Ambulanze ferme da anni e sostituite dai privati: l’Asl paga due volte il trasferimento secondario dei pazienti

BRINDISI – Sono quattro le ambulanze dell’Asl presenti nell’ospedale Antonio Perrino di Brindisi che dovrebbero garantire il trasporto secondario, servizio che riguarda il trasferimento dei pazienti da un presidio all’altro per i motivi più disparati come la necessità di consulenze specialistiche o la mancanza di posti letto nei reparti, ma nessuna può circolare. Questo è quello che emergerebbe analizzando quello che si evince dalle schede tecniche dei mezzi. Sirene fuori uso; pneumatici lisci; cuscinetti delle ruote che emettono rumori poco rassicuranti; perdite di olio. Sono questi alcuni dei problemi che non permetterebbero l’utilizzo delle quattro ambulanze dell’Asl. Una di queste sarebbe ferma da 4 o 5 anni, addirittura.

I guasti, quasi tutti di piccola entità, non permetterebbero la marcia dei mezzi e, quindi, l’erogazione del servizio: gli autisti deputati alla guida delle autoambulanze in questione sono tenuti, all’inizio di ogni turno di lavoro, a seguire una checklist, una lista di controlli, che va dallo stato delle attrezzature al funzionamento della sirena, passando per la dotazione di bordo, fino ai livelli di gasolio nel serbatoio e olio nel motore. Se su uno o più fattori di quelli presenti nella lista dovessero presentare anomalie, l’autista è tenuto a segnalare il problema e il mezzo viene fermato. La nota viene inviata all’officina convenzionata con l’azienda che effettua un preventivo, girato successivamente all’area gestione tecnica dell’Asl. I funzionari addetti approvano il documento e dispongono l’impegno di spesa.

Espletata la procedura, il mezzo va in riparazione per il tempo necessario, variabile a seconda del tipo di problema registrato. Questo è, a grandi linee, l’iter previsto dal protocollo che, però, a quanto pare, non sempre viene rispettato, lasciando che i giorni passino e che i mezzi rimangano fermi anche in presenza di riparazioni di poco conto. Quando questo accade, capita che tutte e quattro le ambulanze siano ai box e, all’occorrenza di un viaggio per spostare un paziente, ci si deve affidare a una delle associazioni di volontariato, in questo caso la San Pio di Fasano, che fa arrivare un mezzo del suo parco in ospedale per sostituire quelli dell’azienda, fuori uso. La situazione che si viene a creare in questi casi, che paiono non essere così isolati come dovrebbero, implica che gli autisti Asl rimangano nei loro uffici a smistare le chiamate provenienti dai vari reparti e a girarle all’associazione che si è aggiudicata l’appalto per il servizio di sostituzione del trasporto secondario, svolgendo, in sostanza, mansioni da centralisti; l’azienda, in più, paga le chiamate all’associazione quando ha in organico quattro mezzi e sette autisti che coprono 24 ore di servizio ogni giorno, con due turni diurni, mattina e pomeriggio, da 7 ore e mezza e uno notturno da 9 ore.

Il servizio sostitutivo affidato alle associazioni esterne, è bene sottolineare, è indispensabile perché mette al riparo tutti, utenti in testa, da circostanze eccezionali nei casi in cui, ad esempio, tutti i mezzi dell’azienda siano impegnati contemporaneamente oppure quando oltre a quelli impegnati ce ne siano alcuni in manutenzione ordinaria o straordinaria. Il ricorso all’esterno e, quindi al privato, dovrebbe rappresentare l’eccezione, non la regola. A Brindisi, in più, mancherebbe anche il centro mobile di rianimazione, un’ambulanza dotata della strumentazione necessaria a rianimare i pazienti in gravi condizioni: quello presente è stato declassato poiché ormai obsoleto. In occasione di trasporti che necessitano di tali apparecchiature, anche se tutti i mezzi fossero in perfette condizioni, si dovrebbe comunque ricorrere al privato, in grado di fornire ambulanze nuove e adeguatamente attrezzate.

Le verifiche da parte dell’azienda sono in corso: al momento, quello che il direttore amministrativo dell’Asl di Brindisi, Stefano Rossi, afferma parlando delle ambulanze adibite al trasporto secondario dei pazienti non è così preoccupante come potrebbe sembrare. «Una delle nostre autoambulanze è perfettamente funzionante; una necessita del cambio degli pneumatici perché hanno percorso i chilometri previsti e sono da sostituire; un’altra ha un problema un po’ più serio che vedremo di risolvere a breve». All’appello mancherebbe la quarta, quella ferma da anni, ma la questione è in fase di analisi e verifica.

«In questi casi – prosegue Rossi – tutti devono svolgere al meglio i propri compiti: visto un protocollo tanto rigido e composto da una notevole serie di passaggi intermedi, garanzia di trasparenza delle procedure, quando un’autoambulanza ha bisogno di andare in riparazione o in manutenzione, ognuno deve sbrigare la sua mansione quanto più velocemente per accorciare i tempi e rimettere un strada i mezzi in sicurezza e il più rapidamente possibile».

Stando così le cose, quindi, può capitare che tutti i mezzi in servizio si fermino contemporaneamente, rendendo indispensabile il ricorso alla chiamata delle associazioni di volontariato private che sono convenzionate con l’azienda sanitaria locale brindisina per intervenire quando necessario. Bisognerebbe, forse, fare un censimento delle unità in dotazione ai presidi dell’Asl per verificarne le condizioni e scongiurare simili situazioni. Così si potrebbe diminuire sensibilmente il ricorso alle chiamate esterne, evitando di pagare l’intervento al privato e impiegando gli autisti aziendali, stipendiati per guidare.

Maurizio Distante

1 Commento

  1. non solo a brindisi ma quasi a tutti i presidi ospedalieri usano questo sistema, con ambulanze ferme e autisti dipendenti asl a ronzolare nei corridoi. E noi paghiamo.

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