CAROVIGNO – «Il danno d’immagine che la riserva naturale di Torre Guaceto sta subendo in questi giorni non è assolutamente inferiore a quello ambientale: parlando con alcuni imprenditori dell’agroalimentare e del settore ittico, sono venuto a conoscenza delle gravi perdite che hanno subìto a causa del clamore che la vicenda dello scarico sta suscitando. Anche gli operatori del turismo sono sicuri che l’eco della vicenda arriverà fino all’estate prossima, con un calo di presenze che si farà sentire in maniera pesante. Invece di demonizzare la riserva, bisognerebbe agire in fretta e realizzare quelle opere che ripristinerebbero in breve tempo l’equilibrio dell’ecosistema e solleverebbero l’immagine dell’area protetta».
Enzo Epifani, ex presidente del consorzio di gestione della riserva naturale di Torre Guaceto, lancia il suo grido d’allarme per il danno che la riserva starebbe subendo a seguito delle tante polemiche conseguenti l’attivazione del depuratore di Carovigno che scarica i liquami trattati nel canale Reale che, a sua volta, sfocia nell’area protetta. «Non si sarebbe dovuto mettere in funzione l’impianto – prosegue Epifani – anche perché la Regione Puglia è andata contro quanto stabilito dal Tar: secondo il tribunale amministrativo, infatti, l’attivazione del depuratore doveva essere subordinata alla costruzione della condotta sottomarina». Prima il tubo, quindi, e poi l’impianto.
«Quando ero presidente del consorzio ho più volte sollecitato la realizzazione della condotta: ci vogliono 6 mesi tondi tondi per posarla e renderla fruibile. Ci sarebbe stato tutto il tempo per costruirla e poi attivare il depuratore. Le cose sono andate diversamente e mi chiedo quali interessi ci siano sotto: la Regione ha autorizzato l’attivazione dell’impianto; l’unico titolato a mettere fine allo scarico è il sindaco di Carovigno, Mimmo Mele, che non intervenendo ha perso l’occasione di fare una cosa buona. Ora sappiamo che il depuratore è entrato a regime e i valori sono ritornati nella norma ma è una vittoria di Pirro: non appena si presenterà qualche pioggia più intensa, paradossalmente, la funzionalità del sistema precipiterà poiché, avendo un apporto d’acqua maggiore, i batteri deputati al trattamento dei liquami saranno maggiormente diluiti e, quindi, meno efficaci. Anche la soluzione di sversare i liquidi trattati nei campi per usarli in agricoltura non sta in piedi: non abbiamo terreni a sufficienza per assorbire tutto l’apporto del depuratore. Tra l’altro, poi, quello che emerge da questa vicenda è che il problema del canale Reale sia esclusivamente l’impianto di Carovigno: non è assolutamente così. Il canale, lungo tutto il suo percorso, accoglie i liquami provenienti da Francavilla, da Latiano, ad esempio. Quello che arriva alla foce, quindi, è il frutto dell’addizione di tutto questo».
La fotografia, dunque, rimane preoccupante ma, secondo Epifani, si può ancora recuperare la situazione. «Bisogna immediatamente autorizzare la costruzione della condotta sottomarina: una volta attiva, questa risolverà il problema del canale Reale. In seconda battuta, per gli agricoltori, si potrà mettere a disposizione l’acqua depurata dell’impianto, a costo zero, a seconda delle esigenze. Solo così potremo salvaguardare la riserva dal punto di vista ambientale e da quello dell’immagine, tornando a occuparci della promozione di uno dei posti più belli e ricchi d’Italia».
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