Su un giornale lon line è apparso in data 25 novembre scorso un articolo, a firma di Carmine Dipietrangelo, dal titolo: “L’alta partecipazione alle primarie, uno schiaffo all’antipolitica”. Scorrendo il lungo articolo, fra l’altro, poi si legge: “Una partecipazione eccezionale da far diventare lividi di rabbia tutti coloro che sperano sempre che la politica faccia brutta figura.(!?) La rinuncia a candidarsi di D’Alema è stata la risposta non a Renzi ma un alto segnale politico e di generosità. (!?) Queste primarie ci danno questa speranza e ci indicano un bel percorso da compiere insieme (!?)”. “Pur di consentire a chiunque di esporre le proprie idee, anche se contrarie alle mie, sarei disposto a dare anche la vita”, diceva il grande Voltaire. Ora, pur rispettando (non proprio alla lettera…) il precetto volteriano, risulta assai difficile condividere le palesi faziose valutazioni espresse nel suo articolo da Dipietrangelo, la cui ideologia politica, com’è noto, è maturata nel corso della sua attività politica durata “solo” alcuni decenni (nel P.C.I., nel P.D.S., nell’Ulivo, nei D.S. e nel Pd). Se l’alta partecipazione alle primarie è da considerarsi come uno “schiaffo”, a chi è stato dato questo “schiaffo”? All’”antipolitica”, secondo l’interpretazione di un “vecchio” politico. Alla “politica” (non quella aristotelica, beninteso), invece, secondo i tanti cittadini che, “lividi di rabbia”, non per le brutte figure -egregio Dipietrangelo-, ma proprio per le figuracce continue della nostra politica, sono andati a votare per Renzi , come ha fatto il sottoscritto, con la speranza di “mandare a quel p…” proprio i “vecchi” politici di tutti i partiti, di destra, di sinistra, di centro destra, di centro sinistra e finanche del “centro storico” (compreso D’Alema, colui che avrebbe “rinunciato a candidarsi per generosità (!?) e per dare un “alto” segnale politico”, al quale, in questa circostanza, il grande Totò avrebbe risposto, esclamando: “Ma mi facci il piacere…!”). E’ vero, le primarie hanno dato a tutti i cittadini la “speranza di un nuovo percorso da compiere insieme”, ma non insieme ai “vecchi” politici, quelli che da decenni dicono soltanto, senza mai fare, sempre le stesse cose, ma insieme a politici nuovi, le cui facce nuove incutano rinnovata fiducia e speranza negli elettori, perché “ciò che spaventa maggiormente la gente non sono le idee dei politici, ma le loro facce”, prendendo a prestito il bell’aforisma sempre attuale di Leo Longanesi.
di Bruno Storella
Commenta per primo