BARI – Il palazzo della Regione Puglia, in via Capruzzi, a Bari, stamattina si presentava ai passanti fasciato delle bandiere della pace e dell’ormai famoso ed enorme striscione che recita: “Save Torre Guaceto”. Il sit in annunciato dal comitato costituitosi per la salvaguardia della riserva naturale, dopo l’incontro di ieri pomeriggio nella sala della giunta di San Vito dei Normanni, alla presenza di Nichi Vendola, è andato in scena questa mattina: i manifestanti sono arrivati intorno alle 9.30 e hanno gridato a gran voce la loro opposizione allo scarico nel canale Reale del depuratore di Carovigno. Dopo un paio d’ore di rumorosa presenza, una delegazione del comitato, composta da una decina di persone provenienti dai Comuni interessati alla vicenda e dalle associazioni che si stanno battendo contro lo scarico, è stata ricevuta dal presidente del consiglio regionale, Onofrio Introna, l’assessore regionale alla Qualità del territorio, Angela Barbanente, e dai capigruppo dei partiti che nel consiglio sono rappresentati.
«Durante l’incontro – racconta Luigi D’Elia, uno dei membri della delegazione – ci hanno spiegato che la questione è tecnica e non politica e che, quindi, anche loro sono in attesa delle risposte che gli studiosi dovrebbero fornire a breve». Il tempo, però, stringe e lo scarico non aspetta, continuando a sversare nella zona a protezione integrale tonnellate di liquami. «Proprio per questo motivo – prosegue D’Elia – abbiamo chiesto, prima di tutto, che le risposte degli studiosi arrivino in fretta e, contestualmente, che si blocchi subito lo scarico, ritornando alla situazione precedente». Il discorso dei rappresentanti del comitato è semplice: prima dell’entrata in funzione del depuratore e dello sversamento nel canale Reale delle sue acque, i liquami finivano nella falda, una soluzione non certo ottimale ma risalente a 20 anni addietro e con la quale tutti hanno convissuto per questo tempo.
Dato che, ora, ci sarebbe anche l’azione del depuratore che, come il nome suggerisce, ripulisce le acque che tratta, finché un metodo alternativo e più compatibile non sarà trovato dagli scienziati, bisogna continuare a scaricare nella falda senza contribuire a distruggere la zona a protezione integrale dove, addirittura, c’è il divieto di balneazione. «Visto che ci hanno assicurato che le acque sono depurate, perché non continuare, per un periodo di tempo limitato, utile a risolvere il problema, a scaricare dove si è scaricato per tutto questo tempo invece di distruggere delle zone ancora “vergini”? L’altro aspetto, ugualmente importante, è la celerità della presentazione di soluzioni alternative che risolvano definitivamente il problema». In attesa che tali indicazioni giungano dalla task force istituita dalla Regione, il comitato ha organizzato per sabato prossimo un’altra manifestazione presso il depuratore di Carovigno, l’origine del problema. «Ci ritroveremo lì, e non sarà la nostra ultima iniziativa, per chiedere che si faccia in fretta e che si chiuda al più presto lo scarico».
Intanto, si è riunito il consiglio di amministrazione del Consorzio di Gestione di Torre Guaceto che ha ribadito all’unanimità un deciso no agli scarichi nel canale Reale. La posizione del Cda rileva, ancora una volta, che nessuno scarico è possibile all’interno di una riserva integrale dove non è consentita neppure la balneazione. Il Cda ha, inoltre, stigmatizzato l’assenza di una valutazione d’incidenza ambientale, auspicando che, nella riunione fissata il 27 ottobre, la Regione Puglia e l’Acquedotto Pugliese presentino proposte alternative che garantiscano il minor impatto ambientale per la Riserva.
Anche l’associazione InOfficina, Antonio Capodieci, ha stigmatizzato quanto accade nella zona protetta della riserva. «Troviamo che il comportamento delle “grandi” istituzioni, Regione Puglia e Aqp – spiega Capodieci – sia stato fin troppo sottotono: non una parola, non un gesto concreto è stato sinora messo in campo. Vorremmo che l’Area Marina Protetta di Torre Guaceto rimanesse tale: protetta dagli scarichi, protetta dagli attacchi di chi dovrebbe tutelane la salubrità, protetta dalle istituzioni che dovrebbero averla più a cuore. Vogliamo sperare che, se non una sensibilità verso i temi rappresentati dall’esperienza Torre Guaceto, che dovrebbe essere doverosa, almeno l’imminente campagna elettorale possa stimolare tutta la classe politica a porre un rimedio immediato a questa autentica iattura».
BrindisiOggi
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