Emissioni della Centrale Enel, lo studio dell’ARPA non convince Greenpeace

BRINDISI- Lo studio presentato sul danno sanitario della centrale a carbone Enel Federico II di Brindisi, non convince Greenpeace. “Le stime, così basse appaiono non in linea con i dati esposti in molta letteratura medica e scientifica internazionale”, riferisce l’associazione ambientalista. In pratica nella relazione del dott. Roberto Giua, Direttore del Centro Regionale Aria di ARPA Puglia, si stima il rischio cancerogeno delle emissioni della centrale Enel come molto modesto: “La valutazione del rischio cancerogeno inalatorio delle emissioni 2010 della centrale a carbone Enel di Brindisi evidenzia che, ipotizzando una esposizione costante alle contaminazioni per 70 anni, le probabilità aggiuntive per la popolazione di sviluppare un tumore nell’intera vita risultano inferiori di 1 caso su 10.000”.

Secondo Greenpeace stimare il potenziale cancerogeno (quello inalatorio) delle emissioni di una centrale a carbone equivale a fare un lavoro utile ma parziale.  L’elenco delle patologie certamente associate alle emissioni di una centrale a carbone, spiega,  è ben più lungo.

Patologie a carico dell’apparato respiratorio: cancro ai polmoni, attacchi d’asma, infezioni e tosse, ridotta capacità polmonare, ridotto sviluppo polmonare nei bambini;

Patologie a carico del sistema arterioso: infiammazioni, accresciuta coagulazione del sangue, alterazioni della pressione;

Patologie a carico del sistema nervoso: ictus, riduzione del quoziente intellettivo, malattie del sistema nervoso centrale;

Patologie a carico del sistema cardiaco: infarto, aritmia, disfunzioni cardiache;

Patologie a carico del sistema riproduttivo o prenatali; diminuzione della fertilità maschile, peso minore alla nascita, ridotto sviluppo fetale, nascita pre-termine, ridotto sviluppo fisico e mentale.

Vi sono poi molte altre patologie, alcune particolarmente gravi, il cui legame con le emissioni inquinanti di una centrale a carbone è altamente probabile.

«I dati dell’ARPA Puglia confortano»- ha  dichiarato  Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia- «Teniamo però a precisare che i dati sull’impatto sanitario della centrale di Cerano, stimati anche dall’Agenzia Europea per l’ambiente e dall’Università di Stoccarda, non possono essere conclusi al dato oncologico. Il PM2,5, l’inquinante più studiato, è infatti responsabile soprattutto dell’aumento di malattie cardiocircolatorie, specie nella popolazione più anziana. C’è una letteratura scientifica vastissima che negli ultimi anni ha aumentato ulteriormente le preoccupazioni sugli effetti sanitari di questo inquinante».

BrindisiOggi

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