Registro Tumori Puglia: a Brindisi tassi più elevati rispetto alla provincia

BRINDISI – A Brindisi capoluogo i tassi annui sono più elevati per tutti i tumori rispetto alla provincia, sia negli uomini (circa 10 casi in più ogni 100.000 abitanti), che nelle donne (14 casi). I linfomi non Hodgkin nei maschi sono più elevati rispetto a quelli della provincia, dei registri nazionali e meridionali. Nei maschi il tasso dei mesotelioni è superiore nel capoluogo in confronto alla provincia, al pool nazionale e a quello meridionale. E’ quanto emerso dal lavoro svolto fino ad oggi dal Registro Tumori della Puglia che è stato presentato in questi giorni a Bari.

I dati resi noti sono relativi a tutte le province seppure per periodi di osservazioni differenti. Taranto (anni 2006-10), Lecce (2003-2007), Barletta-Andria-Trani (2006-2009), Brindisi (2006-2008), Foggia (2006), Bari (2006). I dati resi sinora pubblici riguardano le intere province ed i capoluoghi.

Si sa bene che a Brindisi non esiste ancora un Registro Tumori e da tempo cittadini, medici e specialisti si battono per averne uno affinchè si chiarisca la reale situazione sui tumori in provincia. Purtroppo i decessi a causa di tumori sono sempre in aumento e molto probabilmente legati anche al tasso di inquinamento.

“Si deve premettere che le cause o le concause dei tumori – scrivono da Salute Pubblica – registrati si collocano almeno alcuni decenni prima della loro diagnosi. Alcune potrebbero non essere più attive. Molto più vicine nel tempo sono invece quelle dei tumori infantili e dei tumori del sistema linfoemopoietico, come le leucemie ed i linfomi”.

Dai dati presentati emerge, inoltre, che le diverse province presentano tassi di incidenza per tutti i tumori inferiori all’insieme dei registri tumori italiani, ma superiori a quelli dell’Italia meridionale. Questo vale sia per gli uomini che per le donne.

“Questo dato – continuano – presenta una qualche coerenza con la mappa prodotta dall’ISPRA in relazione alle emissioni di CO2 in Italia nel 2005 nella quale la nostra regione in quell’anno è prima in Italia (la CO2 non provoca tumori, ma con essa fuoriescono moltissime altre sostanze tra cui cancerogeni). Ma anche con il dato, sempre ISPRA, che colloca la Puglia al quarto posto in Italia per inquinamento delle acque da fitofarmaci”.

Per esempio a Brindisi e Taranto il mesotelioma, ovvero il tipico tumore da amianto, è elevato nei maschi. Sempre nei maschi i tumori della vescica sono più elevati dell’incidenza nazionale anche a Taranto mentre a Brindisi è più elevata del dato nazionale l’incidenza del linfoma non Hodgkin.

A livello provinciale nei maschi a Lecce l’incidenza dei tumori al polmone ed alla vescica è nettamente superiore anche al dato nazionale, così come nella BAT lo è l’incidenza dei tumori del fegato.

Nelle donne i tumori della mammella sono più elevati rispetto ai registri meridionali nelle province di Taranto, BAT e Brindisi.

I dati ovviamente sono conferme di criticità già note e che da anni attendono azioni di prevenzione, essenzialmente politiche (bonifiche, riduzione delle emissioni, nuove produzioni a basso impatto ambientale) e risposte concrete da chi millanta di far arrivare finalmente anche a Brindisi il Registro Tumori.

Secondo Salute Pubblica: “Il linfoma non Hodgkin a Brindisi può avere una relazione con le emissioni industriali di benzene e con le attività di incenerimento di rifiuti e le discariche. Nella provincia con i fitofarmaci e le discariche. L’aumentata incidenza e mortalità di questa malattia nei pressi del polo chimico era già stata evidenziata in due studi pubblicati dopo il 2000 ma relativi agli anni ’90. Nel 1995 era stato pubblicato uno studio che segnalava un eccesso di mortalità per questo tumore negli anni ’80. Inoltre il primato di mesoteliomi a Taranto e Brindisi è chiaro indizio di presenza industriale di amianto”.

Naturalmente l’incidenza dei tumori non costituisce certo l’unico indicatore di salute di una popolazione. Mortalità, ricoveri, esenzioni del ticket, consumi farmaceutici, certificati di assistenza al parto, malformazioni, i cosiddetti “dati correnti”, le cui analisi continuano ad essere richieste alle Asl da cittadini ed associazioni, darebbero informazioni più aggiornate e relative a rischi temporalmente più prossimi a noi (i dati più recenti dei registri tumori sono al massimo relativi al 2009-2010 e, come detto prima, le esposizioni cancerogene risalgono a decenni prima).

La parola ora passa ai cittadini ed alle istituzioni democratiche. I dati ci sono e da tempo, bisogna capire come e se influiranno sulle decisioni politiche. Il registro tumori e le altre analisi, infatti, non servono se sono solo un puro esercizio statistico.

BrindisiOggi

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