BRINDISI – La Kater I Rades, la motovedetta albanese affondata nel 1997 nel canale d’Otranto in quella che viene ricordata come la strage del venerdì Santo, nella quale morirono 81 profughi, si rimette in moto per un ultimo e importante viaggio: il ritorno verso la sua città di partenza, Valona. Nei giorni scorsi, infatti, il motore e parte del fasciame del relitto sono stati restituiti alla città di Valona per realizzare un monumento in memoria dei suoi cittadini scomparsi in quella tragica traversata. La restituzione è stata possibile grazie al recupero dei resti del battello, avvenuto nel 2011 a opera della cooperativa Thalassia, e che, dopo la chiusura del processo d’appello, erano stati destinati alla realizzazione di un monumento ai migranti nella città di Otranto.
Una volta costruita l’opera, la parte inferiore, le parti lignee e il motore vennero destinati alla rottamazione e la cooperativa brindisina riuscì a recuperare parte dei resti da un centro di autodemolizioni di Brindisi, accatastandoli in un capannone nel quartiere La Rosa. I resti hanno permesso di avviare il progetto per la creazione del futuro Museo della Memoria Migrante nell’ambito del programma regionale Teatri Abitati, presso l’ex Convento di Santa Chiara. Nel marzo scorso, in occasione del debutto dello spettacolo sulla vicenda della motovedetta albanese, Thalassia e Fondazione Xoxa, alla presenza del vicesindaco del Comune di Brindisi, Pino Marchionna, del deputato del Parlamento albanese, Koco Kokedhima e del presidente del Teatro Pubblico Pugliese, Carmelo Grassi, hanno firmato un protocollo per la restituzione del motore e di parti dei legni alla città di Valona come segno di ponte civile e culturale tra i due popoli.
La restituzione e il viaggio dei resti sono avvenuti in questi giorni e sabato 28 giugno, al teatro Petro Marko di Valona, si svolgerà la cerimonia ufficiale di restituzione alla presenza delle massime autorità albanesi e del vicesindaco Marchionna. Per l’occasione, andrà in scena “Non abbiate paura”, lo spettacolo della stessa compagnia Thalassia, scritto da Francesco Niccolini e interpretato da Luigi D’Elia: il racconto dell’incredibile umanità dell’incontro del marzo ’91 tra 20mila profughi albanesi e la città di Brindisi che allora seppe rimboccarsi le maniche, reagire e accogliere, scrivendo una delle pagine più belle della sua storia recente. Questo gesto e le relative iniziative a esso collegate sono un simbolo della stretta connessione tra due popoli divisi da una lingua di mare che tanto dolore e tanta speranza ha portato, nei secoli: non si tratta dell’intera nave e nemmeno dell’umanità che era in viaggio con essa, che nemmeno la chiusura del processo civile può restituire ma rappresenta il cuore simbolico di quel viaggio che è diventato parte della storia di questo Mediterraneo dolente di speranze e migrazioni.
BrindisiOggi
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