BRINDISI – Risale a un mese fa la revoca della convenzione stipulata tra Avis e Asl, quella che garantiva lo svolgimento degli appuntamenti programmati dai volontari, producendo una paralisi delle raccolte itineranti che fruttavano all’azienda circa 12mila sacche di sangue. Sergio Zezza, vicepresidente provinciale dell’associazione di volontariato, ha tracciato un bilancio dei 30 giorni passati, che è risultato, manco a dirlo, in profondo rosso.
«Tra aprile e maggio – snocciola i dati Zezza – sono saltate 17 raccolte per circa 1200 sacche di sangue perse, pari a circa il 10% del nostro contributo annuo. Sappiamo che le cose sono cambiate, rispetto al passato. Abbiamo anche stilato un calendario di raccolte attenendoci alle specifiche che il centro trasfusionale ci ha trasmesso per tamponare il più possibile questa situazione emergenziale che è sorta un mese addietro. Il risultato? Abbiamo consegnato la lista degli appuntamenti oltre 10 giorni fa e, dopo due mail di sollecito, nulla ancora ci è stato comunicato».
Il silenzio è stato interrotto oggi da una riunione tenutasi presso la dirigenza generale dell’Asl di Brindisi che ha visto seduti intorno allo stesso tavolo la dottoressa Graziella Di Bella, direttore sanitario dell’azienda, e il dottor Francesco Cucci, primario del centro trasfusionale dell’ospedale Antonio Perrino di Brindisi. «Abbiamo studiato la proposta dell’Avis – ha comunicato il direttore sanitario – e abbiamo approvato il calendario che l’associazione ci ha proposto fino al 21 giugno prossimo. Ai primi di giugno ci sarà un altro incontro in dirigenza col quale speriamo si possano aggiungere ulteriori risorse finanziarie per implementare altri appuntamenti. Al momento, questo è tutto quello che si può fare».
Fino alla metà abbondante del prossimo mese, quindi, stando alle parole della dottoressa Di Bella, il cammino di Avis e Asl sarà comune, dopo si vedrà. Dall’associazione, comunque, lamentano l’assenza delle istituzioni in questa delicata fase che sta facendo registrare una sostanziale paralisi delle donazioni volontarie di sangue in provincia. «In questo mese – prosegue Zezza – non abbiamo mai sentito il parere sulla questione dell’assessore regionale alla salute, Elena Gentile. Vorremmo capire quale direzione si intende prendere, in concreto e nel lungo periodo, anche per rapportarci coi donatori che, sempre più esasperati e senza parole, ci chiedono conto di come mai le raccolte itineranti si siano interrotte.
Forse la politica che si intende adottare è quella annunciata dal direttore generale dell’Asl, Paola Ciannamea, che in un’intervista risalente a qualche tempo fa ha affermato che, se il sangue dovesse mancare, verrà comprato fuori dal territorio». La possibilità di un approvvigionamento esterno si è palesata nell’ultimo mese, come confermato dallo stesso direttore sanitario. «Abbiamo avuto la necessità di comprare il sangue da fuori – afferma la dottoressa Di Bella – Nel futuro, però, mi spenderò, come già faccio da oltre un anno, per incrementare altre pratiche, diverse dalle raccolte festive, finora non sfruttate a pieno. Mi riferisco in particolare alle autodonazioni, utili in occasione di interventi chirurgici programmati, al recupero del sangue intraoperatorio e alla sensibilizzazione dei donatori a recarsi presso il centro trasfusionale durante la settimana».
È auspicabile, in definitiva, che questa situazione venga risolta al più presto, sperando in un accordo tra azienda e associazione che possa soddisfare tutti. Se questo scenario non dovesse verificarsi c’è il concreto rischio di dover dipendere, per avere a disposizione quello che è considerato il farmaco più prezioso fra tutti, dall’esterno con un problema di costi, in primis, non trascurabile che graverebbe sul sistema sanitario nazionale.
Maurizio Distante
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