Due giorni per un letto in cardiologia ma dall’Asl spiegano: «Non c’era urgenza»

BRINDISI – Due giorni per un ricovero, tra viaggi, da casa all’ospedale e viceversa, e percorsi a ostacoli degni del gioco dell’oca. Questo, brevemente, è il racconto dell’esperienza che un uomo di 71 anni, cardiopatico e invalido al 100%, e suo figlio, Antonio Moliterni, carabiniere di Campi Salentina, hanno dovuto affrontare tra il 28 e il 29 di luglio, all’ospedale Antonio Perrino di Brindisi. Moliterni figlio ha raccontato tutto l’iter cui lui e suo padre sono stati costretti dalle 8.30 di lunedì 28 luglio, quando  l’anziano, a seguito di una prenotazione presso gli ambulatori di cardiologia – progetto per lo scompenso cardiaco, si è sottoposto a una visita cardiologica il cui esito, viste le sue condizioni, ha portato il medico alla richiesta del ricovero del paziente.

«Dopo gli esami – racconta il carabiniere – il dottore, anche su mia insistenza, vista la complessa storia clinica di mio padre, ha disposto il suo ricovero presso il reparto di cardiologia, sito al quarto piano dell’ospedale». Da qui, una piccola Odissea che, stando ai racconti di Moliterni, avrebbe potuto avere delle conseguenze anche gravi per il genitore, date le sue precarie condizioni di salute. «Il medico che ha visitato mio padre – prosegue Moliterni – ha preso accordi con quello del reparto, chiedendomi di accompagnarlo in reparto e aspettare il primo pomeriggio per ottenere un posto letto in corsia che, al momento dei fatti, erano tutti occupati». Il racconto prosegue con lo spostamento dal piano terra al quarto piano, per nulla agevole con un paziente in quelle condizioni.

«Per raggiungere il reparto abbiamo dovuto fare avanti e indietro varie volte per i corridoi, in carrozzella, prima di trovare un ascensore funzionante. Una volta giunti al quarto piano, intorno alle 10, abbiamo aspettato fino alle 16 per sentirci dire che i posti non si erano liberati. Saremmo dovuti tornare il giorno appresso alle 11 per sperare di riuscire a ricoverare mio padre». La situazione, per Moliterni, è frustrante: con l’anziano genitore in precarie condizioni di salute, è dovuto ritornare a Campi per poi rimettersi in auto, sempre col padre cardiopatico, il giorno seguente e incrociare le dita, sperando in un letto libero.

«Siamo arrivati in reparto, non senza le solite difficoltà, alle 11. Verso le 14.30 abbiamo visto che alcuni pazienti veniva dimessi ma questo non si è tradotto, almeno nel breve periodo, in un ricovero di mio padre. Alle 16.30 ho chiesto i motivi di questa situazione. Solo alle 19, alla fine, siamo riusciti a ottenere un letto per papà che ha dovuto aspettare due giorni seduto su una sedia della sala d’attesa del reparto, senza contare i viaggi da casa all’ospedale e ritorno».

Interpellata sulla vicenda, la dottoressa Grazia Di bella, direttore generale dell’Asl di Brindisi, ha voluto spiegare la procedura con cui si dispongono i ricoveri al Perrino. «È facile capire che io non posso essere a conoscenza di tutti i casi e le situazioni che si vengono a creare in ospedale ma quello che posso fare è spiegare la procedura in occasioni simili a quelle capitate al signor Moliterni e a suo padre: se ci fosse stata la reale urgenza del ricovero, si può stare ben tranquilli che, in un modo o nell’altro, questo accade». La dottoressa Di Bella, quindi, non ritiene che il ricovero del signor Moliterni fosse strettamente urgente e che, quindi, «In caso di urgenza e di contemporanea assenza di posti – spiega il direttore sanitario – il ricovero avviene comunque, anche attraverso un trasporto secondario presso un altro presidio, nel caso di cardiologia, ad esempio, Lecce o Bari».

Secondo la dottoressa Di Bella, quindi, pur non sottovalutando le  condizioni dell’anziano, il signor Moliterni, poteva ritornare a casa e aspettare di trovare un posto libero al Perrino, come poi avvenuto il giorno dopo il mancato ricovero. «Con questo, ci tengo a sottolineare, ho voluto solo esplicitare la prassi con cui si dispongono e si attuano i ricoveri d’urgenza, senza voler assolutamente sminuire il racconto del signor Moliterni». Il direttore sanitario, inoltre, ha esteso un invito al carabiniere per chiarire insieme all’azienda quanto accaduto tra il 28 e il 29 luglio scorsi. «Vorrei che il signor Moliterni ci scrivesse o ci venisse a trovare per parlare della questione, in modo da affrontare insieme le criticità e le rimostranze che lui e suo padre hanno da fare nei confronti dell’ospedale».si poteva rimandare di qualche ora la cosa.

Maurizio Distante

3 Commenti

  1. Sono i danni causati dalle infiltrazioni politiche nella sanità.La cosa sconcertante è che continuiamo a tacere e pagare con la nostra pelle il disservizio e a garantire,con le nostre tassazioni, la loro retribuzione.In pratica siamo a tutti gli effetti malati bisognosi di cure e nello stesso tempo loro complici.Ci dissociamo da questo comportamento omertoso solo quando denunciamo le deficienze del sistema.

  2. “Grazie alle insistenze del figlio”, il medico dispone il ricovero! La forza del carabiniere-medico! Se fosse stato urgente, il medico lo avrebbe ricoverato senza indugio. Comunque in un modo o nell’altro sia stato disposto il ricovero, bisogna trovare un letto. E quale la soluzione migliore se non quella di dimettere anzitempo un ricoverato o scavalcare altri che sono in attesa di ricovero? Hanno provato al Fazzi di Lecce? Negli ultimi due anni sono stato ricoverato 4 volte in quel reparto del quarto piano e non ho ricordi di atteggiamenti o procedure negative come evidentemente è accaduto al signor Antonio, che da buon brindisino prende le distanze dal nostro ospedale. Se gli ascensori non funzionano, se i soldi per gestire la struttura sono pochi, va salvata l’attività clinica.

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