MESAGNE – Il nuovo corso delle donazioni di sangue in provincia di Brindisi, con le nuove regole dettate dalla locale Asl, sono partite e la differenza col passato si è sentita tutta, già dal primo appuntamento mesagnese. Non sono più previsti, infatti, come nel recente passato, gli appuntamenti domenicali, giudicati quasi all’unanimità il miglior modo per concentrare gli sforzi dei volontari, e allora si è passati al sabato, giornata morfologicamente più affine alla domenica. Il cambio di giorno, però, ha fatto sentire il suo peso in termini di adesione e non è questo neanche il solo problema.
Se il calo di partecipazione può essere giudicato fisiologico, figlio del cambiamento e, quindi, migliorabile con l’abitudine, non si può certo dire la stessa cosa del numero assoluto di raccolte: prima del terremoto che ha portato l’emergenza sangue in tutta la provincia, l’associazione riusciva a organizzare tre donazioni ogni domenica, per un totale di 12 donazioni mensili che, a seconda dei comuni coinvolti, fruttavano mediamente 1000 sacche al mese circa. Il nuovo assetto voluto dall’Asl, invece, prevede una sola donazione a settimana che, inevitabilmente, fa crollare il bilancio, riducendo di almeno un terzo, nel migliore dei casi, le sacche che i volontari riescono a mettere in cascina.
Gli sforzi di tutti gli operatori del settore, dall’Asl fino alle associazioni che si dedicano alla sensibilizzazione e alla raccolta del sangue dei donatori, dovrebbero convergere per ripristinare i livelli ante crisi che garantivano l’autosufficienza ematica nella provincia di Brindisi anche nei periodi da bollino rosso come l’estate che, tra l’altro, è alle porte con le ferie che scalano rapidamente posizioni nelle gerarchie dei pensieri di tutti. Tornando ai numeri, stamattina i volontari Avis di Mesagne si sono dati appuntamento presso i locali dell’ospedale San Camillo De Lellis per la prima donazione feriale organizzata dall’Asl.
Il bilancio fatto registrare al termine delle operazioni parla chiaro: in 93 si sono presentati presso la struttura con l’intenzione di porgere il braccio; 10 sono stati rimandati a casa per incompatibilità temporanee alla donazione; 72 sono state le sacche raccolte. A una prima, rapida, occhiata, senza il bisogno di conseguire una laurea in matematica, si nota che i conti non tornano: 93-10 fa 83. Perché, allora, sono 72 le sacche raccolte? Il motivo, secondo gli associati, è semplice e risiede sempre nei numeri: l’Asl ha inviato a Mesagne un’equipe composta da 1 medico, 3 infermieri e 1 tecnico che non è riuscita a smaltire in un tempo ragionevole, non per colpe imputabili alla professionalità di chi lavorava ma per una questione oggettiva, le richieste dei donatori che, stufi di aspettare per ore, in 11 hanno alzato i tacchi e se ne sono andati, facendo perdere le corrispondenti sacche di sangue.
Precedentemente, invece, sempre restando a Mesagne, l’equipe reclutata dall’Avis per soddisfare le richieste era composta da 2 medici, 6 infermieri e 2 tecnici di laboratorio che, su una media di 150, 160 volontari, riusciva a riempire i frigoriferi del centro trasfusionale con 120, 130 sacche. Senza contare le defezioni fatte registrare dagli associati che, di domenica, si presentavano al gran completo e che, invece, avendo qualcuno da lavorare anche di sabato, non hanno potuto dare il proprio pieno apporto. Una nota di colore a margine: a un certo punto della raccolta si è dovuti mandare un autista al bar dell’ospedale Perrino di Brindisi per prendere il caffè che si era finito. I thermos inviati in origine sono bastati per appena una trentina di donatori.
Maurizio Distante
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