LECCE – “Non sono stato io ad uccidere Luigi e Antonella. Ero in un altro posto”. Ha risposto così al gip Antonia Martalò, Vincenzo Tarantino il presunto killer dei coniugi Ferrari ammazzati brutalmente la notte tra lunedì e martedì scorsi nella loro casa a Porto Cesareo. Si è svolta questa mattina l’udienza di convalida del fermo del 51enne accusato del duplice omicidio. Ora, l’uomo si trova dietro le sbarre nel carcere Borgo San Nicola di Lecce.
Il giudice per le indagini preliminari ha convalidato il fermo di Tarantino e ha disposto la custodia cautelare in carcere rigettando la richiesta di sottoporre l’indiziato ad una perizia psichiatrica. Tarantino si è difeso dall’accusa di essere ‘il mostro di Porto Cesareo’ dopo l’omicidio che si è consumato tre giorni fa in via Vespucci nella marina leccese. Tarantino ha risposto alle domande del gip senza dilungarsi troppo e difendendosi dalle accuse che lo indicano come il killer dei coniugi Ferrari.
Il presunto omicida è apparso molto confuso asserendo più volte di non ricordare quanto gli stava venendo contestato, dicendosi estraneo al delitto. In merito al ruolo dell’amico che avrebbe di fatto indirizzato i carabinieri sulle sue tracce, ha detto che questi altro non è che colui che lo rifornisce di droga, quella droga a cui l’indagato, in un passaggio dell’ interrogatorio, attribuisce la perdita negli ultimi quattro anni di tutto il suo patrimonio, più di 600mila euro, frutto della vendita di alcuni immobili di proprietà.
Il 51enne avrebbe anche dichiarato davanti al gip che le tracce di sangue rinvenute dagli investigatori sui suoi abiti e sul lavandino del b&b dove alloggiava sarebbero inerenti al graffio che ha sul gomito procuratosi da un acceso diverbio avuto con la sua ex compagna nonché nipote dei coniugi Ferrari.
Al termine dell’interrogatorio, Sandro Coccioli, l’avvocato difensore di Tarantino ha presentato una richiesta di perizia psichiatrica per valutare la capacità di intendere e volere e, quindi, sulla eventuale applicazione di una misura alternativa alla detenzione in carcere, ovvero l’internamento in una casa di cura.
Luigi Ferrari è stato ammazzato con ben 31 colpi, comprese quelle riportate sulle braccia, molto probabilmente procurate in seguito al disperato tentativo di difendersi dal suo assassino. Undici sono i colpi sferrati contro la moglie, Antonella. E’ stato l’esame autoptico eseguito sui corpi delle vittime a delineare questi aspetti. L’autopsia, inoltre, ha permesso di prelevare del materiale organico sotto le unghie delle vittime per stabilire se si tratti di tracce appartenenti a Tarantino.
BrindisiOggi
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