BRINDISI – Le lavoratrici della consorzio Nuvola che prestano servizio negli asili comunali di Brindisi hanno indetto, questa mattina, lo stato di agitazione per rivendicare il diritto al salario che da due mesi non arriva nelle loro tasche. La protesta è stata annunciata da Aldo Gemma, segretario territoriale della Cisl Funzione Pubblica di Taranto e Brindisi, in una lettera inviata al prefetto, Nicola Prete.
«Malgrado gli avvenuti incontri tra le lavoratrici del consorzio Nuvola e il sindaco di Brindisi, Mimmo Consales, e le rassicurazioni ricevute sul versamento degli stipendi dei due mesi arretrati – scrive Gemma nella missiva – registriamo che, a oggi, le dipendenti non hanno avuto ancora quanto loro spetta da contratto e di diritto». La decisione di proclamare lo stato di agitazione è stata presa questa mattina a margine di un’accesa assemblea sindacale, la seconda nel giro di un mese, che ha fatto esplodere il malcontento delle educatrici e delle collaboratrici didattiche del consorzio.
«Abbiamo indetto una prima assemblea un mese fa – spiega Gemma – Allora, il sindaco Consales ci aveva detto che avremmo anche potuto mettere in mora il Comune ma il pagamento delle lavoratrici spettava, comunque, al consorzio Nuvola e, quindi, rivalersi nei confronti dell’ente era un esercizio pressoché inutile. In effetti, anche in presenza di un effettivo arretrato dei pagamenti dal Comune in favore del consorzio, il consorzio stesso dovrebbe poter far fronte a uno scoperto limitato nel tempo nella distribuzione del salario ai propri dipendenti, come vorrebbe il principio del rischio d’impresa. In questo modo, invece, le uniche a essere danneggiate in questa situazione sono le lavoratrici, spesso facenti parte di famiglie monoreddito, che non portano a casa il salario a fronte del servizio prestato».
Come dire, tra i due litiganti, il consorzio Nuvola e il Comune di Brindisi, il terzo, le lavoratrici che operano negli asili comunale della città, soccombono. «Siam pronti, a questo punto, anche a indire uno sciopero, se le cose non dovessero cambiare. Ci siamo rivolti al prefetto – conclude Gemma – proprio per questo: per ricondurre nel giusto alveo questa faccenda e invertire l’inerzia delle cose».
BrindisiOggi
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