“Sta tornu”, sul palco di Torre Regina Giovanna tutta l’energia dei Sud Sound System

TORRE REGINA GIOVANNA – Dopo una pausa discografica lunga 4 anni, torna il trio salentino con un nuovo lavoro: “Sta tornu” è il nuovo grido di battaglia dei Sud Sound System che nasconde, dietro l’apparente semplicità del messaggio, molto altro. Come sempre accade quando si parla di SSS, si incrociano i mondi più svariati, dalla musica, alla politica, passando per l’immancabile questione ambientale. Domani sera, i nostri saranno nuovamente sul palco di Torre Regina Giovanna, ad Apani, nei pressi di Brindisi. Un ritorno a casa che, come ogni volta, racchiude forti emozioni e una carica sempre nuova. Nandu Popu ha affrontato alcuni dei temi che saranno portati sullo stage questa sera.

La vostra ultima fatica discografica risale a 4 anni fa. Ora “sta turnate”, più chiaro di così!

«Infatti! Il titolo dell’album parla da solo. In realtà, però, non sono solo i Sud, a tornare. È il Sud che sta tornando consapevole di quanto gli succede intorno, delle vicende che animano e uccidono la nostra terra. Al nord, spesso, ci chiamano fannulloni, eppure siamo emigrati a frotte per costruire strade, palazzi, infrastrutture; ci chiamano ignoranti, eppure, sono i nostri maestri e professori a insegnare ai loro figli; ci chiamano mafiosi, eppure, leggiamo ogni giorno delle mirabolanti imprese che ruotano attorno a megaprogetti come la Tav, l’Expo, il Mose. Il Sud non vuol stare più a guardare ma vuole rendersi protagonista di un cambiamento virtuoso, con un occhio di riguardo a quello che siamo stati. In questo senso, “sta tornu”. Prendi Taranto, ad esempio: i figli degli operai, dei metalmezzadri, come li definì Walter Tobagi, hanno capito che la fabbrica, quella che avrebbe dovuto salvare una città intera, ha prodotto, invece, solo inquinamento e morte. Prendi Brindisi: i ragazzi del No al carbone lottano ogni giorno contro i colossi di Cerano, contro l’inquinamento di quello che prima era un parco naturale, la discarica di Micorosa, che a ogni pioggia inquina sempre di più la falda acquifera. Loro hanno capito che il modello di sviluppo da seguire è quello che guarda alla saggezza dei nostri nonni, al passato. Uno sviluppo, per restare in tema col titolo dell’album, di ritorno».

19 tracce, per un disco, sono tante. Avete accumulato molte cose da dire in questo tempo di silenzio discografico?

«È una cosa abbastanza normale: siamo 3 cantanti, tutti e 3 compositori e ognuno scrive le sue storie. Analizziamo e raccontiamo quello che ci accade e lo mettiamo in musica unendo il reggae col tarantismo della nostra terra. La musica è la migliore medicina e noi ci curiamo sempre».

Tra i temi trattati non può mancare l’impegno sociale. Davvero la musica può farsi veicolo di un messaggio “politico”? Se sì, come?

«Nonostante l’uso del dialetto, la gente ci capisce perché la musica, non dico nulla di nuovo, parla un linguaggio universale. La condivisione di sentimenti, di urgenze e di passioni, fa il resto. Pochi ingredienti e la magia si compie. Ogni volta».

Quanto sono cambiati i SSS dal giugno del ’91, quando è cominciata la vostra lunga storia, a oggi?

«Tanto e niente. Siamo ancora quei ragazzi che si misero a cantare e suonare per il proprio bene e per quello di chi gli stava intorno. Erano gli anni in cui la Sacra Corona Unita faceva la voce grossa, dalle nostre parti, e l’eroina invadeva strade, piazze e giardini. Formare un gruppo fu una forma di difesa. Poi è diventato un lavoro e un cammino che ancora percorriamo, lungo il quale abbiamo conosciuto tanta gente e abbiamo allargato il nostro bagaglio musicale e culturale, divenendo quelli che siamo».

Sabato, Torre Regina Giovanna. Un po’ una delle vostre case. Cosa si prova a tornare in posti familiari come questo?

«Torre Regina è uno dei punti d’incontro preferiti dai Sud Sound System. La sua posizione è ideale: lì incroci il brindisino, il leccese, il tarantino e il barese, fondendo tante culture e altrettanti dialetti che si confrontano ritrovandosi sui temi che uniscono. A Torre Regina riesce sempre un’alchimia unica».

L’ultima volta hai indossato una maglietta del comitato “No al carbone” di cui sostenete sempre le battaglie. Si è mosso qualcosa, da allora?

«Sono 7 anni che indosso questa maglietta. Vorrei non doverla più portare perché, allora, avremmo vinto la battaglia e la fabbrica sarebbe chiusa o riconvertita in altro ma, invece, così non è. Tutti dovremmo indossarla, tutte le persone di buona volontà per sensibilizzare l’opinione pubblica a un problema gravissimo che abbiamo sotto casa e che ci sta rubando il futuro».

Qual è il segreto dell’eterna freschezza del SSS?

«La musica. Come ho detto prima la musica è la migliore medicina. Con la musica traduciamo il mondo, raccontiamo quello che siamo e comunichiamo quello che vorremmo dalla società».

Maurizio Distante

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