BRINDISI – Pianificavano il colpo senza tralasciare dettagli. Individuavano la gioielleria da colpire e poi si dividevano i ruoli: c’era chi effettuava il sopralluogo e chi, invece, doveva essere l’esecutore materiale. Da Brindisi si partiva con voli low cost o in macchina verso la destinazione prescelta. Una banda made in Brindisi composta da sei persone riconosciute esecutrici materiali di 7 rapine, a mano armata, commesse nelle province di La Spezia, Massa Carrara, Rimini e Pesaro è stata arrestata questa mattina dai carabinieri del comando provinciale de La Spezia in collaborazione con il comando di Brindisi: si tratta di Roberto Andriulo di 42 anni, Stefano Iacolare 27enne, Ferruccio Pagliara di 40, Maurizio Valente di 31 anni, Caterina e Alessandro Coffa, rispettivamente di 45 e 31 anni, tutti nati e residenti a Brindisi e già noti alle forze dell’ordine. Tutti sono indagati per associazione per delinquere, rapina aggravata, porto e detenzione illegale di arma. Andriulo e Iacolare sono anche accusati di sequestro di persona e lesioni personali gravi aggravate. L’ordinanza è stata emessa dal gip del tribunale di La Spezia.
Durante l’operazione sono state operate 15 perquisizioni domiciliari e locali disposte dalla procura della Repubblica della Spezia nei confronti di altrettante persone tutte brindisine, indagate, a vario titolo, per associazione per delinquere, rapina, ricettazione, favoreggiamento, assistenza agli associati, porto e detenzione di armi e munizionamento da guerra.
Gli indagati sono in totale 22: A.C. brindisino di 26 anni, residente a La Spezia, L.A. 30anni di Brindisi, F.C. 33enne di Brindisi, S.P. 25enne nata in Germania e residente ad Aulla, N.S. brindisino di 43anni, M.Z.40enne, R.B. mesagnese ma residente ad Aulla, A.R. brindisino di 28 anni, A.Q. 29enne di Brindisi, S.S. di 40 anni e A.F. 39anni di Brindisi. Tutti sono indagati a vario titolo perché ritenuti, secondo la procura inquirente, partecipi al sodalizio criminale dedito alle rapine per il reato di favoreggiamento reale, per ricettazione, delitto di assistenza agli associati perché in più occasioni fornivano ospitalità, mezzi di trasporto e strumenti di comunicazione agli arrestati di oggi.
Nell’ambito della medesima indagine, sono state, inoltre, deferite in stato libertà M.P. di 26 anni nata in Germania ma residente a Brindisi, perche’ ritenuta partecipe al sodalizio criminale indagato e di aver tentato una rapina ai danni della gioielleria di Cattolica (Rimini) il 10 aprile 2013; V.B. di 28anni nata a Brindisi ma residente a La Spezia perche’ ritenuta partecipe sodalizio criminale indagato e aver detenuto illegalmente presso sua abitazione una pistola luger mod p08, e relativo munizionamento da guerra, sequestrati l’11 marzo 2013; F.C. di 37anni nato a Brindisi ma residente a Monte San Vito; G.R. 33enne nato a Brindisi ma residente a Bologna e A.L. 35enne mesagnese ma residente ad Aulla.
I colpi erano studiati a tavolino. Le vittime erano sempre gioiellieri. L’indagine, codificata ‘Easy Gold’, è iniziata nel gennaio 2013, dopo la rapina a mano armata messa a segno a Ceparana di Bolano. In questa occasione la banda di rapinatori sequestrarono il titolare e riuscirono a portar via un bottino di ben 850mila euro. Il gruppo agiva in diverse regioni del centro-Nord Italia.
In particolare, dalle investigazioni è emerso che il modus operandi adottato dalla propaggine operativa seguiva il medesimo cliché: due correi si recavano all’interno della gioielleria per effettuare un sopralluogo, chiedendo di visionare alcuni monili in oro e rinviandone l’acquisto ad un momento successivo. Le stesse persone, dopo poco tempo, fatte entrare nuovamente nella gioielleria, perché riconosciute quali potenziali acquirenti, consentivano l’accesso ad un altro complice, armato, ed effettuavano la rapina. In alcune occasioni le vittime hanno subito lesioni personali gravi o sono state immobilizzate e rinchiuse in locali pertinenti la gioielleria.
La banda criminale – secondo gli inquirenti – era composta da persone che svolgevano ruoli differenti e diversificati, avendo all’interno soggetti dediti all’esecuzione materiale delle rapine, altri che gestivano il parco auto, utilizzate per le “trasferte”, altri ancora che supportavano le attività criminali fornendo appoggio logistico, nonché persone dedite alla ricettazione dei proventi dei reati.
L’organizzazione, secondo le indagini dei carabinieri, poteva contare su basi logistiche d’appoggio nel centro-nord d’Italia, presso le abitazioni di fiancheggiatori, sempre di origine brindisina, che prestavano ospitalità, mezzi di trasporto, strumenti di comunicazione, per consentire alla “batteria” l’esecuzione delle progettate rapine.
Numerose erano le armi da fuoco, cariche, efficienti e dotate anche di munizionamento militare, su cui poteva contare l’organizzazione. L’11 marzo 2013, è stata scoperta e sequestrata una pistola semiautomatica, con munizionamento da guerra, nascosta nelle adiacenze di un’area di servizio, lungo l’autostrada A/15 (Parma – La Spezia), unitamente ad altro materiale utilizzato per l’esecuzione delle rapine. Stamattina, invece, durante la perquisizione presso l’abitazione di Ferruccio Pagliara è stata rinvenuta una pistola giocattolo modificata e munizionamento 9×21.
Le investigazioni hanno consentito di scoprire 7 rapine, di cui 6 consumate ed una tentata, commesse tra il dicembre 2012 ed il maggio successivo, nella provincia de La Spezia e in quelle di Massa Carrara, Pesaro Urbino e Rimini, nonché di recuperare parte della refurtiva, il cui valore complessivo si aggira intorno ai 2 milioni di Euro.
I fratelli Coffa e Roberto Andriulo furono arrestati il 4 maggio 2013 poco dopo aver rapinato la gioielleria ‘Antonietta’ a Mazzetta (La Spezia). In quell’occasione armati di pistola aggredirono le titolari, madre e figlia, Maria Antonietta Deriu e Aurora Gerbi, che in quel momento stavano riponendo in cassaforte i preziosi. I malviventi legarono con delle fascette le due donne. La banda arruffò tutti i gioielli nel negozio, per un valore di centomila euro. I quattro così fuggirono a bordo di due auto, un’Audi A1 e una Kia. All’arrivo dei carabinieri Caterina Coffa, componente della banda, per sfuggire all’arresto si lanciò dal balcone dell’abitazione a primo piano, un volo di sei metri. La donna rimase ferita alla gambe.
Il lavoro dettagliato degli investigatori è stato possibile grazie a acquisizioni di immagini dei circuiti di videosorveglianza delle varie rapine commesse, escussione dei testimoni (clienti e titolari delle gioiellerie rapinate), indagini sui conti correnti bancari degli arrestati, individuazione fotografiche, intercettazioni telefoniche, analisi dei tabulati telefonici, installazione di Gps sulle autovetture, servizi di osservazione e controllo e pedinamento.
Maristella De Michele
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