BRINDISI- Il futuro del petrolchimico ma soprattutto gli aspetti ambientali ed occupazionali delle attività di produzione, questi gli argomenti in discussione questa mattina nel faccia a faccia tra i vertici Eni, il sindaco di Brindisi e le rappresentanze sindacali, parte delle quali, i Cobas, protestavano giù a palazzo Nervegna.
Sul tavolo di confronto tra le questioni particolarmente dibattute che hanno dato adito anche ad accesi scontri verbali: la sicurezza ambientale, con riferimento all’accensione delle torce, l’assegnazione degli appalti, i sindacati dicono al massimo ribasso , ed il mantenimento dei livelli occupazionali nell’avvicendamento delle aziende appaltatrici.
Il gruppo Eni attraverso il suo portavoce, il direttore industriale Giovanni Saporito, ha fatto sapere di essere intenzionato ad investire per il prossimo anno 55milioni di euro ( peccato che siano solo per le fermate, ossia per la manutenzione, criticano i sindacati).
“Brindisi resta un sito importante, strategico- dice Saporito, per questo il futuro della città ce lo teniamo caro”.
L’Eni investirà anche 10milioni per la dismissione degli impianti obsoleti ed inutilizzabili.
Questo però non basta i sindacati ed il territorio vogliono maggiori garanzie tanto sulla salute quanto sul lavoro.
Così quando si parla di sicurezza e salute il pensiero va alle torce che in questi mesi i brindisini hanno visto bruciare spesso e volentieri.
“Sappiamo che vedere le fiammate fa una certa impressione- ha risposto Saporito- ma fa parte di una procedura di emergenza già rodata. Non solo l’azienda anche in questi casi rispetta la legge restando sempre ben al di sotto dei limiti consentiti”.
Altrettanto si potrebbe dire sullo smaltimento dei rifiuti di cui si occupa Sindial per Eni. La Sindial detiene il know-how, cioè le competenze giuste, che fanno funzionare il sistema di risanamento ambientale attraverso le attività di approvvigionamento, ingegneria e realizzazione dei progetti e di logistica dei rifiuti.
Secondo l’Eni non c’è da aggiungere altro visto che sono state seguite tutte le prescrizioni imposte dall’AIA.
Ed alla domanda di Riccardo Rossi, Brindisi Bene Comune, sul problema della bonifica di Micorosa, Saporito glissa così: “ Micorosa non è un problema di Eni, è antecedente alla nostra azienda, è responsabilità di Edison”.
Peccato che poi i giudici amministrativi nell’inchiesta sui veleni sepolti a Micorosa puntino il dito contro Syndial e Versalis, entrambe partecipate da Eni, e scrivono : “è corretto affermare che sussiste la responsabilità delle imprese, nell’ambito delle quali risultano confluite per fusione e/o incorporazione le diverse società che sono state proprietarie dell’area, che debbono ritenersi corresponsabili dello stato di inquinamento”.
Il dibattito tuttavia si fa più acceso quando l’attenzione questa mattina si sposta sulle cosiddette gare al massimo ribasso.
Qui lo scontro con i sindacati degenera in uno scambio di accuse.
Da un lato i sindacati dicono che l’azienda affida gli appalti con il criterio del prezzo più basso, dall’altro l’azienda respingendo le accuse punta il dito sulla poca attenzione dei rappresentanti di categoria ai reali problemi dei lavoratori.
“L’Eni non fa gare a ribasso- spiegano- ci sono le prove. Le ditte che partecipano alle gare d’appalto sono già inserite in un albo fornitori che rispondono a tutti i requisiti richiesti da noi e dalla legge”.
“Il metodo di aggiudicazione – aggiungono- non è solo rappresentato dalla valutazione economica dell’offerta ma anche dalla valutazione dei requisiti tecnici, così come chiede la legge” .
Accanto alla questione degli appalti c’è poi quella dei livelli occupazionali, anche qui lo scontro è aspro.
I sindacati chiedono che l’Eni sottoscriva un protocollo con il quale si impegna a far mantenere un certo numero di occupati alle aziende appaltatrici all’interno del petrolchimico.
“Improponibile -risponde Eni – non si può obbligare qualcuno a fare qualcosa ne tantomeno creare un vincolo sulle assunzioni, andrebbe al di là della legge”.
Insomma Eni si tira fuori dal meccanismo delle assunzioni in cambio è disponibile a parlare di accordo di programma sulla chimica.
Nel frattempo però il sindaco di Brindisi, Mimmo Consales, avanza, a nome della città, una richiesta : “il passaggio delle centraline di monitoraggio dall’ Eni all’ Arpa”.
Saporito, il direttore industriale, risponde: “Entro maggio sarà fatto, le sistemiamo , le ripuliamo e ve le consegniamo”.
Vi proponiamo l’intervista al direttore industriale Eni, Giovanni Saporito.
Foto Gianni Di Campi
Lucia Pezzuto
secondo me il Petrolchimico dovrebbero chiuderlo! Mi ha lasciato molto perplessa la soddisfazione di Consales nell’apprendere che Eni vuole restare a Brindisi: l’eni in questa città dovrebbe “sparire”, nel senso, appunto, che il sindaco dovrebbe pensare piuttosto alla chiusura di questa azienda! oddio, a Brindisi, dovrebbero chiudere tutte le industrie o quasi, visto l’emergenza che c’è!!