Dolore per Amil, Alexandra, Gabriela: San Michele si unisce al dolore della comunità rumena

MESAGNE – Amil Burduja, 27 anni; Gabriela Rascol, 15 anni, Alexandra Rascol, 13 anni. Tre giovani vite immolate sull’asfalto, spezzate in una frazione di secondo contro un guardrail e una comunità, anzi due, in lutto. A piangere i 3 ragazzi deceduti, infatti, tutti di origine rumena, non è solo la comunità del loro Paese, molto nutrita in provincia di Brindisi come nel resto della Nazione, ma anche quella di San Michele Salentino, loro Comune di residenza e d’adozione. Gabriela e Alexandra erano cugine: una delle due era arrivata da poco in Italia, ricongiungendosi alla sua famiglia. Amil, invece, lavorava come bracciante in un’azienda agricola.

I sogni di ogni emigrante, quello di farsi una vita migliore di quella lasciata in patria, di tornare a casa, magari, un giorno, di creare qualcosa di concreto e poter dire “nonostante tutto, ce l’ho fatta”, sono rimasti incastrati nelle lamiere della Fiat Brava, insieme ai loro corpi senza vita. I tre giovani, ora, riposano nell’obitorio del cimitero di San Vito dei Normanni, in attesa che vengano sbrigate tutte le pratiche necessarie in questi casi per ripartire, per l’ultima volta, verso la natia Romania, per il loro ultimo viaggio. La scena che si è presentata ai soccorritori e alle forze dell’ordine una volta giunti al chilometro 5 della San Vito dei Normanni – Mesagne, ieri pomeriggio, poco prima delle 16, è di quelle che difficilmente si possono dimenticare: uno strazio che potrebbe essere usato nelle scuole come terribile monito per la sicurezza al volante. Immagini del genere, per quanto dure, in altre parti del mondo che portano alta la bandiera del progresso e della civilizzazione, sono usate dalle amministrazioni e dai governi come deterrente.

Spesso, il mettersi alla guida viene vissuto come un gesto meccanico e non si tengono in conto una serie infinita di variabili che potrebbero determinare la tragedia: le condizioni dell’asfalto, lo stato psicofisico del guidatore, la velocità, le disattenzioni sono solo le più comuni tra le cause di incidenti stradali, spesso con esiti tragici. Ma non solo le sole. In simili occasioni, infatti, la ricostruzione della dinamica è affidata agli addetti ai lavori, siano essi agenti della polizia municipale o carabinieri o poliziotti, ma, pur con tutta la perizia, la minuziosità e la professionalità di questo mondo, non sempre si può risalire con certezza alle cause dello schianto che vengono seppellite insieme alle vittime. Amil, Gabriela e Alexandra erano gli unici a poter raccontare cosa è successo un secondo prima che la Fiat Brava a bordo della quale viaggiavano si schiantasse contro il guardrail ma non sono più qui per poterlo fare.

Quel pezzo di metallo conficcato nell’abitacolo, però, può dire a tutti qualcosa: mostrarlo non è il Grand Guignol dell’informazione ma un tentativo, forse vano, di invitare tutti a levare il piede dall’acceleratore e a rispettare le regole prescritte per una guida sicura. Amil, Gabriela e Alexandra non ci sono più: il dolore per la loro perdita non sia una solo lacrima sterile di fronte alle loro bare o un nastro nero nelle bacheche dei social network ma si trasformi, cambi la sua natura e la sua ragione, dando vita a un sentimento capace di mantenere vivo il loro ricordo insieme a qualche vita, come il letame che da scarto biologico diventa mezzo di nascita e crescita. Un circolo virtuoso che si genera da uno vizioso.

Maurizio Distante

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*