BRINDISI – «Quando siamo arrivate sul terrazzo, io e la volontaria che mi accompagnava, siamo rimaste senza parole: la scena che ci si è parata davanti era raccapricciante». Comincia così il racconto di quanto visto da Antonella Brunetti, propresidente dell’Aidaa, l’associazione italiana difesa animali e ambiente, ieri pomeriggio, in un’abitazione del quartiere Casale di Brindisi. Sul tetto di una casa al primo piano c’era un cane legato con una corda lunga sì e no 30 centimetri al palo di un’antenna parabolica. «La segnalazione della presenza del cane in quelle condizioni ci è arrivata da alcuni amici: “Venite, qui c’è un pazzo che tiene un cane di grossa taglia legato a una antenna parabolica sul tetto di casa”. Una volta arrivate sul posto, però, siamo rimaste scioccate: quello che abbiamo visto non si può esprimere con le parole».
Secondo la testimonianza del propresidente Aidaa, il cane non aveva possibilità di movimento essendo legato a una corta corda fatta di cuoio, simile a una cinta. «I suoi movimenti erano talmente limitati da consumare i mattoni che riusciva a raggiungere, sempre gli stessi, facendogli cambiare colore». Una scena che farebbe rabbrividire chiunque ma non il padrone che, anche in presenza dei vigili urbani e del veterinario dell’Asl, affermava di trattare bene il proprio animale. «Sfidava chiunque a smentire che al suo cane mancasse qualcosa, secondo lui era trattato da principe. In realtà, non aveva neanche la possibilità di ripararsi dal sole o dalla pioggia».
Pioggia torrenziale o sole, l’animale passava le sue giornate nel metro quadro scarso che poteva raggiungere. Secondo il racconto il proprietario dell’abitazione poteva evitare tranquillamente di ridurre il cane in quello stato: la casa ha un giardino e l’uomo possiede un altro cane di piccola taglia cui è stato risparmiato un trattamento tanto crudele. «I vigili hanno assegnato delle prescrizioni affinché le condizioni dell’animale migliorino: se deve rimanere in terrazza deve essere libero, deve avere possibilità di movimento, di riparo e di ristoro e deve poter socializzare.
Un cane tenuto in quelle condizioni, infatti, rischia di sviluppare disturbi del comportamento, diventando un esemplare dominante, pur rimanendo fedele, nonostante tutto, al padrone». Il propresidente, domani, sporgerà denuncia contro l’uomo anche per tenere sotto controllo la situazione. «Se lo togliessimo al padrone – spiega – il suo destino sarebbe il canile perché non abbiamo possibilità di ricovero alternativo ma bisogna che la gente capisca che alcuni comportamenti e azioni rappresentano dei maltrattamenti puniti dal codice penale. Il problema è sociale e ci vorranno anni prima che qualcosa si muova ma noi abbiamo già cominciato».
BrindisiOggi
Non e facile qui in Italia trovare famiglie o persone disponibile ad avere in affidamento un animale affinché non trova una famiglia disposta all’adozione .
Nei paesi anglosassoni c’è la cultura di affidamento (foster homes) sulla quale le volontarie ci contano mentre il cane o gatto recupera salute o aspetta semplicemente una nuova casa.
Ma cercare un nuovo padrone ?