“L’incubo” Mennitti

Se inizi la tua carriera giornalistica intervistando Mimmo Mennitti allora dopo di lui potrai intervistare chiunque, anche la più alta autorità. Nessuno ti avrebbe più messo così tanto soggezione. Saresti riuscito a fare un domanda, anche la più provocatoria, a chiunque. Tanto avevi già fatto tanta scuola con il sindaco della tua città. Con chi alla tue domande, rispondeva sempre  “che non era così”, che quasi non “avevi capito niente”. Con chi durante le conferenze stampa sbraitava a ogni domanda che veniva posta se da lui inaspettata. Con chi rispondeva sempre al telefono, salvo nelle prime ore pomeridiane, ma poi sceglieva lui su quali argomenti intervenire, e qualche volta è scappata anche una parolaccia seguita da “Tanto tu scrivi quello che vuoi”.

Il sindaco giornalista che si arrabbiava con i giornalisti, soprattutto con alcuni. Nella lista di coloro che hanno versato qualche lacrima ce ne sono tanti. Qualcuno è anche fuggito da qualche conferenza stampa. Insomma il primo approccio con Mimmo Mennitti non era facile, in realtà neanche il secondo. Nonostante questo, ogni volta c’era il desiderio di sapere e conoscere come avrebbe risposto, quale era il suo pensiero. Come se avesse una sua verità, a volte sbagliata anche non condivisibile, ma assolutamente interessante. Che faceva riflettere. Una opinione della quale no potevi fare a meno.

Pensavi di aver conquistato la sua stima, ma il giorno ti convincevi del contrario.

Quel sindaco sempre in bilico, con una maggioranza che minacciava di farlo cadere un giorno si e l’altro pure. Ma bastava che lui annunciasse le sue dimissioni in consiglio comunale per azzittire tutti. Dopo il suo intervento non parlava più nessuno, neanche l’opposizione. Quel sindaco che screditava la sua giunta, ma è con lei che voleva lavorare e governare. Lui la politica la conosceva bene.

Chissà quante volte abbiamo pensato che sarebbe stato meglio che avesse abbandonato quella poltrona, ma poi quando l’annuncio è arrivato veramente, tre anni prima della fine naturale del mandato, ha lasciato l’amaro in bocca. Il sindaco Mennitti ci è mancato,  eccome. Lui che alla fine ci ha insegnato ad essere pronti ad ottenere qualsiasi risposta, con il rischio che ci mandasse a quel paese. Ma proprio questo ci ha fatto crescere, a chi come me ha iniziato questo mestiere qualche mese prima della sua prima campagna elettorale. Dopo Mennitti avrei potuto intervistare chiunque.

Un giorno dopo le sue dimissioni l’ho incontrato nel foyer del teatro Verdi, erano passati otto anni dalla prima volta che lo avevo intervistato, nel frattempo c’erano stati tanti litigi, dissapori, incomprensioni. Ma improvvisamente era come se tutto fosse passato,  siamo stati a chiacchierare tanto. Mi ha detto: “Se tutto quello non fosse accaduto, oggi non staremmo così parlare”

Lucia Portolano

3 Commenti

  1. Cara Lucia il rapporto con Mennitti non è stato facile per nessuno. Però ti posso garantire che i suoi “attacchi” non erano mai denigratori ma partivano sempre da un profondo rispetto dell’altro e in particolare delle idee dell’altro. E questo dovrebbe essere alla base di un rapporto civile tra le persone, anche se purtroppo non è così. E’ stato un grande Maestro che abbiamo avuto la fortuna di incontrare.

  2. Cara Lucia, bello il tuo ricordo di Mennitti.
    Pensa, a me è accaduta la stessa cosa con l’on. Manco, nel lontano 1979. Catapultata in un’intervista per la Tv locale; alle prime armi; in sostituzione di Franco, impegnato a fare il presidente di seggio, a Casalini, per una tornata elettorale.
    Fui folgorata dallo sguardo magnetico dell’on. Clementino Manco. Al punto che, confondendomi, lo chiamai avvocato e non onorevole. Lui, anche in virtù del risultato venuto fuori dalle urne, lo scambiò per una mia “maliziosa” insinuazione circa il suo futuro! Certo è che, da allora, si instaurò, tra noi, un rapporto di stima profondo e sincero. Nonostante le diverse posizioni politiche. Non mancava occasione per esternare il suo compiacimento quando, anni dopo quella mia intervista, ascoltava o leggeva un mio intervento da consigliere comunale dell’amministrazione Antonino. Era uno scambio di opinioni che, pur nella distanza di posizioni, portava nuova linfa alla mie iniziative.
    Tornando alle interviste da incubo, come scrivi tu. Sono esperienze da cui si può, solo, imparare; capire e fare meglio,” un mestieraccio” da cui non si riesce mai a prendere le distanze.
    C’è stato, però, un giornalista che non ha mai avuto “soggezione” per Mimmo. E tu sai chi è: Franco Sinisi.
    Max Iaia, nella sua divertente imitazione di Mimmo e Franco, ne dà conto. Ironicamente, simpaticamente.
    Franco e Mimmo, nel 1977, erano antagonisti nei radiogiornali nelle, allora nascenti, radio locali. Mimmo dai microfoni di Radio Video Brindisi, dalla sede di piazza Cairoli e Franco dai microfoni di Teleradio Brindisi centrale, in via Monte Sabotino, ai Cappuccini.
    Non perché sono di parte ma solo per verità, tra i due, non c’era storia a livello di popolarità. Franco, con la sua schiettezza, con la sua naturalezza, con il suo andare “a braccio”, e, forse, anche, con quel caldo, marcato e accattivante, accento napoletano, lo distanziava alla grande.
    Altra professionalità. Altri tempi.
    Non ho avuto molta stima per il sindaco Mennitti. La mia cultura politica, la modesta conoscenza dell’apparato politico-burocratico-amministrativo, mi rimanda un’idea differente di quello che un amministratore deve fare per la comunità che amministra. Ma questa è altra pagina. Anche in virtù della memoria storica maturata negli ultimi trent’anni in questa città.
    Sicuramente va riconosciuto a Mennitti uno spessore culturale di tutto rispetto.

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