BRINDISI – «Per percorrere la via del ricorso al Tar di Lecce bisogna aspettare il pronunciamento degli Oga di Bari e Bat. Se, tra i siti papabili, dovesse esserci quello di Autigno, siamo già pronti coi nostri legali a ricorrere al Tar». La strada che porta a Lecce, secondo Antonio Monetti, assessore all’ambiente del Comune di Brindisi, è l’unica che l’amministrazione comunale può percorrere in questi casi per opporsi a una decisione presa a Bari. Nel caso, che pare molto verosimile, in cui Autigno dovesse comparire come sito utile allo scopo, i tempi dei giudici del Tar dovrebbero essere minimi, tra i 7 e i 10 giorni, per consentire l’eventuale sospensione del conferimento dei rifiuti, prima di esaminare a fondo il caso e prendere una decisione in merito.
Le valutazioni politiche, però, viaggiano su un binario indipendente rispetto alla questione pratica e a una velocità superiore a quella delle decisioni di giudici e togati. «Da amministratore – spiega Monetti – non posso dire altro se non che rispetteremo la legge e per farlo l’unico strumento a nostra disposizione è il ricorso al Tar. Su questo punto, crediamo che il nostro intervento presso il tribunale potrà essere accolto perché l’ordinanza del presidente della Regione sfrutta l’articolo 13 del decreto Ronchi che stabilisce che, in casi di eccezionale gravità, il conferimento dei rifiuti può essere trasferito da un territorio a un altro, per un tempo non superiore a 6 mesi. Dato che la discarica di Autigno ha più volte ottemperato a questo scopo, per un totale di più di 6 mesi, l’ordinanza di Vendola sfora i termini massimi. Da cittadino, però, posso dire di essere stufo di subire queste politiche irrispettose di un territorio che è stato già oltremodo maltrattato e si porta dietro dei gravissimi problemi ambientali. Non credo che un simile provvedimento sia utile a Brindisi e ai brindisini. Non mi meraviglierei, quindi, se la popolazione si sollevasse in una protesta se, come sembra, Autigno dovrà davvero sopportare le 100 tonnellate di rifiuti al giorno provenienti da Trani. È, purtroppo, difficile che una sollevazione che viene da basso possa spostare le intenzioni di chi decide dall’alto ma ricordo che, negli anni ’80, la popolazione di Avetrana, grazie a un’energica protesta, riuscì a impedire che il paese fosse inserito nell’elenco dei siti per la costruzione di una centrale nucleare. Dopo qualche anno, il referendum eliminò il problema alla radice. Ma questa è un’altra storia».
Promette, quindi, di far discutere molto e in maniera veemente l’ordinanza con cui il presidente della Regione Nichi Vendola ha dato mandato agli Oga di Bari e della Bat di sondare la disponibilità delle discariche presenti sul suolo regionale per sollevare il sito di Trani dal peso di 100 tonnellate di rifiuti al giorno, per 90 giorni. Il sospetto che la scelta cada nuovamente sulla discarica di Formica Ambiente, che sorge in contrada Autigno a Brindisi ma che è gestita da privati, è talmente forte che Mimmo Consales, sindaco di Brindisi, e la sua giunta hanno già manifestato l’intenzione di ricorrere al Tar di Lecce nel caso in cui questa ipotesi dovesse trovare conferme. Le prime reazioni a quella che sembra più che una semplice possibilità sono arrivate da Massimiliano Oggiano, capogruppo in consiglio comunale per La Puglia prima di tutto, e da Vincenzo Albano, ex consigliere comunale del Pd.
«La Regione Puglia – attacca Oggiano – continua a scaricare tonnellate di rifiuti sul nostro territorio. Tutto questo nel silenzio più assoluto di chi ci dovrebbe rappresentare e tutelare in Regione. Che fine hanno fatto i consiglieri regionali, soprattutto quelli che sostengono Vendola?». I toni usati da Albano non sono meno duri da quelli di Oggiano.
«È ufficiale – sentenzia Albano – La Regione Puglia ha conferito al territorio di Brindisi il titolo di pattumiera regionale. Il presidente, non ritenendo ancora sufficienti i 540 giorni accordati in precedenza, ha voluto prorogare per ulteriori 90 giorni, a partire dal 14 agosto 2014, lo smaltimento dei rifiuti nella discarica di Autigno. Riesce difficile capire perché non sia possibile utilizzare le discariche di Andria, Trani, Giovinazzo, Massafra, Cerignola, Deliceto che potrebbero risultare più economiche per le minori distanze da percorrere. Secondo questa logica aberrante, ove dovessero sopravvenire altre emergenze simili, tutti i rifiuti potrebbero essere smaltiti a Brindisi. In nessuna considerazione è stato tenuto il dissenso espresso dalla popolazione, dal Comune, dalla Provincia e dall’Asl, per le prevedibili conseguenze che si possono verificare nel nostro territorio, gravato per così lungo tempo dallo smaltimento di una così rilevante quantità di rifiuti. C’è da evidenziare il paradosso per cui il Comune di Brindisi, pur essendo proprietario della discarica, non ha ricevuto nemmeno un euro dalle diverse migliaia di tonnellate di rifiuti scaricati in questi mesi. In molti c’è la convinzione che a Brindisi si stia applicando il metodo Taranto, cioè che sulla decisione della Regione stiano influendo in maniera determinante motivi attinenti al maggior peso elettorale e alla rappresentanza politica degli altri territori pugliesi rispetto a quello di Brindisi e che, a parti invertite, la Regione Puglia non avrebbe mostrato, per le nostre esigenze, la stessa disponibilità e lo stesso accanimento nei confronti di un altro territorio».
Maurizio Distante
Non capisco come Vendola e Nicastro possano ottemperare un’ordinanza della Dottoressa Stefania DE ANGELIS , dott,Francesco Cacucci, e della Dott,ssa Barbara Nestore ,del Tribunale di Brindisi,dove ritenuto che attesa la sospensione del provvedimento del TAR DI LECCE, ed e’ venuta meno l’efficacia della previgente AIA, deve ritenersi che l’attivita’ di smaltimenti di rifiuti ove proseguita risulterebbe NON AUTORIZZATA, quindi tale provvedimento puo’ essere sciolto dallo stesso giudice che l’ha emesso a mio parere…cosi e’ stato deciso in camera di consiglio in data 03 Luglio 2014.con nota nr.753/14 CC N. 1060/10 RGT