BRINDISI- Non accetta di passare per colui che ha ottenuto irregolarmente e senza trasparenza l’assegnazione di una casa comunale. Adriano Trane ex abitante di Parco Bove, oggi residente in una casa comunale a Sant’Elia, racconta la sua versione dei fatti dopo che l’ex convivente, Sara Romano 29enne brindisina con una bambina a carico, ha denunciato all’opinione pubblica il suo disagio di essere rimasta fuori dall’assegnazione della casa in quanto questa è stata data al suo ex compagno. La donna è l’unica di Parco Bove, la famosa baraccopoli al quartiere Paradiso, a non aver avuto un’abitazione nonostante abbia risieduto qui per dieci anni. Su queste capanne di cemento pesa un’ordinanza di abbattimento che sarà eseguita nella giornata di lunedì prossimo.
Il legale di Sara Romano, l’avvocato Gabriella Dell’Aquila, ha consegnato una denuncia alla procura per abuso d’ufficio e atti falsi da parte degli uffici comunali competenti all’assegnazione dei nuovi alloggi avvenuta a luglio scorso. I due si erano lasciati da qualche mese, insieme hanno fatto una figlia.
Trane ha ottenuto la consegna di una casa, ma dopo pochi giorni ha chiesto che fosse sostituita con un’abitazione in piazza Raffaello a Sant’Elia. Gli uffici comunali hanno provveduto tempestivamente allo scambio. Urgenza che è stata contestata dallo stesso avvocato Dell’Aquila.
Ma l’uomo oggi racconta le sue giustificazioni. Intanto questa mattina dice di essersi recato presso il comando provinciale dei carabinieri per denunciare l’ex compagna per calunnia e violazione della privacy. “Quello che ha detto questa donna sono falsità- spiega Adriano Trane- è stato fatto tutto con trasparenza e rispetto delle regole. Ci sono fatti personali che con lei chiarirò nelle sedi opportune. Io ho ottenuto quella casa perché sono l’unico assegnatario, ho vissuto a Parco Bove anche quando ero solo. E’ il mio nome che risulta negli atti quando occupammo abusivamente l’immobile. Inoltre questa donna da anni non dormiva più in questa casa con me. Io posso dimostrare che abitava con i suoi genitori”.
In realtà Trane ha ottenuto la nuova casa in virtù anche del suo nucleo familiare, compreso di convivente e bambina. Nel momento in cui la sua condizione è variata questa non è stata comunicata agli uffici comunali. Tre giorni dopo l’assegnazione infatti bisogna recarsi a palazzo di città per firmare l’assegnazione alla presenza del nucleo familiare. “ Questo è vero- continua Trane- ma al massimo possono appellarsi sui metraggi della casa, in quanto ero solo, e non sulla legittimità dell’assegnazione.”
Non si ferma qui. Il ragazzo intende anche motivare la tempestività con cui l’Ufficio casa gli ha concesso la sostituzione con una diversa un’abitazione . “Ho lasciato una casa completamente nuova permettendo che andasse ad abitare al mio posto un disabile e ho chiesto un alloggio a Sant’Elia- conclude Trane- e mi è stato subito concesso perché sono figlio di un collaboratore di giustizia e volevo stare vicino a mio padre perché potete capire le sue difficoltà. Il Comune ha valutato che si trattava di una giusta motivazione, anche perché c’era gente che voleva occupare abusivamente questa casa. Per quanto riguarda la bambina, io e la mia attuale moglie abbiamo firmato un documento e consegnato al Comune, era presente anche l’avvocato Ferruccio Di Noi, nel quale dicevamo che eravamo disponibili a ospitare mia figlia per sempre qualora fosse rimasta senza casa”.
Insomma Trane si fa le sue ragioni. Ora si attende la risposta del Comune. Perchè forse è proprio in quelli uffici che qualcosa non ha funzionato per il verso giusto.
Lucia Portolano
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