BRINDISI – SAN PIETRO VERNOTICO – Le criticità della sanità brindisina sono tante e di non semplice soluzione ma, a fronte di situazioni evidenti o di promesse rimandate per troppo tempo, è facile aspettarsi che qualcuno, prima o poi, sottolinei alcune delle note dolenti del sistema. È questo il caso delle ambulanze dell’ospedale Antonio Perrino di Brindisi, poche e obsolete, e della mancata attivazione della Tac presso l’ospedale Ninetto Melli di San Pietro Vernotico, da tempo promessa e mai arrivata. «Sono trascorsi quasi 2 anni dalla nostra nota sulla mancata installazione dell’apparecchiatura Tac presso l’ospedale Melli di San Pietro». Così Pancrazio Tedesco, rappresentante sindacale unitario della Cgil Funzione Pubblica, e Maurizio Palma, delegato aziendale anch’egli appartenente alla medesima organizzazione sindacale, hanno riproposto, a distanza di due anni, la questione della mancata installazione del macchinario presso la struttura di San Pietro, portando alcuni dati che avvalorerebbero la tesi tale per cui, avendo a disposizione la Tac in loco, si riuscirebbe a risparmiare e a fornire un servizio migliore all’utenza.
«Nel 2011 sono state effettuate circa 400 Tac presso il Perrino di Brindisi per pazienti ricoverati al Melli, con attesa di una settimana dalla richiesta, per una spesa cumulativa di circa un milione e 440mila euro. Qualora l’esame fosse stato eseguito in sede, ci sarebbe stata una spesa di circa 480mila con un risparmio di un milione di euro. Gli ultimi dati statistici relativi al 2013, invece, dicono: fra Tac dei vari reparti, 200, e da pronto soccorso, 100, sono stati espletati circa 300 esami, il che significa che per le 200 Tac dei reparti sono stati spesi 720mila euro, secondo il seguente dettaglio: 3600 euro, spesa settimanale a paziente, con una diaria giornaliera di 600 euro per 200 Tac. Se i suddetti esami fossero stati eseguiti in sede, quindi al massimo entro due giorni dalla richiesta, vi sarebbe stato un costo di soli 240mila euro, con un risparmio complessivo di 500mila euro. Nel caso di richieste provenienti dal pronto soccorso, per un esame Tac, viene chiamato in pronta disponibilità, per il trasporto del paziente, l’infermiere preposto e, in alcuni casi, anche il medico. Per espletare l’analisi, inoltre, ci vogliono circa 3 o 4 ore, calcolando il percorso, l’attesa in ospedale, gli imprevisti vari».
Riassunto il quadro in cifre, quindi, secondo i rappresentanti Cgil, non è ammissibile che si ritardi ancora l’attivazione del servizio a San Pietro, un servizio, tra le altre cose, più volte promesso e rimandato dall’azienda sanitaria. «Praticamente, tutto ciò ha una pluralità di conseguenze, i cui effetti determinano: evidenti criticità sull’organizzazione del lavoro, atteso che viene distolto personale, già carente, dall’assistenza sanitaria ai pazienti ricoverati; importanti diseconomie; si acuisce il fenomeno del pendolarismo sanitario. Tutto ciò non può essere più accettato, anche alla luce di alcuni impegni presi dalla direzione generale».
Sul fronte riguardante le ambulanze dell’ospedale Perrino, l’attacco, proveniente sempre dalla Cgil Funzione Pubblica, porta la firma di Antonio Macchia, segretario provinciale dell’organizzazione sindacale. «Le due ambulanze dell’ospedale Perrino, compreso il Centro Mobile, mezzo attrezzato per i trasporti più delicati perché equipaggiato con strumentazione di alto livello, utilizzate per i trasferimenti dei pazienti infermi in strutture esterne, sono vecchie, malridotte e pericolose. Entrambe sono costantemente fuori uso a causa di guasti e stazionano continuamente in officina per essere riparate». Non ci gira intorno, Macchia, portando come esempio dell’inefficienza derivante dallo stato delle cose alcuni episodi accaduti nei giorni scorsi che si sarebbero potuti evitare se i mezzi a disposizione fossero di più e, sicuramente, più efficienti.
«Non è raro ricorrere a veri e propri espedienti per trasportare i pazienti affetti da patologie complesse: nei giorni scorsi, infatti, ancora una volta, un paziente critico non si è potuto trasportare con idonea ambulanza, in quanto il Centro Mobile era in riparazione e non c’erano, in quel momento, ambulanze private attrezzate per tale delicato trasporto. Nella circostanza si è dovuti, quindi, ricorrere necessariamente all’altra ambulanza in dotazione al pronto soccorso, sicuramente inadeguata, la quale, dopo il viaggio, è andata in avaria». Il quadro descritto da Macchia, ancora una volta, è preoccupante, stante anche le altre criticità che il presidio più importante della provincia soffre quotidianamente.
«È evidente che tale, più volte denunciata, situazione mette a rischio l’incolumità di pazienti e del personale che ci lavora. Occorre assolutamente rinnovare le ambulanze: sono ormai obsolete. Per la verità, in questa azienda, si è assistiti reiteratamente alla produzione di atti deliberativi con cui si acquistavano ambulanze destinate al Perrino di Brindisi ma che, al momento della consegna, venivano improvvisamente e stranamente dirottate in altre strutture sanitarie». Sicuramente, la carenza di risorse e, nel particolare, di mezzi attrezzati, colpisce tutte o quasi le strutture del territorio ma se, secondo il ragionamento di Macchia, le delibere dell’Asl destinano le ambulanze al Perrino, non ci si spiega perché, poi, vadano a finire altrove. «La mancanza di un parco mezzi adeguato, oltretutto, ha determinato una sorta di gestione privatistica di tale servizio, ovvero una esternalizzazione di fatto del trasporto pazienti, rendendolo maggiormente oneroso».
BrindisiOggi
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