BRINDISI – Centocinquantuno. Tante sono le imprese artigiane che hanno chiuso i battenti negli ultimi 12 mesi in provincia di Brindisi. L’allarmante dato emerge dal secondo report sulla nati-mortalità delle attività economiche, elaborato dal Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia su dati Unioncamere. Lo studio di Confartigianato si estende a tutto il territorio pugliese che ha registrato un calo significativo in quasi tutti i settori e in tutte le aree della regione.
Secondo quanto analizzato dai tecnici di Confartigianato, infatti, diminuiscono le imprese artigiane in Puglia: 73404, pari al 19,5% del totale delle aziende mentre l’anno prima erano 75376. Questo trend negativo è lontano dall’esaurirsi, stando all’analisi dell’associazione di categoria: da inizio anno al 31 marzo scorso, le cessazioni (2.556) hanno superato le iscrizioni (1.231), con un saldo negativo di 1.972 unità (-2,6%). Dati preoccupanti, questi, che vedono la provincia di Brindisi allinearsi senza significativi distinguo dal panorama regionale. Brindisi rappresenta il 9,9% delle aziende artigiane (7.302 su 73.404). Scendendo di 151 unità, il calo risulta essere pari al 2%. I cali più preoccupanti per le aziende artigiane del nostro territorio si registrano nel settore manifatturiero, 56 attività che hanno chiuso nell’ultimo anno con un decremento pari al 3,8%, e in quello dell’edilizia, 84 attività in meno, pari al 2,9% del totale.
«I dati elaborati dal nostro Centro Studi confermano, con l’impietoso supporto dei numeri, una situazione che la nostra Associazione denuncia da tempo – dice il presidente di Confartigianato Imprese Puglia, Francesco Sgherza – Le aziende artigiane e le piccole e medie imprese, che in una prima fase sono riuscite a reggere meglio di altre l’impatto con la crisi, scontano, oggi, in maniera drammatica l’onda lunga dell’avversa situazione economica. Stiamo parlando – spiega – di un numero di cessazioni più che doppio rispetto alle iscrizioni. È un dato già di per sé inquietante, ancor più allarmante se si pensa che la maggioranza delle chiusure si sono verificate nei settori edile e manifatturiero, fondamentali per l’economia regionale. È innegabile che, in carenza di misure urgenti ed efficaci, i numeri potrebbero addirittura peggiorare».
L’allarme lanciato da Sgherza, supportato impietosamente dai numeri, è seguito da un appello a fare qualcosa per bloccare questa emorragia di attività produttive che, chiudendo, impoveriscono il tessuto del territorio, contribuendo a spingere in giù nelle classifiche di ricchezza tutta la regione. «Occorre abbattere la pressione fiscale in maniera decisa tanto per le imprese quanto per le famiglie ed è indispensabile velocizzare i tempi di pagamento e i relativi contenziosi, consentendo, altresì, un più semplice e rapido accesso al credito. D’altro canto – prosegue il presidente – non è solo la crisi a fiaccare l’intraprendenza: la burocrazia svolge un ruolo di assoluto rilievo nello scoraggiare l’apertura di nuove attività. Alleggerire la selva di adempimenti e autorizzazioni che soffoca le imprese, soprattutto quelle appena nate, è una vera priorità – conclude – se vogliamo davvero invertire la rotta».
BrindisiOggi
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