BRINDISI – Contrabbando, truffa aggravata ai danni della Regione Puglia, falso e uso di un falso contrassegno. Sono questi i reati che i militari della Sezione Operativa Navale della Guardia di Finanza di Brindisi hanno contestato al titolare di una ditta individuale di Bari, operante nel settore della locazione e noleggio, e ad altre 6 persone dopo il ritrovamento del relitto di un’imbarcazione di legno di tipo “caicco” nel porticciolo di Brindisi. La carcassa della barca si trovava attraccata a uno dei moli da oltre un anno, in stato di abbandono.
L’anomala situazione, probabilmente propiziata dagli stessi proprietari della barca per disfarsene, ha insospettito le fiamme gialle che hanno fatto scattare le indagini successive grazie alle quali si è accertato che l’imbarcazione, inizialmente di immatricolazione albanese e successivamente nazionalizzata, era stata introdotta nel territorio comunitario doganale via mare, senza aver mai adempiuto alle formalità doganali conseguenti alla sua importazione definitiva, consistenti, tra l’altro, nel pagamento di 24mila 771 euro per i diritti di confine.
Man mano che i finanzieri procedevano con i controlli, le irregolarità scoperte sono aumentate: la società di locazione e noleggio, infatti, per l’acquisto del veliero, avrebbe messo a punto una truffa ai danni della Regione Puglia, ottenendo un finanziamento per un importo di poco inferiore a 100mila euro, per aver partecipato al bando riguardante la misura 4,14 – microimpresa – turismo, certificando in maniera fraudolenta le buone condizioni strutturali e di navigabilità del mezzo, grazie anche al concorso di altre 6 persone, 3 baresi, 2 tarantini e un brindisino, che, a vario titolo, hanno partecipato all’acquisto dell’imbarcazione, alla redazione della documentazione falsa e all’esecuzione dei controlli previsti dal bando di finanziamento.
In particolare, i militari hanno accertato che il “caicco”, lungo 18 metri e 90 centimetri, era arrivato in Italia privo di qualsiasi allestimento interno: non c’erano, quindi, le 5 cabine, la sala da pranzo e i bagni previsti dalla documentazione, e gli impianti idraulico ed elettrico erano inesistenti. Inoltre, per aggirare i controlli sulla nazionalizzazione, era stata apposta una matricola falsa del compartimento di Brindisi. Sulla base dell’operato della Guardia di Finanza, quindi, è stata attivata la Dogana di Brindisi per il recupero dei diritti di confine evasi e per l’irrogazione delle relative sanzioni; la Regione Puglia, per le azioni per il recupero dei finanziamenti concessi e la Corte dei Conti per la determinazione del danno erariale e le conseguenti azioni.
BrindisiOggi
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