BRINDISI Una linea difensiva per certi versi spiazzante ma franca e senza giri di parole, quella fornita da Antonio Monetti, ex consigliere comunale del Partito Democratico, neoassessore all’Ambiente e direttore del laboratorio analisi d’urgenza dell’ospedale Antonio Perrino di Brindisi, nell’esporre la sua posizione in merito al buco di circa 200mila euro registrato nel laboratorio in cui opera da 40 anni. «Ho già prodotto, come richiesto dalla direzione generale dell’Asl, con la quale c’è massima sintonia e collaborazione, la relazione tecnica sulle contestazioni che mi sono state mosse. Non ho nulla da nascondere, altrimenti non si spiegherebbe la rapidità con cui mi sono prodigato a spiegare l’intera vicenda.
Questa tranquillità di fondo, però, non può coprire altri sentimenti meno piacevoli che affollano, in questi momenti, i pensieri del direttore del laboratorio analisi del Perrino. «Non nascondo che provo un certo dispiacere a vedermi messo in mezzo, a pochi mesi dalla pensione, al termine di una carriera priva di ombre, in una vicenda che sta assumendo dei contorni davvero enormi rispetto a quello che, in realtà, i fatti raccontano». La linea difensiva portata avanti da Monetti è articolata in vari aspetti tecnici inerenti il funzionamento del laboratorio da lui diretto e non nasconde, per massima franchezza, anche una certa, limitata, ammissione di responsabilità in merito a una fisiologia oggettiva e radicalmente diffusa nella condotta contestatagli.
«Dal laboratorio, ogni anno, escono fuori 1milione e 300mila esami – esordisce Monetti – Mi sembra abbastanza chiaro che non tutti possono passare dalle mie mie mani e mi sembra altrettanto evidente che io non possa avere il controllo su tutti i miei collaboratori 24 ore su 24. La vicenda in toto, poi, andrebbe, comunque, ridimensionata dal momento che non c’è alcuna ipotesi di reato perché nessuno può dire, durante i miei 40 anni di onorata carriera, che il dottor Monetti abbia intascato un euro per questo o quel favore. Tutt’al più si può circoscrivere la cosa nella sfera dell’illecito amministrativo, un altro mondo rispetto a quanto si è voluto far emergere dal racconto reso pubblico in queste ore». In soldoni, il neo assessore mette la questione sul binario parallelo che vede, da un lato, l’impossibilità del controllo h24 di quanto accade nel laboratorio e, dall’altro, una sorta di do ut des in vigore in ogni segmento della società in cui viviamo, non solo nel chiuso del laboratorio analisi d’urgenza del Perrino. «
Ho redarguito i miei 12 collaboratori, ammonendoli severamente affinché questa prassi non accada più ma bisogna pur dire che in ogni altro ambito lavorativo esistono simili comportamenti: restando nel campo dei laboratori analisi, invito chiunque a fare le stesse verifiche in ogni altro presidio d’Italia e, forse, del mondo. Troverà dappertutto che, tra colleghi, tra amici, qualche volta succede di venirsi incontro, non tanto per non pagare la prestazione, quanto, nel mio caso specifico e di coloro i quali ho agevolato, per ottenere la celerità del risultato. Anzi, percentualmente, posso dire che il fenomeno mi riguarda in maniera davvero marginale, se confrontato a dati di altre strutture. Questo, in conclusione, vuol dire che c’è chi fa tanto e si nasconde bene e chi, come me, agisce nella trasparenza e viene, praticamente, sgambettato al primo mezzo passo falso».
Maurizio Distante
Commenta per primo