JINDAL ACQUISTA EXXONMOBIL: COSA E’ CAMBIATO IN QUASI 40 ANNI

BRINDISI- Con un comunicato del 26 Ottobre, Jindal Poly Film, Gruppo industriale indiano con sede a New Delhi, ha ufficializzato l’acquisto di tutte le attività ExxonMobil Chemical Films. Tra queste anche le attività allocate a Brindisi. Cambia, ancora una volta, la proprietà di uno degli stabilimenti storici della nostra area industriale. Sorto nel 1976 per iniziativa di un industriale del nord, Donato Iacopone, come PANSAC, lo stabilimento brindisino  registrò nel giro di pochi anni forti perdite. Per evitare il fallimento, venne rilevato nel 1979 dalla maggiore società creditrice e diventò FAYPAN. Nel 1980 la Mobil Chemical,  che aveva iniziato ad espandere in Europa le sue attività di produzione e commercializzazione del film di polipropilene, un prodotto ad alto contenuto tecnologico ancor oggi largamente utilizzato nel packaging di alimenti, tabacchi, profumi, etichette, acquistò lo Stabilimento FAYPAN ed avviò un programma di riconversione industriale. Ugnale  impegno  Mobil Chemical  pose per la trasformazione della cultura aziendale. Si susseguirono così alla guida dello stabilimento, tra il 1980 ed il 1990, manager di grande valore destinati a conseguire negli anni successivi prestigiosi riconoscimenti professionali anche in ambiti aziendali diversi. Basterà ricordare l’ing. Riccardo Balloni, che diventerà Responsabile della Ricerca & Sviluppo per l’intera Film Division, l’ing. Maurizio De Costanzo, che ricoprirà la carica di Amministratore Delegato della Caffaro, l’ing. Carlo Ranucci, che diventerà residente Europeo della Films Division e poi Amministratore Delegato della Treofan, il dr. Fulvio Conti, attuale Amministratore Delegato dell’ENEL, il dr. Antonio Ciccolella, due volte Presidente dell’Associazione Industriali di Brindisi, e tanti altri  che sarebbe troppo lungo elencare.

Il salto di qualità la Mobil Plastics di Brindisi lo realizzò tuttavia nel decennio  1988 – 1999, con la costruzione della  prima linea di estrusione di  6,6 metri, poi con l’avviamento di una linea di laccatura ed infine nel 1999 con la realizzazione  di una  linea di estrusione  di  10 metri, la più grande al mondo a quel tempo. Non mancarono nello stesso periodo fasi di stagnazione e, nei primi anni ’90, forti tensioni sociali determinate da resistenze ai processi di ristrutturazione e di cambiamento. Mobil Plastics Europea Sud, questa la denominazione assunta dallo stabilimento di Brindisi dopo l’acquisizione da parte di Mobil Chemical , dovette affrontare anche assurdi vincoli autorizzativi  per la realizzazione dei  nuovi impianti ed innumerevoli disservizi a livello territoriale. Vale la pena ricordare la lunga battaglia  con il locale Comando dei vigili del fuoco per il rilascio dell’autorizzazione alla costruzione della nuova linea di laccatura, conditio sine qua non per la sopravvivenza dello stabilimento, il duro scontro con l’Enel per l’eliminazione dei continui blackout e sbalzi di tensione  che mandavano in blocco tutti gli impianti di produzione, la complessa procedura per l’acquisizione dei  terreni demaniali adiacenti lo stabilimento, occupati abusivamente  da decenni.

Ad  indurre  il  management della Mobil Chemical ad  allocare a Brindisi il più grande investimento nella storia della Films Division contribuirono tuttavia altri fattori: a) il positivo  cambiamento della cultura industriale all’interno dello stabilimento; b) l’introduzione di un nuovo modello organizzativo basato sui concetti  della lean production; c) l’attuazione di un efficace sistema di comunicazione e coinvolgimento delle maestranze; d) l’assunzione di comportamenti responsabili e cooperativi da parte delle Organizzazioni Sindacali. Tutto ciò in forte controtendenza rispetto alla storia del decennio precedente, allorché lo Stabilimento Mobil Plastics Europea Sud era stato  vicino alla chiusura, perché caratterizzato bassa produttività degli impianti, elevati indici di conflittualità ed assenteismo.

Nel dicembre del 1999, al momento dell’approvazione dell’investimento, fortemente sostenuto dall’allora presidente della Mobil Plastics Europe, ing. Carlo Ranucci, lo Stabilimento di Brindisi era considerato il più efficiente, flessibile e competitivo della Mobil Chemical Films Division. Possedeva ampi livelli di autonomia decisionale ed era dotato di i tutte le principali Funzioni Direzionali. I giovani ingegneri neo-laureati assunti tra il  1989 e  1999, tutti originari delle Province di Brindisi e di Lecce, dimostrarono  eccellenti competenze tecniche  e  potenzialità di crescita professionale . Molti di loro  diventarono, nel giro di pochi anni, manager a livello internazionale e/o direttori di altri stabilimenti. Analoghe qualità evidenziarono nello stesso periodo i conduttori di impianto, selezionati con rigore dalla Direzione di Stabilimento, sulla base di capacità ed attitudini  individuali, resistendo  alle  numerose  pressioni clientelari provenienti dall’ambiente esterno .

Con la fusione ExxonMobil , o sarebbe meglio  dire con l’incorporazione a livello mondiale di Mobil in Exxon, iniziò una nuova fase. Non cambiarono i risultati. Lo Stabilimento di Brindisi con il suo patrimonio tecnico e di competenze professionali continuò a farsi valere. Mutarono invece  radicalmente la cultura ed i modelli gestionali. La produzione di film di polipropilene non rientrava nelle attività core business della Exxon, che non la possedeva  prima della fusione con Mobil. Questa condizione di marginalità non mutò negli anni seguenti.  Exxon  non rinunciò comunque  a traslare Il suo modello organizzativo ed il   sistema normativo, tipico di  un grande Corporation del petrolio, nella  Films Division,  leader nel mercato BOPP ma costretta  a competere  anche con agili  piccoli – medi produttori  e a fornire i suoi prodotti ad una moltitudine di trasformatori ed utilizzatori finali . Lo stabilimento di Brindisi fu inoltre  privato di gran parte del potere decisionale. La gestione Mobil Plastics Chemical, per obiettivi e  fortemente orientata alle persone, venne sostituita dal modello  Exxon basato  sul rigido controllo e la disciplinata osservanza delle procedure. Nonostante ripetute ristrutturazioni , i costi di produzione non migliorarono significativamente a livello mondiale ed europeo, perché gravati dagli oneri di ridondanti  strutture di controllo e coordinamento direzionale :  Italia, Europa, America. Così  nell’ultimo decennio e fino ai giorni nostri.

Nel frattempo è mutato lo scenario  del mercato internazionale del Biaxially – Orientes – Polypropilene Film (BOPP). Sono entrati in campo, divenendo in breve tempo aggressivi e potenti, nuovi competitori globali, quali gli arabi della Taghleef Film, che ha recentemente acquistato l’italiana  la Radici Film e, ne stiamo trattando,  gli indiani della Jindal Poly Film. Gli arabi possono largamente disporre di materie prime, gli indiani hanno  costi di  lavoro bassi e  competitivi. Scaturisce probabilmente da ciò la decisione di ExxonMobil Chemical  di ritirarsi dal mercato BOPP e  cedere tutte le sue attività.

Lo stabilimento di Brindisi non dovrebbe risentirne sul piano industriale ed occupazionale. A mutare sarà però , ancora una volta , la cultura aziendale. Il cambiamento sarà  infatti una costante della politica, dell’economia e del lavoro.  Ignorare questo dato, o tentare di opporsi, sarebbe inutile e dannoso.  Per vincere le sfide del mercato, imprenditori e manager dovranno pilotare le aziende come agili velieri, utilizzando la forza e la direzione del vento,  per guidarli verso approdi nuovi e più sicuri. Ma questa è un’attitudine che i manager ed i lavoratori dello Stabilimento  di Brindisi hanno già ampiamente dimostrato .

 

     Giuseppe Antonelli

( HR Mgr e  Site Mgr  Mobil Plastics Europea Sud – 1989/2003)

2 Commenti

  1. La storia dello stabilimetno di Brindisi tracciata in questo articolo dal dott. Antonelli, è riassunta in un modo completo, ma nello stesso tempo porta a riflettere sugli straordinari sforzi che negli anni le maestranze hanno compiuto. Certamente senza un management non ingessato, bensì aperto alle innovazioni sia tecnologiche che culturali e più orientato al risultato del business, i risultati e forse la stessa sopravvivenza dello stabilimento di Brindisi, non sarebbero stati raggiunti.
    L’articolo mi pare comunque che porti alla riflessione su ciò che era e ciò che negli ultimi anni invece è stato; forse anche sulle aspettative di taluni su come il business sarebbe stato gestito da Exxonmobil e che invece non è stat; forse su ciò che ha determinato la decisione del management ExxonMobil a lasciare il business.
    C’è da augurarsi che la novità culturale, che sicuramente influenzerà e determinerà la nuova gestione, sia assimilata in un modo congruo alla necessità di garantire la sopravvivenza dello stabilimento.
    Un ringraziamento al dott. Giuseppe Antonelli.

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