BRINDISI – «L’ingarbugliarsi della “questione Provincia” mi costringe a rompere il silenzio che mi ero imposto». Esordisce così, Luigi Vitali, coordinatore provinciale di Forza Italia, per dire la sua e quella del partito di Silvio Berlusconi sull’affaire che sta assorbendo le energie della discussione in atto attorno alle prossime elezioni provinciali. «Il 24 agosto, dopo che l’esecutivo provinciale del partito, composto anche dai parlamentari e dai consiglieri regionali, aveva dato unanimemente l’assenso, a seguito di un’ampia discussione, una delegazione di Fi ha incontrato una delegazione del Pd per verificare la possibilità di un accordo istituzionale per l’elezione del presidente della Provincia e del consiglio provinciale. Sul punto vi è stata convergenza sui seguenti presupposti: che la Provincia è un ente in via di soppressione; che deve garantire l’ordinaria amministrazione; che il momento politico e sociale che vive il Paese sconsigliava l’ennesima campagna elettorale».
Su questi principi, insomma, si fondava l’intesa delle due principali forze di centrodestra e centrosinistra che si erano impegnate a tenere dentro tutte gli altri partiti e movimenti degli schieramenti di appartenenza in quella che non sarebbe dovuta essere l’ennesima competizione elettorale. «Si è deciso, quindi, di impegnarsi alla presentazione di una lista unica assegnando al Pd, partito più rappresentativo in provincia, la presidenza e a Fi, secondo partito, la vicepresidenza. Pd e Fi si impegnavano, secondo quanto sancito, a coinvolgere i loro rispettivi partner senza accettare veti o condizionamenti mentre il giorno dopo anche Ncd dava la sua disponibilità all’intesa raggiunta. Questi i fatti. Assolutamente trasparenti e coerenti».
Tutto ok, quindi? Certo che no. I malumori, da destra e da sinistra, non hanno fatto tardi a emergere, prima sotto forma di mugugni, poi con prese di posizione pubbliche, facendo scricchiolare l’intesa raggiunta. Euprepio Curto, Michele Saccomanno, Franco Scoditti, Donato Baccaro, intere aree del Pd e, infine, Sel, si sono detti contrari a un accordo che tiene tutti dentro. Secondo Vitali, però, i motivi della sempre più imminente rottura sarebbero da cercare ad altri livelli e non a quello provinciale. «Purtroppo, complice la già avviata campagna elettorale per le primarie del centrosinistra per le regionali e gli appetiti dei soliti noti a destra e a manca, si è fatto nascere un caso. In definitiva, per noi l’accordo resta valido perché sottoscritto da chi ne aveva titolo e mandato. Se altri hanno cambiato idea o non erano legittimati lo dicano ma senza mistificare i fatti. Noi ce ne faremo una ragione».
BrindisiOggi
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