BRINDISI- La lente di ingrandimento della Procura di Brindisi sui fanghi del Petrolchimico stoccati in quella che poi è stata chiamata area di Micorosa, e sulle tonnellate di rifiuti sepolte ai piedi degli impianti. Dopo l’esposto di sei brindisini, 4 malati di tumore del sangue e i congiunti di due persone morte, la Procura, guidata da Marco Dinapoli, apre un fascicolo. Dopo anni, si indaga. Si cerca di ricostruire una storia lunghissima, anche un po’ complicata, che ha visto diverse proprietà susseguirsi nei decenni nella gestione degli impianti dell’Eni.
L’esposto è stato presentato il 12 giugno scorso, dopo una settima negli uffici del procuratore è giunta anche la denuncia dei No al carbone. L’apertura di un’indagine è inevitabile. Si accende un faro sulla vicenda, dove si cercherà di dimostrare un presunto nesso di casualità tra inquinamento e malattie tumorali presenti a Brindisi, in particolari zone che si trovano a ridosso degli impianti dell’Eni e della discarica di Micorosa. Si andrà alla ricerca dei presunti responsabili dello stoccaggio di oltre un milione e mezzo di metricubi di veleni, fanghi nocivi provenienti dalle lavorazioni del petrolchimico che risalgono agli anni 70. Non solo, ci sono dei documenti che rivelano anche la presenza di rifiuti interrati vicino agli impianti.
Intanto dopo anni la bomba ecologica di Micorosa potrebbe essere messa in sicurezza grazie ai fondi stanziati dal Ministero dell’Ambiente, circa 48milioni di euro di risorse pubbliche. Oggi però la vicenda riceve uno stop da Roma. I tempi si allungano, e il rischio che i veleni restino lì c’è tutto.
Il sindaco Mimmo Consales questa mattina ha incontrato il responsabile del procedimento del Consiglio superiore dei Lavori pubblici che ha definito lacunoso il progetto presentato da Sogesid (società in house del Ministero dell’Ambiente) per la messa in sicurezza di questa area. Insomma bisognerà integrare carte, documenti ed intervento. Secondo il Consiglio dei Lavori pubblici è necessario apportare delle migliorie. Nello stesso tempo il Ministero dell’Ambiente, la scorsa settimana, ha decretato lo stanziamento delle risorse, ma ha previsto l’obbligo che le opere sia cantierizzate entro quattro mesi. Insomma si rischio non farcela. Il sindaco torna a Brindisi con l’amaro in bocca, e con questa contraddizione.
Su un altro binario corre invece la sentenza del Tar di Lecce del febbraio scorso che ha individuato come responsabili a bonificare la zona di Micorosa le società Versalis e Syndial che attualmente gestiscono gli impianti. Ma l’unico soggetto competente a richiedere la bonifica, secondo il Tar, è il Ministero, tanto da annullare l’ordinanza della Provincia di Brindisi che chiedeva alle due aziende di ripulire l’area.
Insomma se il Ministero facesse valere la sentenza del tribunale amministrativo nei confronti degli attuali proprietari forse non ci sarebbe più bisogno del denaro pubblico.
Lucia Portolano
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