ora bisogna trovare i soldi con un impegno della Regione e del Ministero.
Lu.Po.
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